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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Carate Brianza

L’Arcivescovo ai ragazzi degli oratori estivi: «Date luce alla vostra vita»

L'esortazione durante la visita ai centri del Decanato della Zona V: «Guardate in alto, amate la vetta, desiderate la meta»

di Annamaria BRACCINI

17 Giugno 2021

L’applauso spontaneo che lo accoglie, le magliette colorate, i canti, i balli – pur mantenendo ogni regola sanitaria necessaria -, la bella giornata e l’allegria. Insomma, tutto quanto fa oratorio e soprattutto oratorio feriale. Come quello di Carate Brianza, L’Agorà, che l’Arcivescovo visita, dialogando con i preadolescenti e raggiungendo poi anche le altre due realtà oratoriane della Comunità pastorale Spirito Santo, a Costa Lambro (per i più piccoli) e Albiate.

Sono 450 i ragazzini che frequentano L’Agorà (erano 1100 negli anni pre-pandemia), con l’apertura quotidiana che proseguirà fino al 9 luglio. Dal 12, poi, alcuni di loro partiranno per i turni delle vacanze previste in Valseriana, Val Vigezzo e in Liguria. A fare gli onori di casa il responsabile della Cp don Giuseppe Conti e il coadiutore don Alessandro Colombo, le suore, gli animatori. Accanto all’Arcivescovo ci sono il vicario episcopale di Zona V, monsignor Luciano Angaroni, e il direttore della Fom, don Stefano Guidi.  

Dopo la preghiera – si recita il Salmo 138 e si legge il Vangelo di Matteo al capitolo 19 – si avviano le tre domande. La prima è posta da Marta, che ha concluso la quinta elementare e da poco ricevuto la cresima: «Ci aiuta a capire perché stare con Gesù è una fortuna per la nostra vita?». «Ho portato con me questa lampada rossa con una fiamma vivace che resiste anche al vento. È un patrimonio di arte, di colore, di tecnica, ma è accesa perché qualcuno ha preso il fuoco per accenderla, appunto – risponde l’Arcivescovo, indicando una graziosa lampada in ceramica -. Vorrei che voi, guardando questa lampada, possiate pregare il Signore affinché non siate lampade spente. Dire sì al Signore vuol dire impegnarsi, ardere, dare luce, diffondere allegria e avere uno scopo della vita. Chi di voi ha ricevuto il dono dello Spirito sa di cosa parlo».

È la volta di Ludovica, studentessa di seconda media: «Come scoprire la vocazione e prepararsi al percorso della scuola superiore?». «Le scuole medie stanno finendo per alcuni di voi e per qualcuno, ho saputo, sono finite proprio oggi con gli esami. È come quando si vuole andare in montagna: ci si mette in cammino, ma c’è chi si spaventa e torna indietro. Qualche altro crede di poter fare uno scatto, ma poi è costretto a fermarsi perché è troppo affaticato. In cima arriva, invece, chi dice: “Camminiamo insieme, prendiamo un passo non troppo pigro, né rapido”. Sono quelli che non si stancano nemmeno perché la fatica è diventata un ritmo, non uno scatto. Come si fa allora a raggiungere la meta senza scoraggiarsi? Camminando insieme, con il passo giusto, lasciandosi guidare da chi conosce la strada e avendo il desiderio di raggiungere la meta. Anche se il cammino è difficile potete farcela: amate la vetta, desiderate la meta».

Luigi, educatore 18enne dell’oratorio estivo e del Gruppo medie durante l’anno, si interroga su «come tenere viva la tensione che spinge a seguire la voce di Gesù». «Gesù è vivo e ti parla, quindi, ascoltalo per non perdere il desiderio di bene e i doni che hai ricevuto – scandisce l’Arcivescovo -. L’amicizia è la grazia di camminare insieme, ma occorre distinguere tra un’amicizia che è complicità, un modo solo per passare il tempo e non merita di essere desiderata, e quella vera, che fa diventare migliori e attraverso cui si fa qualcosa per aiutare gli altri. Insieme si può fare ciò che da soli non si potrebbe. Ascoltate Gesù, costruite amicizie per diventare migliori, abbiate il coraggio delle grandi mete per desiderare la santità. Siate audaci, coraggiosi, non accontentatevi del minimo: guardate più in alto, fino a veder le stelle». Quelle stelle che la maglietta dell’oratorio estivo 2021 di Carate porta stampate con un brano tratto dal Convivio di Dante, anche per ricordare il 700 anniversario della sua morte.

Infine, la recita della preghiera che l’Arcivescovo – a cui viene donata la maglietta che indossa immediatamente tra gli applausi – distribuisce a ciascuno: la preghiera del giovedì sera approfondita dai ragazzi della Comunità pastorale proprio ogni giovedì, come era stato loro raccomandato dallo stesso Arcivescovo durante la sua visita pastorale nel febbraio scorso. «Una preghiera – conclude – con le tre domande che ritengo le più importanti: che senso ha la vita; chi è Dio; chi sono io».

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