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La Diocesi nel Cammino sinodale

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Testimonianze

«La nostra esperienza al Sinodo»

Ai margini dei lavori dell’assemblea parlano don Mario Antonelli (rettore del Pontificio Seminario Lombardo), Erica Tossani (operatrice di Caritas Ambrosiana) e padre Carlo Casalone (presidente della Fondazione Martini)

26 Ottobre 2023
Foto Vatican Media / Sir

«Vegliare sul buon funzionamento del metodo, fare in modo che le procedure siano osservate, prestare attenzione a che tutti i membri dei gruppi di lavoro possano esprimere il loro pensiero»: così don Mario Antonelli, rettore del Pontificio Seminario Lombardo e già Vicario episcopale a Milano, descrive il suo ruolo di «facilitatore» perché al Sinodo «ci sia condivisione e modo di cogliere le voci dello spirito rivolte alla Chiesa».

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Antonelli è rimasto colpito dal lavoro svolto fianco a fianco, «un corpo a corpo inusuale per la Chiesa», e dalla presenza «significativa e consistente» della voce delle donne, «per molto tempo trascurata». Infine, definisce l’ascolto di molte voci che parlano del Vangelo «un’esperienza autenticamente missionaria».

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«Facilitatrice» al Sinodo è anche Erica Tossani, coordinatrice del settore Volontariato e Giovani di Caritas Ambrosiana. «Il mio compito? Creare e custodire uno spazio di ascolto e di dialogo in cui ciascuno si senta libero di condividere la propria esperienza ecclesiale». Sorpresa dal clima familiare dell’assise, si è sentita «accolta e valorizzata» e vive questa esperienza, pur faticosa, «con gratitudine». Che cosa si riporterà alla Caritas? «Il proposito di promuovere una cultura sinodale della carità».

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Carlo Casalone, presidente della Fondazione Carlo Maria Martini, anch’egli impegnato all’assise a Roma, presenta il nuovo volume dell’opera omnia del Cardinale (leggi qui), che raccoglie le sue lettere alla Diocesi: «Guardandole tutte insieme, si ha l’impressione di una grande cattedrale», sottolinea. Alcuni documenti riguardano il 47° Sinodo diocesano, che Martini analizza come evento, processo e documenti prodotti. «Per Martini – rileva Casalone – quel Sinodo era un processo di conversione ecclesiale da affrontare contemplando il volto di Cristo, servo sofferente, e renderlo nella storia che abitiamo».