Ci siamo. Anche quest’anno si sta sprigionando l’energia dell’oratorio estivo. Per tutto il mese di giugno (ma molti proseguono anche a luglio e a settembre) quasi mille oratori apriranno le porte a circa 300 mila ragazzi, grazie al prezioso servizio di circa 40 mila giovanissimi animatori e di 10 mila adulti. Proprio il servizio, o ancor meglio la cura, sarà il tema al centro di quest’anno. Lo slogan «TuXTutti» è infatti accompagnato da una domanda netta, esigente: «E chi è il mio prossimo?», che richiama subito l’icona evangelica del Buon Samaritano (leggi qui).
Come raccontano i numeri, è tutta la comunità cristiana che si apre al servizio e all’accoglienza: «Un’accoglienza incondizionata, per tutti e tutte, e che ha uno sguardo di predilezione e di affetto soprattutto per gli adolescenti», sottolinea don Stefano Guidi, responsabile del Servizio diocesano Oratorio e ragazzi e direttore della Fom. Adolescenti che, forse più che in passato, affacciandosi al mondo dell’oratorio portano con sé tutta la complessità della loro età, forse anche qualche fragilità. Ecco dunque l’invito di don Guidi a ciascun ragazzo: l’oratorio può essere quel luogo, quella comunità «che vuole ed è capace di accoglierti non solo per il bisogno, non solo per il desiderio, ma prendendo tutto quello che sei».
Coinvolgimento generale
D’altra parte saranno proprio gli adolescenti, nelle prossime settimane, ad avere un ruolo da protagonisti. Il loro impegno come animatori, il loro prendersi cura dei più piccoli rende esplicito un aspetto dell’oratorio che lo differenzia da molti altri ambienti: «L’oratorio non è un servizio di cui siamo utenti, una proposta di cui fruiamo passivamente, inviando poi un questionario di apprezzamento o di critiche – sottolinea don Guidi -. È, piuttosto, un’esperienza che si realizza con la partecipazione di tutti; ciascuno a partire da ciò che sa fare, da ciò che gli piace fare, dall’età che ha. È, dunque, il coinvolgimento di tutti, ciascuno a servizio degli altri». Ecco dunque spiegato il «XTutti» dello slogan: «In oratorio – prosegue don Guidi – scopriamo di non essere soltanto chiamati a giocare, ma a metterci in gioco, con l’atteggiamento del servizio, che è l’essenza del Vangelo». E, ancora, «non si tratta tanto di un servizio materiale, di dare del tempo; il servizio che viviamo in oratorio non si limita a rispondere a un bisogno, ma è un servizio nella relazione, un servizio di cura». Un servizio che dunque si trasforma in amicizia, incontro, fraternità.
Spiritualità e socialità
I più piccoli – ne è certo don Stefano – coglieranno certamente questo spirito, «guardando agli adolescenti e agli adulti che si prendono cura di loro». Così come dall’esempio dei più grandi, e dalla Parola di Dio, impareranno che la cura per gli altri non termina mai in un pareggio, e che anzi la restituzione si nutre proprio della creatività e dell’originalità di ciascuno. Una sproporzione che trasformerà dunque l’oratorio in un’esperienza piena, bella, anche per chi magari ci è arrivato spinto solo dal bisogno di passare il tempo, dopo la fine della scuola.
L’esempio, del resto, è quello del primo oratorio fondato da don Bosco. Certamente, un’opera dal grande valore sociale, la sua. «Ma manca forse qualcosa, di spirituale, alla sua opera? O possiamo dire che ciò che è spirituale non è sociale?», domanda don Guidi con un pizzico di provocazione. Così anche nell’esperienza dell’oratorio la dimensione spirituale e quella sociale si compenetrano l’una con l’altra, in giornate che saranno piene di passione, di esperienze, di incontri. E – rilancia don Stefano – se i ragazzi saranno i protagonisti, l’oratorio estivo sarà certamente un tempo di grande vitalità anche per tutta la parrocchia.
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