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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Emergenza economica

Fondo San Giuseppe, aiutate oltre 2000 persone

La metà ha superato la crisi più dura, una su cinque ha ancora bisogno di sostegno. L’Arcivescovo: «Accanto a loro per vincere la disperazione». Il sindaco Sala: «Risorse ben impiegate, pronti a nuove collaborazioni»

4 Gennaio 2021
L'Arcivescovo e il sindaco Sala in un incontro pubblico precedente alla pandemia

Oltre la metà delle persone aiutate dal Fondo San Giuseppe ha migliorato la propria condizione, un quinto invece ha avuto bisogno di un ulteriore contributo. È quanto emerge dal bilancio annuale della misura straordinaria istituita dall’Arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini e dal sindaco Giuseppe Sala all’inizio del lockdown della primavera scorsa per aiutare le persone che perdono il lavoro a causa delle limitazioni anti-Covid.

Dal 22 marzo 2020, tre giorni dopo la festa del santo patrono dei papà, degli operai e degli artigiani, ai quali è intitolato, il Fondo San Giuseppe ha erogato 3.850.900 euro, circa la metà di quanto raccolto, a 2039 persone. Di queste 1040 (51%) non ricevono più i sussidi, perché hanno ripreso a lavorare, anche se spesso ancora in condizioni molto precarie, o hanno comunque migliorato la propria condizione tanto da non avere più bisogno al momento di questa forma di aiuto. Altre 424 persone (20,8%) hanno ottenuto il rinnovo del contributo. Mentre 575 (28,2%) lo stanno ancora ricevendo, avendo presentato domanda tra settembre e ottobre e non avendo quindi ancora raggiunto il termine previsto.

«Ciò che rende insopportabile la vita non è la povertà, ma la disperazione, non è la fatica, ma l’essere soli, sentirsi abbandonati Il Fondo San Giuseppe non può eliminare la povertà, non allevia la fatica, ma è uno strumento per vincere la disperazione, per assicurare che nessuno deve essere abbandonato – osserva l’Arcivescovo -. Il Fondo San Giuseppe può far giungere il suo messaggio a coloro che hanno perso il lavoro a causa della pandemia solo perché centinaia di persone e istituzioni hanno avvertito la solidarietà come un dovere, la generosità come uno stile di vita, la concretezza come segno distintivo della gente di Lombardia. Per augurare Buon Anno nuovo noi non amiamo i cenoni esagerati, i fuochi artificiali eccessivamente costosi. Piuttosto siamo chiamati a far giungere il messaggio e l’augurio a chi ne ha più bisogno. Io ringrazio tutti e il Signore scriverà nel suo libro il gesto minimo e segreto di ciascuno».

«Come sempre è successo nella storia della nostra città, centinaia di milanesi hanno subito risposto al mio appello di costituire il Fondo di Mutuo Soccorso per aiutare i piccoli esercizi economici che, per primi, avrebbero patito la crisi economica determinata dal lockdown. La nostra preoccupazione è stata di far arrivare questi fondi a chi ne aveva realmente bisogno nel modo più diretto possibile. Abbiamo quindi scelto, tra gli altri, di rivolgersi alla Diocesi che, fin dai tempi del cardinal Tettamanzi aveva attivato il Fondo Famiglia e Lavoro proprio per aiutare le famiglie e i piccoli esercizi vittime della crisi del 2008. Da questa esperienza la Curia ha tratto il fondo San Giuseppe cui abbiamo conferito due milioni di euro che oggi sono stati bene utilizzati, cosa di cui ci compiacciamo e che apre la strada a future e ulteriori collaborazioni», sottolinea il sindaco Sala.

Le storie

Tra i beneficiari usciti dal sistema di assistenza c’è ad esempio Immacolata, 57 anni, cuoca in una mensa scolastica a Baranzate con due figli maggiorenni ma ancora in cerca di occupazione ai quali dover provvedere. A marzo, con il primo lockdown, è rimasta a casa. La cassa integrazione (400 euro) è arrivata solo a maggio. A giugno anche i pochi risparmi erano già finiti. Il Fondo le ha dato un po’ di ossigeno per superare l’estate e a settembre ha ripreso a lavorare. «In realtà per accontentare tutti, ci hanno ridotto l’orario e quindi guadagno molto meno di prima. Però riesco a cavarmela da sola e sono contenta di sapere che l’aiuto che ho ricevuto, ora può andare a qualcun altro», racconta.

Chi è ancora in difficoltà è R., 51 anni di origine rumena, socio di una cooperativa che offre servizi di pulizia. Dal mese di ottobre quando la Lombardia è diventata zona rossa, non ha più lavorato e a fine novembre ha ricevuto la lettera di cessazione del contratto. Senza reddito, deve mantenere la moglie casalinga, due figli minori e pagare l’affitto a 500 euro al mese per un appartamento a Cinisello Balsamo.

Riceverà il sussidio del Fondo anche A., 41enne, che non riesce più a ritrovare un lavoro come autista e da qualche mese vive con la figlia 19enne presso conoscenti a Rozzano perché il suo alloggio è stato pignorato.

Nell’ultima seduta il consiglio di gestione del Fondo ha approvato l’erogazione degli aiuti anche a F., 53enne, divorziata. A marzo l’azienda di catering ed eventi per la quale lavorava come responsabile di sala non le ha più rinnovato il contratto. Così ora non sa più come pagare l’affitto a 600 euro al mese nel quartiere di Turro a Milano.

L’identikit

L’analisi dei dati consente anche di ricostruire l’identikit di chi ha pagato più duramente il prezzo dei lockdown. Tra i beneficiari del fondo gli italiani sono il 45,2%, gli stranieri il 54,8%. Il gruppo più numeroso è composto da coppie con uno o due minori (37,4%) e subito dopo dalle famiglie con più di due figli a carico (12,9%). Significativo il numero dei cassintegrati che hanno avuto un calo di reddito tale da non potere più sostenere le spese familiari di base. Con il 37,3% sono il gruppo più numeroso seguito da coloro che avevano un contratto a termine che non è stato rinnovato (22,5%). 

Secondo gli operatori della Caritas Ambrosiana i dati dimostrano che, da un lato, la crisi sociale ha colpito molto duramente al punto che per una parte dei beneficiari è stato necessario prorogare il contributo; d’altro canto il fatto che la maggioranza di chi è stato aiutato abbia smesso di ricevere il sostegno è anche il segno che l’intervento tempestivo ha permesso il superamento dei momenti più critici.

Quando sarà superata la fase più dura, il Fondo San Giuseppe potrà operare sempre di più in sinergia con il Fondo Diamo Lavoro, nato nel 2019 sviluppando l’intuizione profetica del Fondo Famiglia Lavoro che era nato anche in quel caso per affrontare un’altra grave emergenza, quella prodotta dalla crisi finanziaria del 2008. Strumento di politica attiva del lavoro, il Fondo Diamo Lavoro, finanzia tirocini formativi in azienda per la ricollocazione nel mercato del lavoro di chi lo ha perso.

Il Fondo San Giuseppe (emergenza) e il Fondo Diamo Lavoro (ripartenza) rappresentano dunque due strumenti della stessa strategia messa in campo dalla Diocesi di Milano, attraverso la Caritas Ambrosiana, per superare questo nuovo difficile momento, in continuità con un’esperienza d’intervento sul territorio più che decennale.  

Come funziona

Per accedere al Fondo San Giuseppe occorre presentare domanda al centro di ascolto della propria parrocchia. Le richieste sono valutate da un consiglio di gestione che verifica la conformità delle candidature. Una volta approvata la domanda, il beneficiario riceve direttamente sul proprio conto corrente o attraverso il parroco rispettivamente un bonifico o un assegno per un valore variabile tra i 400 e gli 800 euro mensili a seconda della composizione del nucleo familiare. Dal momento dell’accettazione della domanda, il contributo viene erogato per un periodo di tre mesi. Al termine di tale periodo il consiglio di gestione, se ne sussistono i presupposti, può accordare un rinnovo per un periodo ulteriore che varia tra gli uno e i tre mesi.  

I requisiti 

Il Fondo San Giuseppe si rivolge a disoccupati a causa della crisi Covid-19 (ad esempio dipendenti a tempo determinato cui non è stato rinnovato il contratto), lavoratori precari (contratti a chiamata, occasionali, soci di cooperativa con busta paga a zero ore), lavoratori autonomi. Per accedervi occorre essere stabilmente domiciliati sul territorio della Diocesi ambrosiana, essere disoccupati dal primo marzo 2020 o aver drasticamente ridotto le proprie occasioni di lavoro e non avere entrate familiari superiori a 400 euro al mese a persona.

Partito con una dotazione iniziale di 4 milioni di euro (2 provenienti dalla Diocesi e 2 dal Comune), il Fondo San Giuseppe, grazie al contributo di cittadini e fedeli ha raggiunto la somma di 7.882.060 euro.

Info: www.fondofamiglialavoro.it

Per offerte:

Causale Fondo San Giuseppe

- Conto Corrente Bancario, Credit Agricole
IBAN: IT21F0623001634000015013304 BIC/SWIFT CRPPIT2PXXX,
Intestato a: Caritas Ambrosiana Onlus - Donazione detraibile/deducibile.

- Conto Corrente Postale, Numero: 13576228
Intestato a: Caritas Ambrosiana Onlus - Donazione detraibile/deducibile

- Conto Corrente Bancario, Crédit Agricole Italia S.p.A
IBAN: IT  68 D 06230 01634 000015041996,
Intestato a: Arcidiocesi di Milano

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