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Delpini a San Dionigi: non piangere sui disastri, ma aprirsi alla generosità

Nel portare il suo saluto alla parrocchia milanese che ha subito danni per quasi 300 mila euro dopo l'alluvione del 22 settembre, l'Arcivescovo ha richiamato il diluvio biblico, segno di nuova vita e speranza. Come quella che ha animato la gara di solidarietà tra volontari e parrocchiani

di Annamaria BRACCINI

7 Ottobre 2025
L'Arcivesvcovo insieme al vicesindaco Anna Scavuzzo e ai sacerdoti della parrocchia

Poche ore di diluvio che hanno causato danni e distruzione, lasciando conseguenze ingenti e tanto sgomento. Era lunedì 22 settembre quando su Milano si è abbattuto un fortunale che nella zona nord, tradizionalmente a rischio esondazione del Seveso – infatti esondato – i problemi sono stati davvero i più gravi. Come quelli nella parrocchia di San Dionigi in Prato Centenaro e nel suo oratorio “San Paolo VI”, dove la grande e moderna palestra, i sotterranei, sono stati invasi dall’acqua, e la sala “Santa Gianna Beretta Molla” e il magazzino della “San Vincenzo” devastati. Immediatamente è partita la gara di solidarietà dei volontari, dei parrocchiani, della gente delle parrocchie vicine, dell’intero quartiere e del decanato. E, incredibilmente, si è riusciti, ad esempio, a 6 giorni dal disastro, a celebrare l’inizio dell’oratorio 2025-2026, anche se con attività ridotte.

In tutto una prima conta parla di danni per 250.00-300.00 euro come spiega il parroco, don Giovanni Pauciullo che ha accolto l’Arcivescovo in una visita che ha voluto sottolineare «la vicinanza e la solidarietà mia personale e della Diocesi», come, da parte sua, ha subito detto il vescovo Mario. Che, accompagnato dai sacerdoti, da alcuni parrocchiani, dalla vicesindaco di Milano, Anna Scavuzzo, da don Paolo Selmi condirettore di Caritas ambrosiana – che ha fornito supporto con macchinari e volontari della propria Area Emergenza – e il direttore della Fom, don Stefano Guidi, è sceso nella palestra (dove erano all’opera gli operai) e nei sotterranei, dopo essere entrato nei locali della “San Vincenzo”.

L’intervento dell’Arcivescovo

«In quei giorni, ho visto immagini impressionanti. Lo scopo della mia presenza è solo di manifestare l’affetto e l’incoraggiamento per la comunità e per tutto il quartiere, come una risorsa di speranza e una determinazione di lungimiranza», ha aggiunto monsignor Delpini davanti a una piccola folla radunatasi in oratorio, significativamente e volutamente, davanti all’icona di “Santa Maria Madre di Dio”, dipinta da una parrocchiana.

«Sono qui ad incoraggiare al bene, a riparare i danni e a riprendere la vita di una comunità, per tanti aspetti, così vivace e ricca di iniziative. L’immagine che mi viene alla mente è quella del diluvi, nella Bibbia, della pioggia che ha coperto tutta la terra e che ha eliminato risorse e vita.

Questa immagine, con la tragedia che rappresenta, contiene anche però anche il messaggio che è dall’arca è uscita una vita nuova, un’umanità che potrebbe essere migliore di quella che l’ha preceduta. Quindi, è questa la constatazione – pur nella consapevolezza che le disgrazie fanno soffrire e nascere tanti interrogativi – che ci consola. Credo che, almeno per noi che siamo qui davanti all’icona di Maria Madre della speranza, sia inutile piangere sui danni subiti, ma, invece, vedere in questa situazione una vocazione alla solidarietà e al dedicarsi con generosità, sentendosi tutti chiamati».

Poi, il dono di una statuetta della Madonnina alla parrocchia, la preghiera corale e la benedizione hanno suggellato la visita, la prima di una serie, realizzate nella stessa giornata dall’Arcivescovo, in ad altre realtà del territorio danneggiate dal nubifragio.

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