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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Ramadan

Un mese di digiuno, preghiera e carità

Intensa partecipazione dei musulmani, a Milano e in molte località del territorio della Diocesi, alle celebrazioni del loro mese sacro: un'occasione di riflessioni, di incontri e di dialogo. Anche con i cristiani

di Giampiero ALBERTI Collaboratore per i rapporti con l'Islam del Servizio diocesano per l'ecumenismo e il dialogo Redazione

6 Settembre 2010

Anche quest’anno sono stato accolto dagli amici musulmani in vari luoghi nei quali si sono riuniti per la preghiera tipica del mese di Ramadan, che si svolge ogni sera dopo la “rottura del digiuno” (quest’anno dalle 22 alle 23.30).
Nel Centro Islamico di Saronno, prima della preghiera, ho potuto porgere un saluto ai più di trecento presenti. In altri Centri, nel momento della conversazione, spesso venivo fatto partecipe dei loro problemi religiosi e umani. Quasi tutti i Centri islamici avevano preparato i fedeli con lettere che invitavano ad accogliere questo sacro mese come momento di «grazia» (diremmo noi), soprattutto in questi tempi di poca fede.
Sono stati presi a prestito luoghi solo per il mese sacro e, per esempio a Gallarate, anche la Chiesa ha offerto un proprio spazio per supplire alla mancanza di luoghi appropriati. Ovunque i fedeli erano numerosi, parecchie centinaia in ogni Centro. Erano soprattutto giovani che hanno fatto sacrifici per arrivare alla preghiera dopo il digiuno e il lavoro. Ma c’erano sempre anche donne e bambini.
Prevale ancora la lingua araba, anche se l’eterogeneità linguistica dei fedeli spinge ormai verso l’italiano. Dentro i gesti, le tradizioni, le norme da osservare, ho colto la spiritualità di quei segni; testimoniavano la priorità della preghiera su tutto il resto, dicevano il vero significato della preghiera come incontro con Dio. Nel silenzio, nell’ascolto e nelle risposte corali, esprimevano il valore della comunità così riuniti dietro il loro imam. Quelle veloci abluzioni prima di levare la voce a Dio sottolineavano il desiderio di purificazione. Si sono raccolte elemosine per le varie necessità, adempiendo così la Zakat, l’elemosina obbligatoria. I Musulmani che vivono tra noi hanno dato così buona testimonianza del loro impegno a vivere il Ramadan.
Particolarmente difficile il digiuno (dalle 4.15 alle 20.38) nel mese di agosto a Milano. A questo proposito c’era l’opportunità di assumere almeno l’acqua per chi faceva lavori pesanti, posponendo ad altri giorni il digiuno. Hanno dimostrato attaccamento alla loro identità e il desiderio di essere di esempio ai loro figli. Il tutto si svolgeva quasi avvolto nel silenzio, nel nascondimento della sera.
Il Ramadan è anche occasione di riflessioni e di incontri e, dopo anni di cammino verso il dialogo, posso dire che a Milano e in Diocesi si è instaurato un clima di reciproca fiducia che comincia a dare i suoi frutti. Si tratta ora di proseguire su questa strada, affrontando temi sempre più impegnativi che ci portino a una sempre maggiore conoscenza, rispetto, collaborazione e convivenza pacifica, pur dovendo ancora risolvere numerosi problemi di convivenza, al di là delle sterili polemiche e dei pregiudizi fomentati spesso anche dai media, forse a causa di paure e di mancanza di incontri chiarificatori.
Non a caso il tema della ormai tradizionale lettera di auguri del Pontificio Consiglio per l’Ecumenismo e il Dialogo per ’Id al Fitr, la Festa di fine Ramadan, è Cristiani e Musulmani: insieme per vincere la violenza tra fedeli di religioni diverse. Un tema impegnativo e purtroppo di attualità anche per la nostra Diocesi. Lettera accompagnata anche dagli auguri personali del nostro Arcivescovo, e sarebbe bene che ogni Parroco, ogni parrocchiano potesse farla pervenire ai musulmani suoi vicini, che conosce. Un’occasione per l’incontro.
Altri temi che dovrebbero essere oggetto di riflessione comune, a tutti i livelli, sono la preghiera, la carità, la precisa conoscenza dei testi che ciascuno ritiene sacri, il ruolo della donna nella famiglia e nella società, l’educazione delle nuove generazioni, la libertà religiosa, religione e laicità dello Stato, e così via. Quindi non più soltanto amicizia e rispetto, ma approfondimento dei temi che toccano la vita personale e sociale, che aiuteranno a migliorare l’amicizia, il rispetto e la collaborazione. È un augurio che ci scambiamo reciprocamente in occasione della Festa. Anche quest’anno sono stato accolto dagli amici musulmani in vari luoghi nei quali si sono riuniti per la preghiera tipica del mese di Ramadan, che si svolge ogni sera dopo la “rottura del digiuno” (quest’anno dalle 22 alle 23.30).Nel Centro Islamico di Saronno, prima della preghiera, ho potuto porgere un saluto ai più di trecento presenti. In altri Centri, nel momento della conversazione, spesso venivo fatto partecipe dei loro problemi religiosi e umani. Quasi tutti i Centri islamici avevano preparato i fedeli con lettere che invitavano ad accogliere questo sacro mese come momento di «grazia» (diremmo noi), soprattutto in questi tempi di poca fede.Sono stati presi a prestito luoghi solo per il mese sacro e, per esempio a Gallarate, anche la Chiesa ha offerto un proprio spazio per supplire alla mancanza di luoghi appropriati. Ovunque i fedeli erano numerosi, parecchie centinaia in ogni Centro. Erano soprattutto giovani che hanno fatto sacrifici per arrivare alla preghiera dopo il digiuno e il lavoro. Ma c’erano sempre anche donne e bambini.Prevale ancora la lingua araba, anche se l’eterogeneità linguistica dei fedeli spinge ormai verso l’italiano. Dentro i gesti, le tradizioni, le norme da osservare, ho colto la spiritualità di quei segni; testimoniavano la priorità della preghiera su tutto il resto, dicevano il vero significato della preghiera come incontro con Dio. Nel silenzio, nell’ascolto e nelle risposte corali, esprimevano il valore della comunità così riuniti dietro il loro imam. Quelle veloci abluzioni prima di levare la voce a Dio sottolineavano il desiderio di purificazione. Si sono raccolte elemosine per le varie necessità, adempiendo così la Zakat, l’elemosina obbligatoria. I Musulmani che vivono tra noi hanno dato così buona testimonianza del loro impegno a vivere il Ramadan.Particolarmente difficile il digiuno (dalle 4.15 alle 20.38) nel mese di agosto a Milano. A questo proposito c’era l’opportunità di assumere almeno l’acqua per chi faceva lavori pesanti, posponendo ad altri giorni il digiuno. Hanno dimostrato attaccamento alla loro identità e il desiderio di essere di esempio ai loro figli. Il tutto si svolgeva quasi avvolto nel silenzio, nel nascondimento della sera.Il Ramadan è anche occasione di riflessioni e di incontri e, dopo anni di cammino verso il dialogo, posso dire che a Milano e in Diocesi si è instaurato un clima di reciproca fiducia che comincia a dare i suoi frutti. Si tratta ora di proseguire su questa strada, affrontando temi sempre più impegnativi che ci portino a una sempre maggiore conoscenza, rispetto, collaborazione e convivenza pacifica, pur dovendo ancora risolvere numerosi problemi di convivenza, al di là delle sterili polemiche e dei pregiudizi fomentati spesso anche dai media, forse a causa di paure e di mancanza di incontri chiarificatori.Non a caso il tema della ormai tradizionale lettera di auguri del Pontificio Consiglio per l’Ecumenismo e il Dialogo per ’Id al Fitr, la Festa di fine Ramadan, è Cristiani e Musulmani: insieme per vincere la violenza tra fedeli di religioni diverse. Un tema impegnativo e purtroppo di attualità anche per la nostra Diocesi. Lettera accompagnata anche dagli auguri personali del nostro Arcivescovo, e sarebbe bene che ogni Parroco, ogni parrocchiano potesse farla pervenire ai musulmani suoi vicini, che conosce. Un’occasione per l’incontro.Altri temi che dovrebbero essere oggetto di riflessione comune, a tutti i livelli, sono la preghiera, la carità, la precisa conoscenza dei testi che ciascuno ritiene sacri, il ruolo della donna nella famiglia e nella società, l’educazione delle nuove generazioni, la libertà religiosa, religione e laicità dello Stato, e così via. Quindi non più soltanto amicizia e rispetto, ma approfondimento dei temi che toccano la vita personale e sociale, che aiuteranno a migliorare l’amicizia, il rispetto e la collaborazione. È un augurio che ci scambiamo reciprocamente in occasione della Festa. – – Il messaggio dell’Arcivescovo (https://www.chiesadimilano.it/or/ADMI/pagine/00_PORTALE/2010/3messaggio_musulmani.pdf) – 7 settembre: Iftar presso Sant’Egidio – Uno strumento per il dialogo – L’esperienza di via Padova – A Gallarate dialogo nel rispetto delle differenze – L’Islam e il cinema