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Appunti sul vescovo santo (4)

Quello che è di tutti non è di nessuno, quindi mio

di MARIO Il segretario Redazione

29 Novembre 2010

Quel gran signore del Marchese fa coltivare le sue terre e già che c’è coltiva come fosse suo anche il terreno adiacente che però è della parrocchia. Il parroco ha un bel protestare. Quel gran signore lo imbonisce con l’omaggio di qualche frutto e con un sorriso conciliante che sembra una minaccia: «Vedrà, signor parroco, che ci metteremo d’accordo. Ma un uomo di Chiesa non penserà per caso a litigare per un fazzoletto di terra!». La famiglia di Messer Antonio ha le chiavi della chiesetta antica: apre e chiude quanto ha voglia. Ogni tanto sparisce una colonnina di marmo o un fregio di legno. Il parroco ha un bel protestare. Messer Antonio spalanca la bocca dalla meraviglia: «Ma è mai possibile che lei addirittura sospetti di me?». L’incaricato della confraternita ha aperto nuovi registri di contabilità. «Ma quelli antichi dove sono andati a finire?», chiede il parroco. «Ma di che parla? Mai visti registri antichi!». Il parroco, stanco di prepotenze e di abusi, ha scritto al cardinale Carlo Borromeo coi nomi e cognomi: è gente che non manca di niente, ma sa approfittare di tutto. Quello che è di tutti non è di nessuno, perciò lo trattano come cosa loro. Il Cardinale ha sospirato: forse credono che per essere buoni bisogna essere stupidi. Quel gran signore del Marchese fa coltivare le sue terre e già che c’è coltiva come fosse suo anche il terreno adiacente che però è della parrocchia. Il parroco ha un bel protestare. Quel gran signore lo imbonisce con l’omaggio di qualche frutto e con un sorriso conciliante che sembra una minaccia: «Vedrà, signor parroco, che ci metteremo d’accordo. Ma un uomo di Chiesa non penserà per caso a litigare per un fazzoletto di terra!». La famiglia di Messer Antonio ha le chiavi della chiesetta antica: apre e chiude quanto ha voglia. Ogni tanto sparisce una colonnina di marmo o un fregio di legno. Il parroco ha un bel protestare. Messer Antonio spalanca la bocca dalla meraviglia: «Ma è mai possibile che lei addirittura sospetti di me?». L’incaricato della confraternita ha aperto nuovi registri di contabilità. «Ma quelli antichi dove sono andati a finire?», chiede il parroco. «Ma di che parla? Mai visti registri antichi!». Il parroco, stanco di prepotenze e di abusi, ha scritto al cardinale Carlo Borromeo coi nomi e cognomi: è gente che non manca di niente, ma sa approfittare di tutto. Quello che è di tutti non è di nessuno, perciò lo trattano come cosa loro. Il Cardinale ha sospirato: forse credono che per essere buoni bisogna essere stupidi. – – (1) Una religione in carne e ossa – (2) La devozione e l’esibizione – (3) Chi non ha ragione si dà ragione a pugnalate