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Decanato

La via della prossimità, una sfida per Tradate

L'Arcivescovo ha concluso la visita pastorale. Un tessuto ecclesiale "ricco", con due Seminari e due scuole cattoliche. Molti gli spunti che il decano, mons. Villa (nella foto), ha appuntato�visitando in questi mesi il territorio

di Maria Teresa ANTOGNAZZA Redazione

6 Dicembre 2010

Ieri pomeriggio il cardinale Dionigi Tettamanzi ha concluso, con la celebrazione eucaristica nella chiesa prepositurale di S. Stefano, la visita pastorale al Decanato di Tradate. Qui l’Arcivescovo ha trovato un tessuto ecclesiale “ricco”, con la presenza di due Seminari, quello Arcivescovile e quello Comboniano, e ben due scuole cattoliche, il collegio Bentivoglio e l’Istituto Paolo VI che fa riferimento ai Pavoniani, mentre nella Chiesa di Haiti operano due preti fidei donum partiti proprio da qui. Molti gli spunti, dunque, che il decano, monsignor Erminio Villa, prevosto di Tradate, ha appuntato nella sua fitta agenda, in questi mesi di visita alle parrocchie del territorio.

Quali sono le principali caratteristiche di questa porzione di Chiesa?
Il nostro Decanato, che nella zona di Varese si colloca tra quelli di medie dimensioni, è composto da parrocchie di grandezza abbastanza omogenea, la cui prossimità favorisce i contatti, gli scambi e i servizi, come il lavoro, la scuola, l’ospedale. Il presbiterio che vi opera trova nel decanato un riferimento stabile ed è aperto alla collaborazione a diversi livelli sul piano dell’animazione spirituale e missionaria. Tra le scuole di ogni ordine e specialità spiccano quelle cattoliche, scelte da molte famiglie per la proposta educativa che le qualifica. Quasi tutti i paesi registrano in questi anni un incremento della popolazione, proveniente sia dall’hinterland milanese che dai dintorni, con le conseguenti difficoltà di inserimento nella vita locale, a causa dei ritmi lavorativi e dei riferimenti affettivi. Pur essendosi sviluppata in diversi Comuni una propria zona industriale attrezzata, si sono verificate anche qui chiusure (o forti riduzioni) di fabbriche, che lasciano inevase molte richieste di lavoro: chi si adatta, affronta ogni giorno la trasferta in Svizzera o fa il pendolare verso Milano. È cresciuta anche la presenza di stranieri, arrivati a quota 3.600, circa il 6% della popolazione.

Anche qui lavoro e casa sono temi caldi del vissuto sociale e preoccupazioni per la missione della Chiesa?
La situazione abitativa del Tradatese non sembra essere diversa da quella di altre cittadine della provincia. Nell’ultimo decennio poco è stato realizzato come edilizia popolare, peraltro avvertita come necessaria; notevole, invece, è la costruzione di condomini e villette, di qualità medio/alta che restano inutilizzati a causa dei prezzi di mercato troppo elevati. Negli ultimi due anni si sono accentuati anche qui una crisi produttiva e del lavoro e un aumento di cassa integrazione. Il tasso di disoccupazione è di circa il 6% e sale al 21% per i più giovani. Ma il territorio ha sempre avuto una eccellente capacità di adattamento alle situazioni congiunturali sfavorevoli, che ha permesso, nel tempo, di superarle bene. La preoccupazione della comunità cristiana per la vita di tante persone che sono in difficoltà si esprime nel Centro di ascolto Caritas, aperto quasi tutte le mattine, come nel servizio del Movimento per la Vita, attivo sul territorio ormai da anni; il Circolo Acli, osservatorio privilegiato per analizzare situazioni di indigenza e di necessità lavorative, offre una consulenza molto apprezzata e collabora, tra l’altro, con la Commissione decanale, che intercetta e segnala al Fondo diocesano Famiglia-Lavoro i casi di bisogno più urgenti.

Che passi stanno facendo le comunità dal punto di vista del rinnovamento pastorale?
Nella “Carta di comunione per la missione” compaiono queste “preoccupazioni” indicate come prioritarie, perché qualificanti la pastorale ordinaria. Vogliamo anzitutto assumere con determinazione la via della prossimità, privilegiando nella vita della comunità la Parola che ispira la carità e l’Eucaristia che ci spinge a farci carico dei fratelli; cerchiamo di conoscere le situazioni con i centri di ascolto in quasi tutte le parrocchie e una rete capillare di rilevamento-collegamento; esprimiamo una Caritas in funzione pedagogica; valorizziamo la mediazione del volontariato per sensibilizzare la comunità a uno stile di sobrietà e solidarietà; ci rendiamo disponibili a collaborare con altre forze che operano nello stesso campo e nella medesima direzione, coscienti che solo l’amore rende credibili. Inoltre ci impegniamo a favorire la riscoperta della ministerialità di laici che, preparati, assumano competenze specifiche e condivise. In questa prospettiva si stanno delineando le “équipe battesimali”, si individuano i prossimi catechisti che accompagneranno il “cammino catecumenale”, si preparano coloro che entreranno nei costituendi Consigli pastorali parrocchiali.

Si stanno facendo le prime esperienze di Comunità pastorali: come stanno camminando?
Due sono le Comunità pastorali finora costituite (Tradate e Venegono), che uniscono complessivamente 5 parrocchie: dopo l’inevitabile fase di assestamento, stanno camminando bene sulla strada della comunione-collaborazione-corresponsabilità: già il direttivo, composto da sacerdoti, diaconi e religiose, è “segno” di una Chiesa che vuole essere evangelica e conciliare; l’esercizio del consigliare, comune a consacrati e fedeli laici, permette di aprirsi a relazioni arricchenti e favorisce collaborazioni provvidenziali; il lavoro in squadra per la gestione degli affari economici aumenta il potenziale di competenze; la fraternità del clero offre maggiore varietà di guide spirituali disponibili per il territorio. Come sempre, però, è la pastorale giovanile che fa da volano per una dinamica diversa tra parrocchie, che imparano a conoscersi, stimarsi e sostenersi a vicenda. In prospettiva, saranno da preparare, perché sempre più fondamentali, figure e presenze di laici in veste di direttori d’oratorio. Ieri pomeriggio il cardinale Dionigi Tettamanzi ha concluso, con la celebrazione eucaristica nella chiesa prepositurale di S. Stefano, la visita pastorale al Decanato di Tradate. Qui l’Arcivescovo ha trovato un tessuto ecclesiale “ricco”, con la presenza di due Seminari, quello Arcivescovile e quello Comboniano, e ben due scuole cattoliche, il collegio Bentivoglio e l’Istituto Paolo VI che fa riferimento ai Pavoniani, mentre nella Chiesa di Haiti operano due preti fidei donum partiti proprio da qui. Molti gli spunti, dunque, che il decano, monsignor Erminio Villa, prevosto di Tradate, ha appuntato nella sua fitta agenda, in questi mesi di visita alle parrocchie del territorio.Quali sono le principali caratteristiche di questa porzione di Chiesa?Il nostro Decanato, che nella zona di Varese si colloca tra quelli di medie dimensioni, è composto da parrocchie di grandezza abbastanza omogenea, la cui prossimità favorisce i contatti, gli scambi e i servizi, come il lavoro, la scuola, l’ospedale. Il presbiterio che vi opera trova nel decanato un riferimento stabile ed è aperto alla collaborazione a diversi livelli sul piano dell’animazione spirituale e missionaria. Tra le scuole di ogni ordine e specialità spiccano quelle cattoliche, scelte da molte famiglie per la proposta educativa che le qualifica. Quasi tutti i paesi registrano in questi anni un incremento della popolazione, proveniente sia dall’hinterland milanese che dai dintorni, con le conseguenti difficoltà di inserimento nella vita locale, a causa dei ritmi lavorativi e dei riferimenti affettivi. Pur essendosi sviluppata in diversi Comuni una propria zona industriale attrezzata, si sono verificate anche qui chiusure (o forti riduzioni) di fabbriche, che lasciano inevase molte richieste di lavoro: chi si adatta, affronta ogni giorno la trasferta in Svizzera o fa il pendolare verso Milano. È cresciuta anche la presenza di stranieri, arrivati a quota 3.600, circa il 6% della popolazione.Anche qui lavoro e casa sono temi caldi del vissuto sociale e preoccupazioni per la missione della Chiesa?La situazione abitativa del Tradatese non sembra essere diversa da quella di altre cittadine della provincia. Nell’ultimo decennio poco è stato realizzato come edilizia popolare, peraltro avvertita come necessaria; notevole, invece, è la costruzione di condomini e villette, di qualità medio/alta che restano inutilizzati a causa dei prezzi di mercato troppo elevati. Negli ultimi due anni si sono accentuati anche qui una crisi produttiva e del lavoro e un aumento di cassa integrazione. Il tasso di disoccupazione è di circa il 6% e sale al 21% per i più giovani. Ma il territorio ha sempre avuto una eccellente capacità di adattamento alle situazioni congiunturali sfavorevoli, che ha permesso, nel tempo, di superarle bene. La preoccupazione della comunità cristiana per la vita di tante persone che sono in difficoltà si esprime nel Centro di ascolto Caritas, aperto quasi tutte le mattine, come nel servizio del Movimento per la Vita, attivo sul territorio ormai da anni; il Circolo Acli, osservatorio privilegiato per analizzare situazioni di indigenza e di necessità lavorative, offre una consulenza molto apprezzata e collabora, tra l’altro, con la Commissione decanale, che intercetta e segnala al Fondo diocesano Famiglia-Lavoro i casi di bisogno più urgenti.Che passi stanno facendo le comunità dal punto di vista del rinnovamento pastorale?Nella “Carta di comunione per la missione” compaiono queste “preoccupazioni” indicate come prioritarie, perché qualificanti la pastorale ordinaria. Vogliamo anzitutto assumere con determinazione la via della prossimità, privilegiando nella vita della comunità la Parola che ispira la carità e l’Eucaristia che ci spinge a farci carico dei fratelli; cerchiamo di conoscere le situazioni con i centri di ascolto in quasi tutte le parrocchie e una rete capillare di rilevamento-collegamento; esprimiamo una Caritas in funzione pedagogica; valorizziamo la mediazione del volontariato per sensibilizzare la comunità a uno stile di sobrietà e solidarietà; ci rendiamo disponibili a collaborare con altre forze che operano nello stesso campo e nella medesima direzione, coscienti che solo l’amore rende credibili. Inoltre ci impegniamo a favorire la riscoperta della ministerialità di laici che, preparati, assumano competenze specifiche e condivise. In questa prospettiva si stanno delineando le “équipe battesimali”, si individuano i prossimi catechisti che accompagneranno il “cammino catecumenale”, si preparano coloro che entreranno nei costituendi Consigli pastorali parrocchiali.Si stanno facendo le prime esperienze di Comunità pastorali: come stanno camminando?Due sono le Comunità pastorali finora costituite (Tradate e Venegono), che uniscono complessivamente 5 parrocchie: dopo l’inevitabile fase di assestamento, stanno camminando bene sulla strada della comunione-collaborazione-corresponsabilità: già il direttivo, composto da sacerdoti, diaconi e religiose, è “segno” di una Chiesa che vuole essere evangelica e conciliare; l’esercizio del consigliare, comune a consacrati e fedeli laici, permette di aprirsi a relazioni arricchenti e favorisce collaborazioni provvidenziali; il lavoro in squadra per la gestione degli affari economici aumenta il potenziale di competenze; la fraternità del clero offre maggiore varietà di guide spirituali disponibili per il territorio. Come sempre, però, è la pastorale giovanile che fa da volano per una dinamica diversa tra parrocchie, che imparano a conoscersi, stimarsi e sostenersi a vicenda. In prospettiva, saranno da preparare, perché sempre più fondamentali, figure e presenze di laici in veste di direttori d’oratorio. – – Cultura in una sala decanale, integrazione nel doposcuola