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Iniziazione cristiana

La sperimentazione: «Esito positivo»

di Annamaria BRACCINI Redazione

4 Marzo 2010

Mariarosa è una mamma di Alzate Brianza e lei la sperimentazione degli itinerari dell’iniziazione cristiana di suo figlio la definisce «un successo non solo per i ragazzi, ma anche per noi tutti e per la comunità». E continua: «A tutte le famiglie coinvolte sono stati proposti molti cammini comuni che hanno sicuramente contribuito a promuovere una crescita e un confronto anzitutto dal punto di vista spirituale. Non sono mancate, poi, occasioni più quotidiane, conviviali, nelle quali, però, direi che ci siamo conosciuti meglio tra genitori e catechisti. Una condivisione che ha riguardato anche alcuni dubbi e perplessità manifestatesi durante il percorso e che, tuttavia, sono state superate proprio attraverso il cammino comunitario, con un esito finale positivo e arricchente».
«Una cosa è sicura: indietro non si torna», dice, anzi scandisce per la sua esperienza, padre Gianmario Monza, vicario parrocchiale ai Santi Martiri Nazaro e Celso, in una delle zone più difficili di Milano, Quarto Oggiaro, che spiega perché lì si sia deciso di attuare subito la nuova proposta. «Abbiamo fatto questa scelta convinta, perché l’impostazione tradizionale, a nostro parere, non teneva più conto della situazione concreta delle famiglie di oggi, con bambini che, incolpevolmente pagani, spesso non conoscono nulla della fede e non sanno nemmeno farsi il segno della croce. Inoltre, molti di loro non sono battezzati, e, dunque, di fatto non erano pronti, in appena un anno o due, a ricevere i sacramenti della prima riconciliazione e della comunione».
«Per noi ci sono stati vari appuntamenti nei quali i ragazzi stessi hanno condiviso, nelle domeniche e durante la Messa, il loro cammino – racconta Mariangela, catechista di Santa Maria Assunta in Certosa a Garegnano -. Abbiamo anche vissuto momenti celebrativi e di passaggio a cui ha partecipato tutta la comunità, anziani compresi, come l’accoglienza dei giovani del primo anno, la consegna del Vangelo, l’inizio del catecumenato, le preghiere di promessa e di affidamento prima della celebrazione dei sacramenti. In questo contesto, l’anno scorso, si è praticata un’iniziativa che ha dato molti frutti e che consigliamo a tutti, infatti, ogni ragazzo in attesa dei sacramenti è stato affidato a un adulto della comunità, che l’ha accompagnato con la preghiera e si è impegnato a informarsi sul suo percorso spirituale. Ne sono nate amicizie profonde e un dialogo intergenerazionale capace di abbattere molte barriere». Mariarosa è una mamma di Alzate Brianza e lei la sperimentazione degli itinerari dell’iniziazione cristiana di suo figlio la definisce «un successo non solo per i ragazzi, ma anche per noi tutti e per la comunità». E continua: «A tutte le famiglie coinvolte sono stati proposti molti cammini comuni che hanno sicuramente contribuito a promuovere una crescita e un confronto anzitutto dal punto di vista spirituale. Non sono mancate, poi, occasioni più quotidiane, conviviali, nelle quali, però, direi che ci siamo conosciuti meglio tra genitori e catechisti. Una condivisione che ha riguardato anche alcuni dubbi e perplessità manifestatesi durante il percorso e che, tuttavia, sono state superate proprio attraverso il cammino comunitario, con un esito finale positivo e arricchente».«Una cosa è sicura: indietro non si torna», dice, anzi scandisce per la sua esperienza, padre Gianmario Monza, vicario parrocchiale ai Santi Martiri Nazaro e Celso, in una delle zone più difficili di Milano, Quarto Oggiaro, che spiega perché lì si sia deciso di attuare subito la nuova proposta. «Abbiamo fatto questa scelta convinta, perché l’impostazione tradizionale, a nostro parere, non teneva più conto della situazione concreta delle famiglie di oggi, con bambini che, incolpevolmente pagani, spesso non conoscono nulla della fede e non sanno nemmeno farsi il segno della croce. Inoltre, molti di loro non sono battezzati, e, dunque, di fatto non erano pronti, in appena un anno o due, a ricevere i sacramenti della prima riconciliazione e della comunione».«Per noi ci sono stati vari appuntamenti nei quali i ragazzi stessi hanno condiviso, nelle domeniche e durante la Messa, il loro cammino – racconta Mariangela, catechista di Santa Maria Assunta in Certosa a Garegnano -. Abbiamo anche vissuto momenti celebrativi e di passaggio a cui ha partecipato tutta la comunità, anziani compresi, come l’accoglienza dei giovani del primo anno, la consegna del Vangelo, l’inizio del catecumenato, le preghiere di promessa e di affidamento prima della celebrazione dei sacramenti. In questo contesto, l’anno scorso, si è praticata un’iniziativa che ha dato molti frutti e che consigliamo a tutti, infatti, ogni ragazzo in attesa dei sacramenti è stato affidato a un adulto della comunità, che l’ha accompagnato con la preghiera e si è impegnato a informarsi sul suo percorso spirituale. Ne sono nate amicizie profonde e un dialogo intergenerazionale capace di abbattere molte barriere».