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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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20 aprile

«Il prete deve essere un uomo affidabile»

Durante il pellegrinaggio in Francia con 100 giovani presbiteri, nella meditazione ispirata alla figura del Santo Curato d'Ars l'Arcivescovo ha fatto esplicito riferimento allo scandalo degli abusi, da affrontare «senza nasconderli e senza nascondersi, ma con una trasparenza umile e piena di fiducia». Tettamanzi ha ricordato che il vero aspetto del ministero è la sua «ordinarietà, la sua monotonia, ma insieme anche la sua estrema essenzialità»

di Davide MILANI Redazione

20 Aprile 2010

«Un prete deve assolutamente essere un uomo affidabile, perché rispetta chi lo avvicina, perché non approfitta mai della sua posizione e della fiducia che in lui viene riposta, perché non seduce e non viola la coscienza». Le parole dell’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, sono penetrate diritte nel cuore dei 100 giovani preti della Diocesi ambrosiana, in pellegrinaggio in terra francese per conoscere la figura del Santo Curato di Ars, San Giovanni Maria Vianney.
«Vorrei qui condividere con voi una riflessione che ci avvicina a una questione di bruciante attualità – ha detto il Cardinale, riferendosi ai recenti scandali sulla pedofilia -. Sembra che la stessa Chiesa, e in particolare il ministero del prete come confessore – ossia come colui al quale si può aprire il cuore -, siano oscurati o rifiutati dagli scandali che hanno coinvolto alcuni preti».
Non ha girato intorno alla questione, Tettamanzi: «Non possiamo non parlarne – ha aggiunto -, perché questa crisi di fiducia tocca profondamente il nostro ministero proprio in quello spazio delicatissimo e direi “intimo” che trova nel sacramento della confessione una sua pratica essenziale».
«Solo se i giovani sentono che il prete è un uomo affidabile, che non approfitta della sua autorità, che non viola i confini del suo ufficio, solo allora sapranno aprire il cuore e l’anima per poter insieme implorare la grazia della compassione di Gesù – ha aggiunto Tettamanzi -. Oggi questo passa anche da un’assunzione umile e penitente degli scandali che hanno segnato la Chiesa, senza nasconderli e senza nascondersi, ma con una trasparenza umile e piena di fiducia».
Nell’articolata riflessione l’Arcivescovo di Milano ha toccato inoltre i temi del ministero del prete, della sua solitudine, la paura di non essere all’altezza o le aspettative deluse: «Viviamo in un tempo nel quale neppure il sacerdote è del tutto immune da un tratto della nostra cultura che sembra essere particolarmente pervasivo, quello di un certo narcisismo – ha spiegato -. Non dovremmo stupirci più di tanto, ma neppure essere meno vigilanti».
Tettamanzi ha ricordato che il vero aspetto del ministero è la sua «ordinarietà, la sua monotonia, ma che insieme è anche la sua estrema essenzialità». Quindi il Cardinale si è soffermato sulle tentazioni di possibili fughe dal ministero: «A volte sono solo fughe immaginarie – ha detto -, a volte è la ricerca di altri onori, di cariche che possano farci sentire stimati, elevati, importanti». «Un prete deve assolutamente essere un uomo affidabile, perché rispetta chi lo avvicina, perché non approfitta mai della sua posizione e della fiducia che in lui viene riposta, perché non seduce e non viola la coscienza». Le parole dell’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, sono penetrate diritte nel cuore dei 100 giovani preti della Diocesi ambrosiana, in pellegrinaggio in terra francese per conoscere la figura del Santo Curato di Ars, San Giovanni Maria Vianney.«Vorrei qui condividere con voi una riflessione che ci avvicina a una questione di bruciante attualità – ha detto il Cardinale, riferendosi ai recenti scandali sulla pedofilia -. Sembra che la stessa Chiesa, e in particolare il ministero del prete come confessore – ossia come colui al quale si può aprire il cuore -, siano oscurati o rifiutati dagli scandali che hanno coinvolto alcuni preti».Non ha girato intorno alla questione, Tettamanzi: «Non possiamo non parlarne – ha aggiunto -, perché questa crisi di fiducia tocca profondamente il nostro ministero proprio in quello spazio delicatissimo e direi “intimo” che trova nel sacramento della confessione una sua pratica essenziale».«Solo se i giovani sentono che il prete è un uomo affidabile, che non approfitta della sua autorità, che non viola i confini del suo ufficio, solo allora sapranno aprire il cuore e l’anima per poter insieme implorare la grazia della compassione di Gesù – ha aggiunto Tettamanzi -. Oggi questo passa anche da un’assunzione umile e penitente degli scandali che hanno segnato la Chiesa, senza nasconderli e senza nascondersi, ma con una trasparenza umile e piena di fiducia».Nell’articolata riflessione l’Arcivescovo di Milano ha toccato inoltre i temi del ministero del prete, della sua solitudine, la paura di non essere all’altezza o le aspettative deluse: «Viviamo in un tempo nel quale neppure il sacerdote è del tutto immune da un tratto della nostra cultura che sembra essere particolarmente pervasivo, quello di un certo narcisismo – ha spiegato -. Non dovremmo stupirci più di tanto, ma neppure essere meno vigilanti».Tettamanzi ha ricordato che il vero aspetto del ministero è la sua «ordinarietà, la sua monotonia, ma che insieme è anche la sua estrema essenzialità». Quindi il Cardinale si è soffermato sulle tentazioni di possibili fughe dal ministero: «A volte sono solo fughe immaginarie – ha detto -, a volte è la ricerca di altri onori, di cariche che possano farci sentire stimati, elevati, importanti». Fraternità e spiritualità I giovani sacerdoti ambrosiani hanno avuto un ampio tempo di preghiera personale per meditare sull’intervento dell’Arcivescovo. Un tempo di riflessione e di preghiera che si è protratto anche nel pomeriggio, quando i sacerdoti sono stati protagonisti di un lungo cammino penitenziale nelle campagne intorno al paesino di Ars, scandito da alcune riflessioni spirituali sulla figura di San Giovanni Maria Vianney.Nella messa a conclusione della giornata, presieduta dal cardinale Tettamanzi, il Vicario generale della Diocesi, monsignor Carlo Maria Redaelli, ha invitato i preti ad avere lo stesso sguardo di Gesù: «È un vedere che coglie la persona nel suo mistero irripetibile e nella sua libertà. Vogliamo vedere gli altri con lo stesso amore, la stessa tenerezza la stessa compassione di Gesù». – – La meditazione (testo integrale) (https://www.chiesadimilano.it/or/ADMI/pagine/00_PORTALE/2010/Curato_Ars.pdf) – La meditazione (photogallery) – Il cammino penitenziale (photogallery)