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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Ambrogio e Carlo

Due santi, ma un’unica effigie

Nell'iconografia sono rappresentati con caratteristiche inconfondibili. Ma talvolta la figura del Borromeo si "sovrappone" a quella dell'altro Santo�

di Marco NAVONI Redazione

6 Dicembre 2010

Il richiamo tra Sant’Ambrogio e San Carlo e l’accostamento delle due figure ebbe un riflesso anche nella iconografia, cioè nel modo in cui furono rappresentati. È abbastanza frequente trovare i due santi associati, ciascuno con quelle caratteristiche tipiche che ne permettono l’identificazione: Sant’Ambrogio è in genere rappresentato con la barba, secondo l’uso ecclesiastico antico, e con in mano il celebre flagello o staffile, simbolo del suo rigore nel combattere contro gli eretici e i nemici della Chiesa. San Carlo invece è rappresentato frequentemente con gli abiti da cardinale, in atteggiamento quasi estatico, senza barba, secondo l’uso ecclesiastico della riforma tridentina; ed è riconoscibile dalla stessa fisionomia, perché il popolo lo aveva conosciuto, se ne tramandava il ricordo, già durante la sua vita era stato effigiato.
Ma la cosa curiosa e caratteristica è che, in alcuni casi, si verificò una specie di “trasferimento” della figura di San Carlo su quella di Sant’Ambrogio, nel senso che l’antico vescovo di Milano venne ritratto con alcuni lineamenti che richiamavano esplicitamente il Borromeo. E la cosa si verificò proprio in occasione della canonizzazione del 1610. A Roma, dove la canonizzazione fu celebrata, sulla facciata della Basilica di San Pietro, per l’occasione venne allestito un grande fondale scenografico dove spiccava, tra gli altri quadri, anche una grande tela di Giovanni Battista Crespi, detto il Cerano, ora all’Ambrosiana e di cui la Quadreria Arcivescovile custodisce una copia fedele, rappresentante Sant’Ambrogio: che sia Ambrogio è fuori discussione, perché il santo rappresentato impugna il celebre staffile; ma è senza barba e il profilo richiama chiaramente i lineamenti di Carlo Borromeo che quel giorno veniva proclamato santo.
Più chiaro ancora l’esempio offertoci da un quadro poco conosciuto, custodito nella parrocchia di San Gregorio in Milano (nella foto): in questo caso, non solo è scomparsa la barba, ma è scomparso anche il flagello; i lineamenti richiamano ancor di più quelli di San Carlo e che si tratti di Sant’Ambrogio lo sappiamo solo dall’iscrizione posta in calce al dipinto.
Insomma, nella Milano del Seicento la figura di Ambrogio si trasfigura in quella di Carlo: era un modo per indicare, anche dal punto di vista iconografico, che in Carlo Borromeo, dichiarato santo, riviveva e si faceva presente l’antico vescovo di Milano. Il richiamo tra Sant’Ambrogio e San Carlo e l’accostamento delle due figure ebbe un riflesso anche nella iconografia, cioè nel modo in cui furono rappresentati. È abbastanza frequente trovare i due santi associati, ciascuno con quelle caratteristiche tipiche che ne permettono l’identificazione: Sant’Ambrogio è in genere rappresentato con la barba, secondo l’uso ecclesiastico antico, e con in mano il celebre flagello o staffile, simbolo del suo rigore nel combattere contro gli eretici e i nemici della Chiesa. San Carlo invece è rappresentato frequentemente con gli abiti da cardinale, in atteggiamento quasi estatico, senza barba, secondo l’uso ecclesiastico della riforma tridentina; ed è riconoscibile dalla stessa fisionomia, perché il popolo lo aveva conosciuto, se ne tramandava il ricordo, già durante la sua vita era stato effigiato.Ma la cosa curiosa e caratteristica è che, in alcuni casi, si verificò una specie di “trasferimento” della figura di San Carlo su quella di Sant’Ambrogio, nel senso che l’antico vescovo di Milano venne ritratto con alcuni lineamenti che richiamavano esplicitamente il Borromeo. E la cosa si verificò proprio in occasione della canonizzazione del 1610. A Roma, dove la canonizzazione fu celebrata, sulla facciata della Basilica di San Pietro, per l’occasione venne allestito un grande fondale scenografico dove spiccava, tra gli altri quadri, anche una grande tela di Giovanni Battista Crespi, detto il Cerano, ora all’Ambrosiana e di cui la Quadreria Arcivescovile custodisce una copia fedele, rappresentante Sant’Ambrogio: che sia Ambrogio è fuori discussione, perché il santo rappresentato impugna il celebre staffile; ma è senza barba e il profilo richiama chiaramente i lineamenti di Carlo Borromeo che quel giorno veniva proclamato santo.Più chiaro ancora l’esempio offertoci da un quadro poco conosciuto, custodito nella parrocchia di San Gregorio in Milano (nella foto): in questo caso, non solo è scomparsa la barba, ma è scomparso anche il flagello; i lineamenti richiamano ancor di più quelli di San Carlo e che si tratti di Sant’Ambrogio lo sappiamo solo dall’iscrizione posta in calce al dipinto.Insomma, nella Milano del Seicento la figura di Ambrogio si trasfigura in quella di Carlo: era un modo per indicare, anche dal punto di vista iconografico, che in Carlo Borromeo, dichiarato santo, riviveva e si faceva presente l’antico vescovo di Milano. – – Ritratti insieme in San Gregorio