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Liturgia

Contemplare il mistero con gli occhi della fede

«Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere»

di Luigi NASON Redazione

26 Marzo 2010

La liturgia della Parola dei giorni feriali (da lunedì a mercoledì) ci introduce al mistero della passione: le letture di Giobbe e di Tobia – già attestate fin dai tempi del vescovo Ambrogio – ci aiutano a capire il senso della Pasqua di Gesù, il vero “giusto” che offre se stesso. Come Giobbe e Tobia ottennero da Dio la ricompensa per la loro fedeltà, così le sofferenze di Cristo non si chiudono nell’oscurità del sepolcro ma si aprono sulla vita e sulla risurrezione: «Dio mi consegna come preda all’empio, e mi getta nelle mani dei malvagi. Me ne stavo tranquillo ed egli mi ha scosso, mi ha afferrato per il collo e mi ha stritolato; ha fatto di me il suo bersaglio […]. La mia faccia è rossa per il pianto e un’ombra mortale mi vela le palpebre, benché non ci sia violenza nelle mie mani e sia pura la mia preghiera. O terra, non coprire il mio sangue né un luogo segreto trattenga il mio grido! Ecco, fin d’ora il mio testimone è nei cieli, il mio difensore è lassù. I miei amici mi scherniscono, rivolto a Dio, versa lacrime il mio occhio» (Lettura del martedì: Giobbe 16,1-20).
Il Lezionario liturgico evidenzia anche la dinamica sponsale che caratterizza l’intera settimana, mentre il trascorrere dei giorni ci avvicina alla Pasqua. La sposa (la Chiesa) rivive il mistero del suo sposo (il Signore Gesù) per essere raggiunta dal suo amore che salva, per contemplare con gli occhi della fede e del cuore questo mistero. Gli stessi temi ritornano anche nei brani evangelici. «Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo»: la sposa è chiamata a una forte tensione spirituale verso l’incontro con il suo Signore (Vangelo del lunedì: Luca 21,34-36). Sull’esempio della più antica liturgia di Gerusalemme, segue la presentazione delle vicende che precedono la Pasqua: i capi dei sacerdoti tengono consiglio per arrestare Gesù (Vangelo del martedì: Matteo 26,1-5) e prendono accordi con Giuda, affinché lo consegni loro (Vangelo del mercoledì: Matteo 26,14-16).
Dalla familiarità del Cenacolo e dall’angoscia del Getsèmani, passando attraverso un giudizio iniquo, giungeremo ai piedi della croce, al silenzio della deposizione e all’apparente smarrimento del sepolcro, fino all’alba del giorno lucente della risurrezione, lasciandoci guidare dalla stessa liturgia, vera scuola di preghiera: «Oggi, Figlio dell’Eterno, come amico al banchetto tuo stupendo tu mi accogli. Non affiderò agli indegni il tuo mistero; né ti bacerò tradendo come Giuda, ma ti imploro, come il ladro sulla croce, di ricevermi, Signore, nel tuo regno» (antifona dopo il Vangelo alla Messa «nella cena del Signore»). La liturgia della Parola dei giorni feriali (da lunedì a mercoledì) ci introduce al mistero della passione: le letture di Giobbe e di Tobia – già attestate fin dai tempi del vescovo Ambrogio – ci aiutano a capire il senso della Pasqua di Gesù, il vero “giusto” che offre se stesso. Come Giobbe e Tobia ottennero da Dio la ricompensa per la loro fedeltà, così le sofferenze di Cristo non si chiudono nell’oscurità del sepolcro ma si aprono sulla vita e sulla risurrezione: «Dio mi consegna come preda all’empio, e mi getta nelle mani dei malvagi. Me ne stavo tranquillo ed egli mi ha scosso, mi ha afferrato per il collo e mi ha stritolato; ha fatto di me il suo bersaglio […]. La mia faccia è rossa per il pianto e un’ombra mortale mi vela le palpebre, benché non ci sia violenza nelle mie mani e sia pura la mia preghiera. O terra, non coprire il mio sangue né un luogo segreto trattenga il mio grido! Ecco, fin d’ora il mio testimone è nei cieli, il mio difensore è lassù. I miei amici mi scherniscono, rivolto a Dio, versa lacrime il mio occhio» (Lettura del martedì: Giobbe 16,1-20).Il Lezionario liturgico evidenzia anche la dinamica sponsale che caratterizza l’intera settimana, mentre il trascorrere dei giorni ci avvicina alla Pasqua. La sposa (la Chiesa) rivive il mistero del suo sposo (il Signore Gesù) per essere raggiunta dal suo amore che salva, per contemplare con gli occhi della fede e del cuore questo mistero. Gli stessi temi ritornano anche nei brani evangelici. «Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo»: la sposa è chiamata a una forte tensione spirituale verso l’incontro con il suo Signore (Vangelo del lunedì: Luca 21,34-36). Sull’esempio della più antica liturgia di Gerusalemme, segue la presentazione delle vicende che precedono la Pasqua: i capi dei sacerdoti tengono consiglio per arrestare Gesù (Vangelo del martedì: Matteo 26,1-5) e prendono accordi con Giuda, affinché lo consegni loro (Vangelo del mercoledì: Matteo 26,14-16).Dalla familiarità del Cenacolo e dall’angoscia del Getsèmani, passando attraverso un giudizio iniquo, giungeremo ai piedi della croce, al silenzio della deposizione e all’apparente smarrimento del sepolcro, fino all’alba del giorno lucente della risurrezione, lasciandoci guidare dalla stessa liturgia, vera scuola di preghiera: «Oggi, Figlio dell’Eterno, come amico al banchetto tuo stupendo tu mi accogli. Non affiderò agli indegni il tuo mistero; né ti bacerò tradendo come Giuda, ma ti imploro, come il ladro sulla croce, di ricevermi, Signore, nel tuo regno» (antifona dopo il Vangelo alla Messa «nella cena del Signore»).