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Decanato

«Ad Abbiategrasso una Chiesa tra la gente»

L'Arcivescovo ha concluso la visita pastorale. «Qui c'è un gran numero di fedeli che si impegnano molto», conferma il decano monsignor Paolo Masperi

di Cristina CONTI Redazione

17 Maggio 2010

Periferia Est di Milano. Qui sorge il Decanato di Abbiategrasso, dove domenica 16 maggio si è chiusa la visita pastorale decanale dell’Arcivescovo. Quali sono le caratteristiche di questa zona e quali i suoi problemi? L’abbiamo chiesto al decano, monsignor Paolo Masperi.

Il vostro decanato è particolarmente grande. Quali sono le altre caratteristiche del territorio con cui dovete confrontarvi quotidianamente?
Certo, è una realtà molto estesa. Ci sono due parrocchie molto grandi, mentre le altre sono piccole, ma molto vivaci e considerate punto di riferimento della “chiesa popolare”, la cosiddetta “chiesa tra la gente”: perché qui c’è un gran numero di laici che si impegnano molto a livello di collaborazione nella liturgia, che è sempre curata con molta dedizione, nella vita dell’oratorio e nelle diverse iniziative parrocchiali. In quasi tutto il decanato, poi, sta crescendo il numero delle presenze nuove, che decidono di abbandonare la città e di andare verso zone più verdi. I prezzi delle case sono più accessibili, il traffico è minore e così anche le parrocchie hanno cambiato fisionomia.

Alle porte del capoluogo, fuori dalla frenesia e della confusione: quali i problemi che dovete affrontare?
Proprio l’aumento delle persone pone la questione di come accogliere i nuovi volti che entrano a far parte della nostre chiese. Così cerchiamo di sfruttare soprattutto le occasioni ordinarie, come la celebrazione dei sacramenti, per creare momenti di incontro e conoscenza. Non mancano poi quelle straordinarie come le feste per i nuovi arrivati, dedicate alle famiglie che si sono appena trasferite.

Immigrazione. A che punto siamo?
Da noi non ci sono molti extracomunitari. Il numero più alto è ad Abbiategrasso. Per aiutare il loro inserimento ci sono attività di volontariato, anche se non molto organizzate, che cercano di contrastare soprattutto il fenomeno povertà. A questo proposito è stato molto importante il Fondo Famiglia-Lavoro voluto dal Cardinale: ne hanno fatto richiesta circa 70 famiglie e più dalla metà ha visto accolta la sua domanda.

La crisi economica fa ancora sentire i suoi effetti sui bilanci delle famiglie e sul lavoro. Oltre al Fondo della Diocesi avete altre iniziative?
In questo periodo di difficoltà abbiamo sollecitato la presenza di un sindacalista della zona del Ticino per ragguagliare sulla situazione e abbiamo in programma a fine anno un convegno per capire quali sono i possibili strumenti per aiutare le famiglie più colpite dalla situazione.

Ci sono attività di carattere sociale nel vostro decanato?
Sì. Il settore educativo è presente, ma poco organizzato. Ci sono poi delle realtà molto vicine alle parrocchie, come la Segrona, dedicata al recupero dei tossicodipendenti, oppure la Cassina Contina, dove, invece, si dà un aiuto concreto alle ragazze madri. A Vigano poi c’è la realtà laico monastica di Mambre.

Quali sono secondo lei le sfide da affrontare nel prossimo futuro?
L’estensione degli insediamenti non sempre trova preparati. Bisogna avere genialità e trovare modalità concrete per andare incontro a chi arriva, accoglierlo e aiutarlo a integrarsi nella comunità. Occuparsi di tutta la vigna, non solo della zolla del proprio orticello è molto difficile, ma è anche quello che la realtà di oggi ci chiede. Approfondire le tradizioni senza tralasciare le nuove generazioni, garantire l’integrazione e la giustizia distributiva in campo sociale, politico ed economico. Rispetto della vita, educazione e unità famigliare oggi sono valori che si sentono un po’ subordinati. È urgente formare i laici, per aiutarli ad affrontare le sfide del presente. Per noi che siamo fuori dalla città questa necessità è ancora più forte. Andare a Milano è difficile per i trasporti ancora insufficienti, perciò abbiamo cercato di fare in loco momenti di approfondimento per la comunità cristiana, come la Scuola di formazione per i ministri straordinari dell’Eucaristia oppure quella liturgica. Periferia Est di Milano. Qui sorge il Decanato di Abbiategrasso, dove domenica 16 maggio si è chiusa la visita pastorale decanale dell’Arcivescovo. Quali sono le caratteristiche di questa zona e quali i suoi problemi? L’abbiamo chiesto al decano, monsignor Paolo Masperi.Il vostro decanato è particolarmente grande. Quali sono le altre caratteristiche del territorio con cui dovete confrontarvi quotidianamente?Certo, è una realtà molto estesa. Ci sono due parrocchie molto grandi, mentre le altre sono piccole, ma molto vivaci e considerate punto di riferimento della “chiesa popolare”, la cosiddetta “chiesa tra la gente”: perché qui c’è un gran numero di laici che si impegnano molto a livello di collaborazione nella liturgia, che è sempre curata con molta dedizione, nella vita dell’oratorio e nelle diverse iniziative parrocchiali. In quasi tutto il decanato, poi, sta crescendo il numero delle presenze nuove, che decidono di abbandonare la città e di andare verso zone più verdi. I prezzi delle case sono più accessibili, il traffico è minore e così anche le parrocchie hanno cambiato fisionomia.Alle porte del capoluogo, fuori dalla frenesia e della confusione: quali i problemi che dovete affrontare?Proprio l’aumento delle persone pone la questione di come accogliere i nuovi volti che entrano a far parte della nostre chiese. Così cerchiamo di sfruttare soprattutto le occasioni ordinarie, come la celebrazione dei sacramenti, per creare momenti di incontro e conoscenza. Non mancano poi quelle straordinarie come le feste per i nuovi arrivati, dedicate alle famiglie che si sono appena trasferite.Immigrazione. A che punto siamo?Da noi non ci sono molti extracomunitari. Il numero più alto è ad Abbiategrasso. Per aiutare il loro inserimento ci sono attività di volontariato, anche se non molto organizzate, che cercano di contrastare soprattutto il fenomeno povertà. A questo proposito è stato molto importante il Fondo Famiglia-Lavoro voluto dal Cardinale: ne hanno fatto richiesta circa 70 famiglie e più dalla metà ha visto accolta la sua domanda.La crisi economica fa ancora sentire i suoi effetti sui bilanci delle famiglie e sul lavoro. Oltre al Fondo della Diocesi avete altre iniziative?In questo periodo di difficoltà abbiamo sollecitato la presenza di un sindacalista della zona del Ticino per ragguagliare sulla situazione e abbiamo in programma a fine anno un convegno per capire quali sono i possibili strumenti per aiutare le famiglie più colpite dalla situazione.Ci sono attività di carattere sociale nel vostro decanato?Sì. Il settore educativo è presente, ma poco organizzato. Ci sono poi delle realtà molto vicine alle parrocchie, come la Segrona, dedicata al recupero dei tossicodipendenti, oppure la Cassina Contina, dove, invece, si dà un aiuto concreto alle ragazze madri. A Vigano poi c’è la realtà laico monastica di Mambre.Quali sono secondo lei le sfide da affrontare nel prossimo futuro?L’estensione degli insediamenti non sempre trova preparati. Bisogna avere genialità e trovare modalità concrete per andare incontro a chi arriva, accoglierlo e aiutarlo a integrarsi nella comunità. Occuparsi di tutta la vigna, non solo della zolla del proprio orticello è molto difficile, ma è anche quello che la realtà di oggi ci chiede. Approfondire le tradizioni senza tralasciare le nuove generazioni, garantire l’integrazione e la giustizia distributiva in campo sociale, politico ed economico. Rispetto della vita, educazione e unità famigliare oggi sono valori che si sentono un po’ subordinati. È urgente formare i laici, per aiutarli ad affrontare le sfide del presente. Per noi che siamo fuori dalla città questa necessità è ancora più forte. Andare a Milano è difficile per i trasporti ancora insufficienti, perciò abbiamo cercato di fare in loco momenti di approfondimento per la comunità cristiana, come la Scuola di formazione per i ministri straordinari dell’Eucaristia oppure quella liturgica. In 17 Comuni, 28 parrocchie – Il Decanato di Abbiategrasso, che fa parte della Zona pastorale VI – Melegnano, è formato da 28 parrocchie per un totale di 91.300 abitanti e sorge in un’area di 246 chilometri quadrati, che comprende 17 Comuni: Abbiategrasso, Albairate, Besate, Bubbiano, Casorate Primo, Cassinetta di Lugagnano, Cisliano, Gaggiano, Gudo Visconti, Morimondo, Motta Visconti, Noviglio, Ozzero, Rosate, Vermezzo, Vernate, Zelo Surrigone. – Laici a scuola di teologia