Share

Cei

Autonomia differenziata, «preoccupazione e perplessità tra i vescovi»

Le ha manifestate il segretario generale, monsignor Giuseppe Baturi, durante la conferenza stampa di chiusura del Consiglio episcopale permanente

di Maria Michela NICOLAIS Agensir

21 Marzo 2024
Monsignor Giuseppe Baturi (foto Siciliani / Gennari / Sir)

«C’è preoccupazione e perplessità tra i vescovi per un allargamento delle differenze che possono far cadere in un particolarismo istituzionale». Monsignor Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, ha risposto così alle domande dei giornalisti sull’autonomia differenziata, durante la conferenza stampa di chiusura del Consiglio episcopale permanente, svoltosi in questi giorni a Roma. «Presto svilupperemo una posizione unitaria su questo tema», ha annunciato il vescovo, citando il documento Chiesa italiana e Mezzogiorno, del 2010, e rilanciando la «preoccupazione per la tenuta del sistema Paese» già denunciata dal presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, nella sua introduzione ai lavori (leggi qui).

«Il nostro Paese – ha spiegato Baturi – deve poter reggersi secondo legami di solidarietà, intervenendo sulle disuguaglianze e prestando attenzione a dinamiche e meccanismi istituzionali che potrebbero allargare le disuguaglianze nell’accesso ai servizi fondamentali». «C’è preoccupazione, c’è perplessità – ha ripetuto il segretario generale della Cei -, anche perché siamo in un momento in cui serve un rilancio dell’Europa: come hanno detto i vescovi europei, occorre rilanciare l’Europa come sistema di protezione delle persone e delle comunità. In quest’opera di rilancio, l’Italia deve poter intervenire come un Paese unito».

«Scelte legislative non in linea con il magistero e con la Costituzione»

Per i vescovi italiani, occorre mantenere alta l’attenzione «su scelte legislative non in linea con il Magistero e con i principi sanciti dall’articolo 11 della Costituzione», ha ribadito Baturi. «Il tema della corsa agli armamenti è un tema che ci sta a cuore, al di là delle contingenze», ha detto Baturi, ricordando che «non si tratta di un tema nuovo: anche prima dell’invasione russa dell’Ucraina, nel Messaggio per la pace del 2020, papa Francesco aveva fatto notare che in tutto il mondo si stavano superando gli stanziamenti del periodo relativo alla fine della guerra fredda, mentre diminuivano gli stanziamenti globali sull’educazione».

Altro tema che sta a cuore ai vescovi è quello della «trasparenza», che implica la garanzia che «il commercio delle armi, che non ci può vedere favorevoli, comunque sia tracciabile». «Tra i vescovi – ha reso noto Baturi – c’è preoccupazione per scelte legislative che possano rendere ancora meno legittimo questo processo. Sia i vescovi che il presidente della Cei hanno espresso molte perplessità a questo riguardo”» In quest’ottica, ha fatto notare Baturi, «l’obiezione di coscienza fa parte della tradizione della Chiesa, che ha portato anche a scelte profonde, forti, che è necessario ascoltare. Il tema fondamentale è educare alla è pace: per preparare alla pace bisogna educare gli uomini alla pace, come ha detto il cardinale Zuppi. Al di là delle questioni legislative, si tratta di un problema culturale: il primato della persona e la salvaguardia della vita, della giustizia e della libertà dovrebbero sempre venire prima rispetto ad atteggiamenti agonistici. L’obiettivo della pace richiede l’educazione alla pace e le scelte conseguenti».