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In occasione del webinar del 13 ottobre la nuova consulta diocesana comunità cristiana e disabilità – O tutti o nessuno si è presentata e ha condiviso i sogni che vorrebbe realizzare con la comunità cristiana

Le-parole-chiave-del-pubblico

La serata del 13 ottobre è stata all’insegna di interviste per ascoltare racconti di buona inclusione, di testimonianze che hanno toccato il cuore, di sogni condivisi, che solo insieme è possibile realizzare, di un simpatico video racconto per far comprendere come sia nato questo nuovo organo diocesano.

È stata una presentazione ricca di parole, di parole importanti, di parole chiave, capaci cioè, se accolte e interiorizzate, di aprire il cuore e la mente e permettere che nelle nostre comunità avvengano incontri bellissimi, prendano vita relazioni arricchenti, si ritrovi il volto più bello dell’essere chiesa: la madre di tutti.

I nostri tre amici Livio, Francesca e Marco con l’aiuto di Jessica, tutti membri della consulta, hanno condiviso con chi ha seguito il webinar alcune di queste parole che la consulta ritiene importanti e in grado di tracciare un percorso di lavoro. Le elenchiamo:

Una nuova cultura della disabilità: avere uno sguardo nuovo verso la persona con disabilità. La persona con disabilità è capace di pensare, capire e parlare. Anche se in modo diverso.

Reciprocità: tu dai una cosa a me, io do una cosa a te! Anche io persona con disabilità posso darti qualcosa.

Accoglienza: Non vuol dire aprire le porte e basta, ma saper prendere per mano le persone e trovargli un ruolo giusto.

Valorizzare e non solo accudire: in parrocchia non vogliamo essere curati ma avere un valore, in grado di dare un senso alla persona.

Progetto di vita: è tutto ciò che riguarda la nostra vita. All’interno di essa c’è anche: la chiesa, la parrocchia e l’oratorio. Per chi lo desidera non può non esserci!

Comunicare: in due sensi. Primo: comunicare direttamente con la persona con disabilità, capendo il modo giusto per farlo. Ci sono tanti modi: parole, gesti, suoni, disegni… Spesso non rivolgendoci a lei direttamente, prendiamo una scorciatoia. Secondo: lavorare insieme a tutti i membri della rete e non da soli.

Al termine della serata abbiamo chiesto anche ai partecipanti da casa di scrivere una parola chiave che collegano al termine disabilità. Il risultato è la “nuvola” in allegato, in cui la grandezza della parola è direttamente proporzionata alle volte in cui è stata scelta.

La parola più digitata è stata reciprocità, richiamata e approfondita anche da don Mario Antonelli nel suo intervento. Questa dimensione è fondamentale per cambiare e abbandonare definitivamente quell’approccio, addirittura definito caritatevole, per cui viene evidenziato bene il ruolo di chi aiuta e di chi deve essere aiutato, per lasciare spazio invece al miracolo dell’incontro caratterizzato dal dono reciproco, anche quando immediatamente nella testa di tanti sorgono dubbi e perplessità sul fatto che una persona con fragilità sia in grado di dare qualcosa.

Un ragazzo con disabilità, riferendosi alle persone che incontra, ha scritto: “C’è chi passa e vede; c’è chi resta e comprende”. La bellezza della reciprocità si può realizzare solo per chi ha il coraggio di restare e vincere la tentazione di passare o addirittura di scappare. Solo restando è possibile costruire realmente un NOI.

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