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Una semplice planimetria per l'articolata vicenda della chiesa dei Santi Cosma e Damiano che da luogo di culto per l'ospedale divenne parrocchia, poi monastero ed infine... teatro dei Filodrammatici!

di Mirko Guardamiglio

Santi-Cosma-e-Damiano
Piazzetta de filodrammatici, 1807 Milano

Proseguendo la digitalizzazione degli inventari cartacei realizzati da monsignor Ambrogio Palestra ho avuto la possibilità di visionare la planimetria della chiesa dei Santi Cosma e Damiano.

Questo edificio viene citato per la prima volta all’interno di una lettera dell’881 utilizzando il nome di «chiesa dei Santi Cosma e Damiano dei Romani» perché posizionata a fianco di un piccolo ospedale, già esistente nel IX secolo, chiamato «ospedale dei Romani». Anche se nella Notitia cleri del 1398 è attestata come «cappella» in Porta Comasina, in verità, nel 1381 diviene chiesa parrocchiale della parrocchia di San Damiano al Carrobbio di Porta Nuova.

Nell’Indice delle parrocchie di Porta Nuova nella città di Milano del 1454 risulta fra le Parrocchie di Porta Nuova mentre nel 1489, rimosso lo juspatronato della famiglia Mandelli, la «chiesa dei Santi Cosma e Damiano al Carrobbio» viene assegnata ai Monaci di San Girolamo provenienti dal convento di San Giacomo di Castellazzo. Stando alle affermazioni del Lattuada: «Della menzionata donazione, e dei patti in essa accordati tra’ Religiosi, e la Famiglia Mandelli ne fa autentica testimonianza una Iscrizione, posta in fronte all’antica Chiesa […] la quale al presente fu innestata alla parete del Campanile, dove si ha l’accesso per entrare nel Coro».

Viene comunque elencata fra le Parrocchie di Porta Nuova nella Rubrica parrocchie città di Milano del 1524, nei Decreti Famagosta del 1576 e all’interno delle Visite Pastorali compiute dagli Arcivescovi di Milano o dai loro delegati.

Come emerge dai documenti della Visita Pastorale di San Carlo Borromeo – ed in particolare dall’immagine di corredo al presente articolo – l’edificio di culto aveva un’aula con un’unica navata lunga 17 metri e larga 7 e terminava in un’abside poligonale a sette lati. Chiedendo consulenza a vari architetti fra cui Giovanni Ruggeri, Carlo Antonio Maffezzone e Gian Domenico Richini, questo primo edificio venne demolito per essere successivamente ricostruito, a partire dal 1660, seguendo il progetto del Richini. La nuova chiesa si presenta ingrandita, sempre ad unica navata, con orientamento invertito rispetto a quello originario, dotata di cinque cappelle mentre la facciata non fu mai del tutto completata.

La parrocchia dei Santi Cosma e Damiano è presente all’interno dell’Elenco chiese città di Milano del 1768 ed in particolare, grazie alla voce Distinzione della quantità delle chiese, conventi, monasteri, scuole, confraternite, ed oratori, scopriamo che all’interno del territorio afferente alla parrocchia è presente non solo il monastero dei Santi Cosma e Damiano dei reverendi monaci gerolamini ma anche il monastero delle reverende monache di Santa Margherita e il venerando luogo pio della Carità e Monte Angelico. Nella Nota parrocchie Stato di Milano del 1781 la parrocchia dei Santi Cosma e  Damiano, chiamata «San Damiano alla Scala», possedeva fondi per 95.15 pertiche ed  il numero delle anime (conteggiato tra la Pasqua del 1779 e quella del 1780) era di 385 mentre nella coeva Tabella parrocchie diocesi di Milano del 1781 leggiamo che la rendita netta della Parrocchia assommava a lire 150 e che la nomina del titolare del beneficio spettava ai monaci gerolamini. Con il Nuovo compartimento territoriale delle parrocchie della città e dei Corpi Santi di Milano del 25 dicembre 1787 (con avviso del 16 novembre 1787), la parrocchia dei Santi Cosma e Damiano fu soppressa e unita alla parrocchia di Santa Maria della Scala in San Fedele.

Forse subito dopo la soppressione dei Monaci di San Girolamo (1401-1796) avvenuta nel 1796, per interessamento del Bianconi, alcuni dipinti appartenenti alla chiesa entrarono a fare parte del patrimonio artistico dell’accademia di Brera pur non essendo stati censiti all’interno dell’Inventario Napoleonico. Fra questi dipinti possono essere annoverati le opere del Bottani, del Subleyras, del Legnanino, di Francesco Cesi, di Filippo Abbiati, di Giuseppe Panfilo e di Martino Cignaroli.

Nel 1798 Leopold Pollack riadattò gli spazi interni dell’ex-edificio di culto affinché vi potessero trovare ospitalità le attività del teatro dei Filodrammatici. Seguendo i volumi e le altezze della struttura preesistente il Pollack si dimostrò fedele interprete dello schietto spirito pratico milanese attento ad evitare inutili sprechi tanto che, le strutture base dell’edificio risultano ben riconoscibili dal rilievo progettuale del 1884 ad opera di Giovanni Giachi, dagli ultimi scavi archeologici e da una fotografia del 1904 ritraente la facciata del teatro del tutto invariata rispetto a quella della chiesa.

L’edificio, scampato ai bombardamenti, venne completamente demolito nel 1958 ed il teatro venne edificato ex novo nel 1970.

 

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FONTI

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