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La chiesa dedicata a Sant'Antonio Abate, uno dei pochi edifici di culto del centro cittadino di cui poter ancora ammirare la bellezza

di G.M.

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Vale93b [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)]

La presenza del cristianesimo nel varesotto è attestata sin dai secoli V-VI mentre per il centro della Città di Varese dobbiamo attendere il secolo VIII. Probabilmente già nel secolo IV esisteva un oratorio dedicato alla venerazione del Martire Vittore tuttavia dobbiamo attendere la metà del secolo XVI per poter entrare in possesso di testimonianze circa le successive evoluzioni architettoniche della Basilica dedicata a San Vittore. Ad ogni modo alla metà del secolo XVIII nel centro della Città si contavano ben quindici chiese ed oratori di Confraternite. Tra la fine di quel secolo e del successivo scomparvero tutti i cinque monasteri e altre sei chiese. Perciò, mentre di alcuni edifici dedicati al culto sopravvivono solo tracce documentarie o architettoniche, che tuttavia permettono di ricostruirne posizione e struttura, di altri edifici possiamo ancora ammirarne la bellezza.  E’ il caso della chiesa dedicata a Sant’Antonio Abata la quale risulta essere un ampliamento della cappella e dell’oratorio della confraternita di Sant’Antonio. L’attuale edificio è stato costruito a partire dal 1593 da Giuseppe Bernascone detto Mancino. Secondo la cronaca Adamollo-Grossi, nel 1606 fu innalzata l’abside della chiesa, nel 1613 fu terminata la facciata e nel 1619 si gettarono le fondamente del campanile. L’attuale disposizione degli spazi non rispecchia l’impianto originario che prevedeva una cesura costituita da una balaustra in pietra che separava lo spazio pubblico da quello riservato alla Confraternita. Secondo un documento conservato presso l’Archivio della Prepositurale, la confraternita di Sant’Antonio per la decorazione della chiesa ingaggiò nel 1749 il pittore Giuseppe Baroffio con l’incarico di trovare anche il figurista e i maestri di muro. La decorazione a fresco fu terminata nel 1756; al Baroffio si deve il grandioso dipinto architettonico che crea l’illusione di parapetti, balconate, cupole e colonnati; Giovanni Battista Ronchelli assunto come figurista, affrescò la volta della navata. Allo scultore Sessa da Velate è attribuita la statua in legno policrono raffigurante Sant’Antonio. Il bellissimo coro ligneo, composto da quarantuno stalli in noce, fu scolpito da Marco Antonio Bernasconi falegnane e intagliatore. Durante i lavori di adeguamento liturgico compiuti nel 1967, l’Altare Maggiore venne collocato in una della cappelle laterali divenendo l’Altare presso il quale custodire le particole consacrate ossia il Santissimo Corpo del Signore Gesù Cristo.

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