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In occasione del cinquantesimo anniversario della posa della prima pietra uno studio sulla vita della comunità parrocchiale

Roberto Gariboldi
Santa Cecilia alla ColombaraSanta Cecilia alla Colombara

Scrivere un libro commemorativo è sempre una grande occasione perché permette di fissare nel tempo il ricordo di un avvenimento particolare o un insieme di fatti che sono in qualche maniera legati a questo particolare avvenimento.

Il cinquantesimo anniversario della posa della prima pietra della chiesa di santa Cecilia alla Colombara è certamente una di queste grandi occasioni: mezzo secolo di vita sono un periodo abbastanza lungo da richiedere l’esigenza di ricostruire e ricordare gli anni che hanno costituito l’epopea di questa avventura umana e spirituale che è stata la costruzione e la seguente vita di questa parrocchia “di periferia”, una di quelle “periferie”, parola cara a papa Francesco, dove il seme del Vangelo ha attecchito e si è sviluppato rigogliosamente.

Quando mi è stato chiesto dal parroco di santa Cecilia don Giuseppe Ceruti e da alcuni amici della parrocchia, a nome del Consiglio Parrocchiale, di ricostruire questo mezzo secolo di vita ho accettato con gioia. Da subito ho ritenuto tuttavia opportuno, per comprendere meglio le origini della parrocchia di santa Cecilia, avere uno sguardo più ampio, considerando anche le vicende del territorio a nord ovest di Milano, ricco di una storia che risale all’epoca preromana, finora poco studiata e meritevole invece di essere sempre più conosciuta e divulgata.

Questa storia è strettamente legata alla figura dei due parroci che in questi anni hanno retto la parrocchia: anche di questo ho cercato di parlare, riportando gli eventi più importanti. Mi rendo conto di non aver narrato tutto quanto è successo in questo cinquantennio, sarebbe stato impossibile! Ho dovuto compiere delle scelte, spero perciò mi perdonerete per quanto non mi è stato possibile riferire.

Questo libro non sarebbe mai stato scritto senza la precisa volontà del parroco don Giuseppe Ceruti e dai parrocchiani che hanno sentito la necessità di far scrivere quest’opera che ricostruisce quanto successo in questo mezzo secolo di vita parrocchiale.

A queste persone va tutta la mia riconoscenza. Ho trovato una collaborazione entusiasta e senza remore. Devo ringraziare particolarmente Maurizio Benzoni che mi è stato a fianco come un vero e proprio angelo custode, modesto e fedele, esaudendo tutte le mie richieste di informazioni, ma soprattutto pazientando per i tempi inevitabilmente lunghi che richiedono queste ricostruzioni storiche. Un tributo particolare di riconoscenza va a Gabriele Pagani per i suoi studi sulla zona a nord-ovest di Milano ai quali ho attinto più volte e per il documento inedito dell’inventario delle suppellettili sacre dell’oratorio dell’Addolorata che troverete in appendice, non posso dimenticare l’aiuto costante, preciso e validissimo che mi fornisce padre Agostino Colli ofmcap il quale si è prestato alla revisione e correzione del testo. Ringrazio anche tutte le persone che si sono rese disponibili a raccontarmi le loro esperienze e i loro ricordi che in qualche maniera ho cercato di collegare e riportare nel testo. Mi scuso di non poterli nominare tutti, sono così tanti ma sono tutti nella mia memoria a tutti va la mia riconoscenza e li considero coautori di questo scritto.

Per dare un certa veste storica a questo lavoro mi sono appoggiato agli archivi ecclesiastici disponibili: l’Archivio Parrocchiale di santa Cecilia alla Colombara, archivio giovane ma punto di riferimento ineludibile per la ricchezza di spunti che offre; l’Archivio Parrocchiale di santa Maria Assunta in Certosa dove ho potuto recuperare diverse notizie che riguardano il periodo antecedente la fondazione della parrocchia ed infine l’Archivio Storico Diocesano dove ho recuperato la documentazione per ricostruire la sequenza dei sacerdoti che si sono succeduti nella cura d’anime alla Colombara e a Boldinasco e dove ho raccolto alcune notizie recuperate dalle relazioni delle visite pastorali a partire dal 1900.

Ho cercato di attenermi alle indicazioni di papa Leone XIII su come bisogna scrivere di storia: «Gli scrittori pongano bene mente essere primaria legge della storia non osar dire nulla di falso, né tacer nulla di vero; che niun sospetto appaia nello scrivere di favore, niuno di odio». (Leone XIII, Lettera sugli studi storici, 18 agosto 1883, in «Sale Giovanni», La questione armena nei documenti degli archivi ecclesiastici, Roma, 2015, Civiltà Cattolica n. 3954, 562).

Sono particolarmente lieto di essere riuscito a compiere questo lavoro. Ogni volta che mi chiedono di scrivere su qualche argomento, sono sempre felice per la richiesta, in quanto sono certo che questa nuova occasione per esplorare un territorio a me sconosciuto, mi offrirà la possibilità di nuove conoscenze e nuove amicizie. Ringrazio dunque ancora don Giuseppe e tutti i parrocchiani per questa occasione. E formulo i miei voti affinché questi primi cinquant’anni siano solo l’inizio di un lungo e felice cammino di crescita umana e spirituale per la comunità parrocchiale e per tutti gli abitanti della zona!