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Attestata fino dal 1398, ricostruita nel 1625 per volontà del cardinal Federico Borromeo venne, infine, soppressa il 25 dicembre 1787 e abbattuta alla fine del secolo XVIII

San_Marcellino

La Parrocchia di San Marcellino nella Notitia cleri del 1398 è attestata come «cappella» in Porta Comasina della città di Milano; nello Status ecclesiae mediolanensis della metà del XV secolo è elencata fra le parrocchie di Porta Comasina nella città di Milano come anche nella Rubrica parrocchie città di Milano del 1524; nel Liber seminarii del 1564 è attestata come rettoria; nei Decreti Famagosta del 1576 risulta essere elencata fra le parrocchie di Porta Comasina; nel Registro benefici diocesi di Milano, 1579-1585 è presente per il prospetto delle imposte; negli Atti delle visite pastorali tra i secoli XVI-XVIII è costantemente ricordata fra le parrocchie di Porta Comasina della città di Milano; nell’Elenco chiese città di Milano del 1768  figuravano la Parrocchia di San Marcellino, la compagnia del Santissimo della Parrocchia di San Marcellino, la compagnia della Santa Croce al Ponte Vetro; nella Nota parrocchie Stato di Milano del 1781 la parrocchia di San Marcellino risultava essere senza possedimenti fondiari e composta da 1.413 persone; nella Tabella delle parrocchie della città e diocesi di Milano del 1781 la Parrocchia di san Marcellino risultava avere una rendita che assommava a lire 364.11.6 e che la nomina del titolare del beneficio spettava all’Ordinario. La chiesa parrocchiale si affacciava su via Broletto, di fronte all’incrocio con via del Lauro e – nel 1625 – venne ricostruita su disegno di Angelo Puttini per volontà del cardinale Federico Borromeo. Con il nuovo compartimento territoriale delle parrocchie della città e dei Corpi Santi di Milano che ebbe pieno effetto dal 25 dicembre 1787 la parrocchia di San Marcellino fu soppressa e unita alla parrocchia di San Tomaso in Terramara. La chiesa parrocchiale venne abbattuta verso la fine del secolo XVIII. Dei dipinti che vi si trovavano, il Torre ricordava un’opera di Rodolfo Cunio (allievo del Cerano) e più tardi il Lattuada ne menzionava una di Marc’Antonio Franceschini (ma forse, di Stefano Maria Legnani detto il Legnanino), oggi appartenente alla Pinacoteca di Brera (in deposito nella chiesa parrocchiale di Carimate); proprietà di Brera è anche il dipinto di Giovanni Battista Discepoli, detto lo Zoppo da Lugano, ora nella Pinacoteca del Castello Sforzesco.

FONTI

 

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