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Riflessione

Il lieto annuncio del «folle di Dio»

Si conclude il dialogo che l'Arcivescovo ha intrattenuto durante tutto il tempo d'Avvento con questo personaggio che, nella notte, si fa messaggero di una «buona notizia» per invitare tutti alla gioia

di monsignor Mario DELPINIArcivescovo di Milano

24 Dicembre 2025
La «Natività» di Lorenzo Lotto in mostra in questo periodo al Museo Diocesano

In piena notte sento suonare il citofono. Mi alzo imprecando. È il folle di Dio. Ma che cosa ti viene in mente! Perché suoni a quest’ora della notte?
Vieni subito, vieni subito: c’è una parola da portare, una luce da accendere. Vieni subito! Dobbiamo visitare ogni solitudine, entrare in ogni tristezza. Dobbiamo cantare l’annuncio: ecco! una grande gioia!

Ma tu sei matto! Non è possibile! Non puoi percorrere le strade del quartiere e suonare a tutti i citofoni a mezzanotte. La gente ti manda al diavolo. Diventi ridicolo e odioso.
Ma se ci fosse un incendio? Vorresti lasciar morire la gente senza chiamarla a salvezza?
E se ci fosse una gioia oltre ogni misura? Vorresti lasciar morire la gente nella tristezza?
E si ci fossero angeli che cantano? Lasceresti la gente stordita dal rumore, spaventata dagli incubi, malata di disperazione?
Presto, presto, siamo angeli e abbiamo un lieto annuncio!

Ma tu sei matto! La notizia è vecchia e ormai non interessa più. La gente vuole dormire tranquilla nel proprio letto. La gente vuole assordarsi esagitata nelle notti perdute. La gente vuole ubriacarsi nei suoi vizi. Non farmi far figure: la notizia del bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia è vecchia e non interessa più.
Presto, presto! Abbiamo un lieto annuncio: è nato il bambino, il salvatore di tutti.
La notizia è nuova.
È il Signore che ti salva!
È un lieto annuncio: forse tu hai fatta invecchiare la verità a forza di tenerla per te. Forse tu l’hai spenta, l’hai messa come un vecchio libro tra gli scaffali della noia. Forse sei tu, esperto di luoghi comuni e di ossessione di omologazione, tu non l’ascolti più. Forse è vecchia per te, che fai la raccolta delle fotografie del fuoco invece che scaldarti e accenderti d’ardore, nella tua pigrizia coperta di cenere, nella tua timidezza complessata, nella tua ignoranza che non sa neppure che cosa dice l’angelo di Dio.
Ma la notizia è nuova, è luce, è ardore: suoniamo a tutti i citofoni per dire che non siamo perduti, non siamo destinati a morire, non siamo indegni di vivere, non siamo troppo cattivi per impedire al figlio di renderci figli. Presto, presto, suoniamo ai citofoni del palazzo e portiamo la buona notizia.

Non puoi suonare a questo palazzo: sui citofoni non ci sono nomi e cognomi, ci sono solo numeri. Come fai a sapere chi stai per disturbare e da chi stai per ricevere insulti e imprecazioni? Non suonare a questo palazzo.
La gente ridotta a numeri! La gente chiusa in una fortezza inaccessibile. I numeri? No! I nomi! La notizia non è per i numeri, ma chiama per nome. L’annuncio che devo portare non è per disturbare, ma per svegliare dal sonno della morte. Presto, presto suoniamo e annunciamo la buona notizia!

Non puoi suonare a questo palazzo! Non vedi? I cognomi sono tutti di gente che viene da chi sa dove, che pratica chi sa quale religione. Non essere sciocco! Perché vai in cerca di guai?
Io sono un angelo, non disturbo, porto buone notizie. Io sono una stella; invito ad alzare lo sguardo anche i sapienti d’oriente, i magi e gli astrologi. Io non disturbo nessuno: invito alla grandissima gioia.

Insomma, ho cercato tutti gli argomenti ragionevoli per convincere il folle di Dio a comportarsi in modo civile, a non disturbare la gente che russa o che grida, che se ne sta tranquilla nella sua disperazione, che se ne sta arrabbiata nelle sue frustrazioni.
Io ho cercato in tutti i modi di lasciare che il mondo vada come è sempre andato.
Infine, me ne sono tornato a dormire.
Non sono riuscito a convincerlo che non era un angelo, ma solo un povero matto. Non sono riuscito. Che volete farci? È un folle.

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