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Percorsi ecclesiali

L’Avvento 2025 nella Chiesa ambrosiana

Sirio 8 - 14 dicembre 2025
Radio Marconi cultura
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Riflessione

L’ira del «folle di Dio»

Nella quinta domenica d'Avvento l'Arcivescovo si confronta con l'ira di questo personaggio, che reagisce in modo scomposto alla vanagloria, alla vacuità e alla rassegnazione di chi gli sta attorno e non riesce a vedere segni di speranza

di monsignor Mario DELPINIArcivescovo di Milano

14 Dicembre 2025
Una parte del «San Giovanni Battista che indica Gesù» di Philippe de Champaigne, dipinto nel 1657, oggi al Museo di Grenoble

Ho incontrato il folle di Dio. Ma come è fissato! Basta che senta una parola tra quelle che non sopporta e subito dà in escandescenze, offende, insulta.
Perché sei così irascibile e aggressivo, folle di Dio? Sei matto?
Sì, ho ragione di essere fissato e irascibile. In qualsiasi posto mi trovi, io esplodo e insulto quando si usano le parole proibite. Non posso sopportare quello che dice: «io… io… io ho fatto… io ho detto…». Allora proprio non posso tacere e mi metto a gridare: «Basta! Basta! Ma come ti permetti di dire “io”, tu che non sei niente?». Io mi alzo in piedi e grido: «Basta! Cosa ti viene in mente di pensare di essere il centro del mondo e di raccontare una storia che comincia sempre alla stessa maniera: “io… io…”?». Non ne posso più. Guarda Giovanni quanto impegno ci ha messo per dire: «Non sono io, ma è lui, Gesù, la luce».
Basta! «Non io, ma Dio» deve aver scritto da qualche parte quel ragazzo tanto simpatico che hanno fatto santo. Basta, basta io!

Mah, amico mio, io non ti capisco! Devi essere un po’ matto. Perché interrompi i discorsi e disturbi le compagnie sedute tranquillamente al bar?
Basta, basta con le chiacchiere. E tu credi di dire cose interessanti perché dici: «Per essere inverno non è poi tanto freddo…». Basta! non ne posso più delle vostre banalità. E tu credi di essere intelligente? Tu che dici: «L’attrice indossava un vestito meraviglioso»: basta, basta con le stupidate! Sai quanto è costato il meraviglioso vestito dell’attrice? Come un anno di pensione. Basta! Basta! Almeno sta’ zitto!

Io gli dico: calmati, calmati! Non tutte le parole si dicono perché servono. Ma tu non arrabbiarti, non gridare, non essere fissato con le tue idee.
Basta, basta anche tu, grillo parlante, professore del buon senso marcito! Io non posso resistere: vado ai funerali e sento gente che dice assurdità. Quelli che dicono: «Dio ha voluto così! Dio l’ha chiamato a sé. Dobbiamo accettare la volontà di Dio. Dio di qui e Dio di là». Non posso sopportare, mi metto a gridare: «Che cosa ne sai tu di Dio, sapientone dei miei stivali? Che cosa hai capito di Dio, tu che hai fatto anni di catechismo? Chi ti ha messo in mente che Dio voglia queste atrocità? Basta, basta, non nominare il nome di Dio invano! Dio nessuno lo ha mai visto: che cosa ne sai tu? Il Figlio unigenito è lui che lo ha rivelato. Basta con le bestemmie!».

Tu mi sembri, in verità, un po’ fissato. Fai delle scenate inutili e spaventi la gente.
Sono loro che spaventano me. Basta, non voglio più spaventi. Voi che dite: «Oggi le cose vanno male, domani certo andranno peggio», io non posso più sopportarvi, basta! Basta! Domani le cose andranno come le faremo andare noi. Basta, vigliacchi! Domani uscirà da Betlemme colui che deve essere il dominatore di Israele. Ecco che cosa avverrà domani, cialtroni deprimenti! Il nostro Dio viene a salvarci.

Smetti di essere così ingenuo. Non vedi che le cose vanno male? Mi sai dire dove sono i segni della speranza? Non vedi come i popoli si odiano, come si fanno guerra? Almeno non gridare e non fare arrabbiare la gente per bene!
Basta, basta con le tue idiozie! Non sai che i popoli sono chiamati a essere fratelli? Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero, non c’è maschio né femmina. Tutti, tutti sono liberati, salvati, convocati per essere un cuor solo e un’anima sola. Basta con le vostre chiacchiere inutili, con le vostre statistiche deprimenti. Basta! Basta!

Ho cercato di correggere il folle di Dio: «Abbi almeno un po’ di educazione. Non disturbare i momenti difficili e dolorosi. Non fare scenate almeno ai funerali…!».
Ma, tu, che sei serio, educato e rispettoso, dimmi: perché i cristiani piangono come disperati? Dove hanno messo la speranza? Tu che sei capace di stare al mondo, dimmi: perché quelli che credono nella risurrezione parlano dei loro morti come affetti finiti nel nulla? Basta! Basta con la fede messa in solaio! Basta, basta con le facce da funerale! Basta, basta, cantate l’alleluia, piuttosto! Consolate con la verità, piuttosto!

Insomma, il folle di Dio non vuole ascoltare ragioni. Non prende per buono quello che tutti pensano. È un esaltato, è fissato. Ho cercato di farlo ragionare. Gli ho proposto pensieri e statistiche serie. Non si è mosso di un millimetro. Continua a gridare: «Basta! Basta!», a insultare tutti e a rendersi antipatico. Gli ho detto più volte di essere più equilibrato… Ma che cosa volete farci? È un folle.

L’opera

«Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni». Ed è colui che ci guarda. E che ci parla. A noi, che oggi, come duemila anni fa coloro che accorrevano al fiume Giordano da tutta la Giudea, siamo curiosi, ansiosi persino, di ascoltare parole vere, nuove, capaci di scuoterci dal torpore: voce tonante di uno che grida nel deserto arido del nostro quotidiano.
Nel 1657 Philippe de Champaigne aveva una forte motivazione per dipingere questo quadro. La sua ultima figlia, infatti, aveva deciso di abbracciare la vita religiosa, entrando nel grande monastero cistercense di Port Royal, e il padre volle darle in «dote» proprio questo splendido dipinto, che oggi è conservato nel Museo di Grenoble. Lui, che era uno dei pittori più stimati di Francia: ritrattista personale del cardinal Richelieu, lusingato dalle corti d’Europa, ma che dopo la morte dell’amata moglie era entrato come in una «crisi» spirituale, e aveva via via abbandonato la pittura profana per dedicarsi soltanto ai temi sacri…
Il Battista ci guarda, sì, ma con gesto perentorio ci invita a non fermarci sulla sua persona: un giovane uomo atletico, nonostante le privazioni e i digiuni; avvolto in una pelle di cammello, stretta in vita da una cintura anacronistica, moderna, che «lega», appunto, il suo e il nostro tempo.
Stende il braccio destro, san Giovanni, e il suo dito indica una minuscola figura alle sue spalle, della quale probabilmente non ci saremmo neanche accorti, se non fosse stato il Precursore stesso a richiamare la nostra attenzione. Chi è quest’ombra bianca che ora entra in scena, a dissipare le ombre e le tenebre? Il Battista ce lo dice chiaramente: «Colui che viene dopo di me è avanti a me perché era prima di me», come leggiamo nelle prime righe dell’odierno Vangelo secondo Giovanni. Ecco, è lui, l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo.
Luca Frigerio

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