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L’Avvento 2025 nella Chiesa ambrosiana

Sirio 22 - 31 dicembre 2025
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Riflessione

L’incantamento del «folle di Dio»

Nella domenica dell'Incarnazione della Divina Maternità di Maria si conclude il dialogo tra l'Arcivescovo e questo personaggio, che stavolta, incurante della superficiale frenesia che lo circonda, rimane a contemplare la Madonnina e gli angeli con lei

di monsignor Mario DELPINIArcivescovo di Milano

21 Dicembre 2025
«Annunciazione a Maria», Giusto di Ravensburg (1451), Genova, Santa Maria di Castello

Ho incontrato il folle di Dio: se ne stava incantato proprio lì, in piazza Duomo, in mezzo a un fiume di gente che andava e veniva. E lui era lì, fermo, in mezzo alla piazza. Gli ho detto: «Perché te ne stai così incantato, folle di Dio? Sbrigati! C’è tanto da fare!»
Gioia… piena di grazia… Io me ne sto qui e guardo la Madonnina e prego. E non mi muovo: mi incanta e la saluto: gioia… piena di grazia…
Tu corri e corri, ma che cosa fai? Tu ti affanni e ti dai pensiero di troppe cose. Io non sono capace: me ne sto qui incantato e vedo il cielo pieno di angeli e la terra piena di angeli e l’angelo Gabriele che non fa niente e solo dice a Maria: gioia… piena di grazia…

Ma sei matto? Tu hai delle allucinazioni, folle di Dio! Non si vedono angeli: in cielo ci sono le nuvole e sulla terra ci sono le cose e gli uomini e le donne, tutta gente che corre e corre, forse per andare incontro alla morte.
Eppure io vedo gli angeli: forse voi vedete solo le cose: cose da comprare, cose da vendere, gente che vende e gente che compra. Eppure la terra è piena di angeli. Voi, anche se guardate la Madonnina, vi domandate: «Quanto vale l’oro che la fa luccicare? Quanto è alta? Quanto pesa? Quanto è antica?». Ecco: quanto, quanto. Neppure vi accorgete che l’angelo Gabriele le parla: gioia… piena di grazia… E non vi accorgete degli angeli che portano a tutti messaggi da parte di Dio: «Siate sempre lieti, ve lo ripeto, siate lieti… e il Dio della pace sarà con voi». Me ne sto qui incantato ad ascoltare gli angeli. Ogni sorriso, ogni lacrima, ogni cielo e ogni volto: ecco, angeli che mi salutano da parte di Dio: «Rallegrati, popolo santo; viene il tuo salvatore!» Gioia… piena di grazia…

Sei come un disco rotto, folle di Dio! Sempre a ripetere le stesse parole! Non hai nient’altro da dire, folle di Dio?
Gioia… piena di grazia… il Signore è con te… E tu invece a riempire la terra e a svuotare il silenzio con le tue parole sceme, con le tue parole grigie, con le tue infinite chiacchiere vuote, le parole puzzolenti da gettare in discarica, le parole che sembrano parole e sono maschere e sono armi e sono cattive.
Gioia… piena di grazia… il Signore è con te… Io mi incanto e ogni parola santa, ogni parola-luce è come un ingresso, un invito. E le parole antiche, le parole sante mi chiamano dentro il mistero. Le parole che non si logorano con il tempo, le poche parole che mi danno vita e sono luce… Io mi incanto e prego: gioia… piena di grazia… il Signore è con te….

Povero amico mio, sei proprio matto! Qui la gente va e viene, corre e non riesce a fare tutto quello che vorrebbe e tu te ne stai qui, fermo e inutile, in mezzo alla piazza. Fa’ qualche cosa anche tu, folle di Dio!
Fare, fare, fare, correre per fare, stancarsi per fare, invecchiare senza accorgersi per fare, fare, ammalarsi di tristezza e di solitudine per fare, fare. Io sto qui incantato. Io non sono capace di fare: posso sorridere, sì questo posso farlo, incantato dal mistero. Io non sono capace di fare: posso ringraziare, sì, questo posso farlo, sorpreso dalla gioia.
Io non sono capace di fare: posso pregare, sì, questo posso farlo: gioia… piena di grazia… il Signore è con te…
Io non sono utile a niente. E me ne sto qui incantato. La gente passa e corre a fare, fare. E forse mi disprezza e mi compatisce. Ma io sono qui, incantato e vedo la terra e il cielo pieno di angeli che salutano anche me, come fossi un figlio di re. E mi salutano: gioia… piena di grazia… il Signore è con te…

Insomma, non sono riuscito a convincerlo. Se ne è rimasto là, al freddo, in mezzo alla piazza, incantato. Io gli ho detto tutte le buone ragioni per un comportamento più ragionevole e per non essere così inutile e strano. Ma niente da fare: se ne sta incantato e ripete le tre parole che sa, perso nelle sue fantasticherie.Io, francamente, ho cercato di renderlo utile per qualche cosa, di renderlo un po’ normale, come me e voi. Ma che volete farci? È un folle.

L’opera

«Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». Le parole dell’arcangelo raggiungono Maria dritte e precise. Non sono evocate, ma proprio dipinte a lettere d’oro, come in un fumetto: un fumetto del 1451. Siamo a Genova, in uno dei loggiati della chiesa di Santa Maria di Castello. Dove, a metà del XV secolo, appunto, venne chiamato un artista di lingua e cultura tedesca: Giusto di Ravensburg, come leggiamo nel cartiglio che lui stesso ha compilato, firmandosi «Justis de Allemagna».
Non è chiaro perché, tra la folla enorme di artisti italiani attivi in quell’epoca, i committenti genovesi abbiano incaricato proprio un pittore «nordico» per realizzare questo affresco. Così come non si sa se sia stato invitato espressamente nella «Superba», o se egli già vi si trovasse, per altri motivi. Fatto sta che Genova, al tempo, aveva stretti rapporti commerciali anche con i centri d’Oltralpe e lo stile pittorico settentrionale piaceva assai nelle corti dell’Italia settentrionale (tanto che il nostro questo stesso autore potrebbe aver lavorato all’Abbazia di Chiaravalle e per la pala di Brugherio, oggi al Museo di Bressanone).
E Giusto dipinge la sua «Annunciazione» proprio alla «tedesca», riempiendo la casa della Vergine di oggetti e suppellettili (tra libri, scatole, brocche, bacili, vasi, e persino una clessidra), con uno scorcio prospettico a dir poco approssimativo.
In alto assiste l’Altissimo, che anzi si rivolge anch’egli a Maria, irradiandola con la sua luce divina, così che questa scena appare al medesimo tempo come il momento dell’Annunciazione e dell’Incarnazione del Verbo. Il tutto sotto lo sguardo «pietrificato» del profeta Isaia e del re Davide, che infatti sono raffigurati nelle piccole statue scolpite, che così avevano annunciato la venuta del Messia. Mentre dalle finestre si scorgono, lontane, due altre scene: la visita da Elisabetta e la Natività. Già, perché come in ogni buon fumetto, la storia continua...
Luca Frigerio

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