Link: https://www.chiesadimilano.it/news/chiesa-diocesi/il-grido-del-folle-di-dio-2855509.html
Percorsi ecclesiali

L’Avvento 2025 nella Chiesa ambrosiana

Sirio dal 17 al 23 novembre 2025
Radio Marconi cultura
Share

Riflessione

Il grido del «folle di Dio»

Nella seconda domenica d'Avvento prosegue il dialogo immaginario dell’Arcivescovo con questa figura dal comportamento alieno alle convenzioni e alle convenienze, «perché non può fare altro»

di monsignor Mario DELPINIArcivescovo di Milano

23 Novembre 2025
«Giovanni Battista predica alle folle», di Pieter Bruegel il Vecchio

Ho incontrato ancora il folle di Dio. Gridava, gridava come un folle. Ah! come gridava.
Io gli ho detto: «Non gridare così! Non vedi che disturbi la gente per bene?».

Per questo grido, proprio per disturbare la gente per bene, razza di vipere, esperti in apparenze e in ipocrisia. Grido proprio per inquietarvi, per minacciarvi, per dire che non ne posso più di gente che parla in modo educato per dire cose terribili.
Grido per insultare la gente per bene che con una parola squalifica un popolo, con una etichetta butta in discarica una persona.
Grido perché sono folle e non riesco a contenere lo sdegno che mi esplode dentro.
Grido per insultare i mercanti di armi e di morte.
Grido per fare arrabbiare quelli vogliono fare la guerra.
Grido per protestare contro quelli che protestano solo quando è di moda.

Io gli ho detto: «Non gridare così! Sei matto? Sei maleducato e offendi le persone».

Proprio per questo io grido, perché le persone educate hanno offeso me e appena possono mi sbattono in prigione. Proprio per questo io grido, perché chi ha la forza pensa di avere anche il diritto. E grido per quelli che non possono gridare, per quelli che non possono parlare.
Grido per quelli che nessuno ascolta.
Grido per dire che verrà, sì, verrà quel giorno in cui «ogni albero inutile, vanitoso e tranquillo, che non dà nessun frutto viene tagliato e gettato nel fuoco».
Grido per minacciare quelli che si sentono sicuri e sono alla vigilia della catastrofe.
Grido per insultare quelli che si fanno scudo della misericordia di un dio che hanno inventato, un dio bonaccione e inoffensivo. Ecco la scure è posta alla radice, sciagurati!

Io gli ho detto: «Non gridare così! A che cosa serve? È inutile!».

Proprio per questo io grido, perché non posso fare altro. Proprio per questo io grido, perché non sono altro che un grido, una voce nel deserto.
Grido perché mi fa rabbia di avere ragione e di farmi dire che ho torto.
Grido perché non voglio fare del male a nessuno. Voglio gridare e invitare a gridare e che si alzi in ogni parte della terra il grido tremendo di quelli che hanno buone ragioni per gridare.
Perché non grida l’immensa moltitudine dei poveri?
Perché non gridate, voi uomini e donne amiche dei poveri?
Perché? Perché non fate qualche cosa di inutile, voi ossessionati dagli utili? Io grido contro di voi, indifferenti e suscettibili.

Io gli ho detto: «Basta gridare! Sei matto? Svegli la gente che dorme!».

Proprio per questo io grido, per svegliare la gente che dorme!
Io vi ho scoperto ladri di giovinezza che rovinate i ragazzi. Io grido: allarme, svegliatevi giusti e ingenui, stanno rovinando il vostro futuro!
Vi ho scoperto, prepotenti spietati, strozzini e usurai, delinquenti che comprate con denaro maledetto le vite e le storie, le aziende e i locali travolti dai debiti. Io grido: allarme, svegliatevi timidi e miti, stanno rovinando la città.

La follia del folle di Dio esplode talora in incontenibili e imbarazzanti chiassate.
Io gliel’ho detto tante volte e continuo a ripetergli di essere più saggio, di esporre le sue ragioni con discorsi misurati e ragionamenti sensati.
Ma il folle di Dio continua a gridare, sotto le finestre dei palazzi, nelle vie nobili della città, sul sagrato delle chiese e lancia urla e insulti che nessuno ascolta, che nessuno capisce.
Mi spiace del disturbo. Ma il folle di Dio continua a gridare e a disturbare. Che volete farci? È un folle!

L'opera

C’è una folla di persone. E sono davvero tante: difficile, se non impossibile, contarle tutte. Uomini e donne, giovani e anziani, e fra loro anche diversi bambini. Molti dei presenti sono in piedi, tanti altri sono seduti, alcuni si sono addirittura arrampicati sugli alberi per vedere meglio. Figure di cui, in verità, vediamo per lo più le schiene e le nuche. Perché sono tutti girati verso un minuscolo personaggio sul fondo, che riusciamo a scorgere solo dopo un’attenta osservazione, quasi al centro della scena, un po’ verso l’alto. È Giovanni, con tanto di tunica marrone di pelle di cammello, che si sbraccia e grida per farsi sentire da tutti.
Questo dipinto, un piccolo capolavoro che è conservato al Museo di Belle arti di Budapest, è di Pieter Bruegel il Vecchio, che l’ha firmato e con tanto di data: 1566. Da pittore geniale qual è, Bruegel non illustra la pagina evangelica odierna (Luca 3, 1-18) come hanno fatto tanti suoi colleghi, mettendo in primo piano il Battista che predica, ma fa diventare protagonista la folla che si è recata da lui per ascoltarlo.
Sì, perché il Precursore è la profetica «voce di uno che grida nel deserto», ma qui non siamo più in una landa desolata, bensì sulla riva ubertosa del fiume Giordano (che si vede scorrere sul fondo), dove tanta gente è accorsa per farsi battezzare da lui. Si riconoscono dei soldati, per le armi che hanno al fianco, e dei mercanti e pubblicani, dai vistosi borselli alla cintura: categorie espressamente citate nel brano del Vangelo. Ma Giovanni si rivolge a davvero a tutti: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto».
E a chi si domandava se non fosse lui il Cristo, il Battista risponde chiaramente di no, che sta per venire «colui che è più forte di me». E che è lì anche lui, le braccia consorte, la testa reclinata, qualche passo accanto. Colui che «battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Luca Frigerio