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Percorsi ecclesiali

L’Avvento 2025 nella Chiesa ambrosiana

Sirio 8 - 14 dicembre 2025
Radio Marconi cultura
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Riflessione

La corsa del «folle di Dio»

Nella quarta domenica d'Avvento il personaggio “in dialogo” con l'Arcivescovo si muove concitato e impaziente per incontrare il «Re mite» che viene

di monsignor Mario DELPINIArcivescovo di Milano

7 Dicembre 2025
Particolare dell'«Ingresso a Gerusalemme di Gesù», Duccio di Buoninsegna (1308), Siena

Ho incrociato il folle di Dio. Correva! Ah, come correva? Correva, correva con tutte le forze. Ma io gli ho detto: «Perché corri così, folle di Dio? Da dove stai scappando? Chi ti sta inseguendo?».

Soltanto gente impaurita e vile può immaginare che io stia correndo per scappare. Scappare da dove? Scappare da chi? Io corro e corro, ma non scappo: non ho paura di niente. Forse perché sono folle.
Forse voi scappate per paura del mostro che avete creato e che sta per inghiottirvi! Forse voi correte e vi agitate per scappare alla morte disperata che è il vostro incubo. Io non corro per scappare dalla morte, ma per andare incontro alla vita!

Io gli dico: «Allora perché corri così? Dove stai andando?».

Corro, perché finalmente è arrivato! Corro perché non voglio perdere l’incontro. Corro perché la promessa si è compiuta. Corro perché il futuro non può aspettare. «Ecco il tuo re viene, mite, seduto su un’asina e su un puledro».
Corro per l’impazienza di incontrarlo, corro perché la folla numerosissima è tutta entusiasta per l’accoglienza. Ah! Che giorni stiamo vivendo! Ah! Che privilegio vivere questo giorno! Corro per incontrarlo e gridare con tutti il nostro canto sgangherato: «Osanna, al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!». Corro per lui. Corri anche tu!

Io gli dico: «Perché corri così? Sei matto? Guarda che si presenta in modo sospetto. Considera che i sapienti e i capi del popolo non si sono mossi e anzi sono preoccupati e infastiditi di tutta questa gente che corre e schiamazza».

Corro e non mi fermo perché la sapienza del sospetto puoi mangiartela a pranzo e cena, se vuoi essere infelice. Corro e non mi fermo, alla faccia dei capi del popolo. Se vuoi, imitali tu, i capi e i sapienti! Quelli se ne stanno fermi, quelli sono seduti al tavolo a riempire l’aria di parole grigie e di uno spavento che chiamano prudenza. Ah! Li vedo, li vedo affacciarsi alla finestra del palazzo: hanno paura di perdere la poltrona! E se ne stanno fermi: hanno paura per il sistema che hanno costruito e gli interessi e le prepotenze. Viene il re mite: hanno paura. Ah! Che paura gli arroganti vigliacchi. Perciò stanno fermi. Ma io corro e corro e sono impaziente di buttare in strada i miei stracci perché sia morbido il cammino per il Signore che viene.

«Ma tu sei matto: perché corri così? S’è radunata una massa di fanatici, la folla numerosissima dei miserabili: perché corri a mescolarti a questa gentaglia?».

Per questo io corro e corro: perché voglio mescolarmi proprio a quella gentaglia che il re mite ha preferito. Corro e corro: corro con i poveri che non ne possono più di essere miserabili. Perciò corrono incontro a colui che viene nel nome del Signore per annunciare buone notizie!

«Ma perché corri così? Non si può andare con più calma? Non c’è rischio di farti venire un malanno, che già hai problemi con il tuo cuore? Sei matto a correre così!». Si è persino arrabbiato! Ha parlato come parlano i folli e non tutte le parole si possono ripetere, tanto meno in predica.

Resta tu in poltrona, se vuoi. Cammina tu come camminano quelli che non sanno dove andare! Continua a essere in ansia per la tua salute, tu che non sai che cosa farne. Io corro e corro, perché voglio uscire dalla melma delle cautele. Io corro e corro, perché mi fa vomitare il popolo dei vili, degli ansiosi. Io corro e corro perché la mia vita sia come un volo, un libero andare, un esagerato sognare. Io corro e corro e vi lascio nella vostra palta, nella vostra desolata inutilità.

Ho detto tante volte al folle di Dio di non correre così e di non agitarsi e arrabbiarsi: fa male alla salute. Gli ho detto di non fare di corsa quello che si può fare con calma. Gli ho detto che solo i sempliciotti si entusiasmano e fanno chiasso per eventi di cui si dimenticano il giorno dopo.

Ma lui si ostina a correre, a entusiasmarsi, a fare festa per il re mite che entra in città cavalcando un asino. Continua a correre e correre. Che volete farci? È un folle!

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