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Forse più conosciuto come Il Signore è la mia salvezza, è stato scritto da Alberto Marani a partire da Is 12: Isaia scrive gli inni di lode degli Ebrei che, dopo tanti anni, acquistano la libertà e possono fare ritorno alla loro patria. Anche noi, redenti di ogni epoca e luogo, ci affidiamo a Dio, nostra unica salvezza.
Il ritmo incalzante e coinvolgente unito al sapore modale della melodia rendono questo canto capace di portare l’assemblea celebrante a sentire la presenza del Salvatore, vivo e operante: l’architettura del brano, infatti, non è né così estranea al sound contemporaneo da sembrare un oggetto da museo ma nemmeno così affine alla musica pop tipica ad altre canzoni religiose che, spesso, trattengono nel sensibile e non riescono a far sentire l’aria fresca che passa attraverso le finestre aperte fra cielo e terra.
Questo dialogo fra Il Signore e il suo popolo può essere reso plasticamente affidando la strofa a un solista e solo il ritornello a tutta l’assemblea.
L’esecuzione che qui proponiamo è quella più popolare (anche se non fedelissima allo spartito pubblicato) che si è imposta negli anni delle nostre parrocchie. Tuttavia, coloro che avessero imparato quella edita, è bene che non cambino prassi esecutiva.
A tal riguardo facciamo notare che, nello spartito per chitarra che è reso fruibile in questa pagina, la prima strofa si riferisce alla versione pubblicata, mentre le altre a quella più in uso nelle comunità.
Oltre che nella Messa, è un canto adatto durante le celebrazioni penitenziali (per lodare la misericordia di Dio) e durante l’aspersione e l’incensazione del feretro durante le esequie (si notino le armoniche suscitate dal testo)

Spartiti
Versione per chitarra
Versione originale

Audio

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