La riflessione del Pontefice sul rapporto fra economia e Vangelo è al centro del libro «Papa Francesco. Questa economia uccide», di Andrea Tornielli e Giacomo Galeazzi (Piemme), che sarà presentato mercoledì 4 febbraio, alle 18, al Cine-teatro Palestrina di Milano, in un incontro in cui interverrà anche il cardinale Angelo Scola. Ne parliamo con uno degli autori, Andrea Tornielli, vaticanista fra i più accreditati.
Alcune frasi di Francesco contro «l’economia che uccide», alcuni suoi richiami forti sulla giustizia sociale bastano per etichettarlo come «Papa marxista». Come mai?
C’è chi, in modo un po’ rozzo, associa al «comunismo» ogni appello in favore dei poveri. Credo, però, che alla base ci sia il fatto che sono state lasciate cadere nel dimenticatoio molte importanti pagine della dottrina sociale della Chiesa. Penso, per esempio, alla forza con cui Pio XI nel 1931, dopo la crisi di Wall Street, nell’enciclica Quadragesimo anno denunciava «l’imperialismo internazionale del denaro»: un’analisi lucida molto attuale per descrivere la situazione odierna.
Papa Bergoglio viene da un continente dove le disuguaglianze sociali sono fortissime, il che è ancora più scandaloso se si pensa che è a maggioranza cattolica. Viene da un Paese che ha provato sulla sua pelle le conseguenze devastanti di scelte economiche pensate a vantaggio solo di alcuni. In che misura tutto questo si ritrova nella sua visione economico-sociale?
Certo Francesco sa guardare il mondo con gli occhi dei poveri. Alcuni suoi critici puntano proprio sulla provenienza del Papa per cercare di anestetizzare il suo messaggio, lasciando intendere che l’essere latinoamericano non gli fa comprendere l’Europa, né una certa economia. A me sembra, invece, che ancor più dell’esperienza in Argentina sia importante la riscoperta di tante pagine dimenticate del magistero sociale della Chiesa.
Nel vostro libro in un’intervista esclusiva papa Francesco parla del capitalismo. Qual è il pensiero del Pontefice su questo modello economico?
«Quando al centro del sistema non c’è più l’uomo, ma il denaro – ci ha detto -, quando il denaro diventa un idolo, gli uomini e le donne sono ridotti a semplici strumenti di un sistema sociale ed economico caratterizzato, anzi dominato da profondi squilibri». Il Papa non ha ricette economiche, riconosce gli aspetti positivi della globalizzazione, ma anche i guasti di un sistema che idolatra il denaro scartando le persone. Invita a uscire dalla «globalizzazione dell’indifferenza». E dunque anche a chiedersi se e come il sistema in cui viviamo possa essere cambiato per far sì che al centro vi siano le persone e non il denaro e i mercati.
La prossima enciclica si occuperà di ecologia, una questione che chiama in causa il modello economico globale…
Francesco ha preannunciato che sarà pubblicata tra giugno e luglio. È vero che chiama in causa il modello economico globale: anche per la salvaguardia del creato – spiega il Papa – bisogna superare la cultura dello scarto. Il creato è un dono affidato alla cura dell’uomo perché lo custodisca, se ne serva per il suo sostentamento e lo consegni alle generazioni future senza sfruttarlo indiscriminatamente.
Siamo a pochi mesi dall’Expo. Pare che la Santa Sede solleciterà l’istituzione di un’Autorità mondiale sulla controversa questione degli organismi geneticamente modificati. Ci possiamo aspettare qualche “mossa” forte della Chiesa sui temi socio-economici?
Credo che l’enciclica, pubblicata all’inizio di Expo, sarà già una “mossa” forte. Di altro non sono a conoscenza.