Grandissima commozione. Una commozione profonda e composta, così come si addice alla gente di queste parti, ma non per questo meno importante. Questo il sentimento respirato dentro e fuori la parrocchia di San Leonardo a Malgrate, stipata in ogni ordine di posti per salutare il proprio figlio, Angelo Scola, diventato Arcivescovo. Una vicinanza resa ancora più forte della presenza dei tanti cugini che ancora oggi vivono in paese e dal ricordo del fratello Pietro, indimenticato sindaco del paese, morto giovane in un incidente stradale. «Un’emozione fortissima – racconta la nipote presente al saluto in chiesa insieme al marito e al figlio -, perché la nostra famiglia, nonostante la lontananza, è sempre stata unita. Ritrovarsi qui oggi per celebrare il suo ingresso da Arcivescovo di Milano è un momento indimenticabile non solo per noi, ma per tutta la comunità di Malgrate».
Sono in tanti a ricordarsi di Angelo, nato nella corte in fondo a via Sant’Antonino, un ragazzo “dotato” e sempre disponibile. «Posso solo dire che siamo felici – commentano le cugine -, felici soprattutto per la nostra Diocesi perché siamo sicure che sarà una guida attenta e disponibile per tutti. Noi che lo conosciamo da sempre non possiamo che gioire di questi momenti».
A salutare il nuovo Arcivescovo, oltre al parroco di Malgrate, nonché suo segretario particolare, don Luciano Capra, il vicario episcopale della zona Terza monsignor Bruno Molinari, il prevosto di Lecco monsignor Franco Cecchin e numerosi altri sacerdoti delle parrocchie vicine. Presenti anche il sindaco di Malgrate Giovanni Codega – che ha donato al neo Arcivescovo una rara edizione della vita di sant’Ambrogio – e, in rappresentanza del Consiglio regionale lombardo, il consigliere Carlo Spreafico.
Il saluto a Malgrate è iniziato con il rinnovo del battesimo – Angelo Scola fu battezzato proprio qui l’8 novembre di 69 anni fa – ed è proseguito con un momento di incontro con la comunità. Seduto sull’altare in mezzo ai chierichetti, l’Arcivescovo ha risposto a domande fatte da due ragazze ricordando il suo passato da chierichetto e il momento della sua vocazione.
«Da chierichetto ho tanti bei ricordi – ha detto il Cardinale – anche se non dimentico la fatica di alzarsi per andare alla messa delle 6 e i tanti richiami, non sempre benevoli, quando da ragazzini ci si distraeva troppo sull’altre. Ho poi indelebile nella mia mente l’immagine della visita pastorale che il cardinale Schuster fece proprio qui: mia madre insistette perchè partecipassi all’adorazione che iniziava alla 3 del mattino. Vedere il Cardinale stare fermo, immobile per più di un’ora davanti alla croce, mi ha fatto davvero sentire la presenza di Dio tra noi».
Particolarmente sentito anche il racconto della vocazione. «Ripenso a due momenti distinti – ha detto ancora Scola –: in quarta elementare quando venne un fratello consacrato a scuola a raccontarci la sua vocazione. Lo fece in maniera così accalorata che convinsi mia madre ad andare a parlare con il parroco di allora, don Lucio, che, da buon prete ambrosiano, ci rimandò a casa. Poi la “chiamata” arrivò al secondo anno di Politecnico, segno che le sensazioni avute da bambino, l’inclinazione a Dio che avevo sentito, erano state giuste. A tutti voi chiedo di prendere su serio questa inclinazione nel caso la sentiate come vostra. Perché se ha la forza di imporsi allora significa che ha una forza molto più grande e significativa di quanto pensiamo».
Terminato il momento di saluto il cardinale Scola si è recato al cimitero comunale di Malgrate per rendere omaggio alla tomba dei genitori, papà Carlo e mamma Regina Colombo e poi lasciare Malgrate per Milano.