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Gli oratori cittadini conquistano l'ottavo posto del concorso Cei sostenuto dall'8x1000. Il premio di tremila euro sarà investito nel progetto di catechesi inclusiva per i disabili

Bresso
Nella foto, un momento di svago all'oratorio di Bresso. Da notare: improvvisate zeppe al tavolo, fissate con lo scotch, per facilitare il gioco di chi è in carrozzina. L'integrazione aguzza l'ingegno dei ragazzi.

«Se è vero che l’amore è cieco, allora significa che l’amore è un sentimento con un grosso handicap».
La battuta di Eros Drusiani, cabarettista e scrittore italiano, ha bisogno di verifica. Di fact checking, direbbe chi parla moderno.
Analizziamo, allora, un fatto.
Gli oratori di Bresso – hinterland nord di Milano – da sette anni accompagnano nel cammino di fede bambini con svariate disabilità. È la risposta ad un bisogno concreto di alcune famiglie. Inizialmente, lo spazio richiesto era solo per lo svago domenicale. All’epoca, il responsabile dell’oratorio, don Pierpaolo Zannini, ha condiviso il ragionamento di alcuni genitori: «Questi ragazzi hanno diverse tutele scolastiche e sanitarie, ma il tempo libero? Quello, per chi ha disabilità, non è garantito da nessuno».
Via via, si è pensato di introdurre questi bambini nella proposta estiva (oratorio feriale) aiutandoli a sentirsi davvero parte di una Chiesa, per poi progettare un vero e rinnovato cammino di fede attraverso la catechesi settimanale in preparazione ai sacramenti. Senza tralasciare l’aspetto socio-ricreativo.
«Oggi – conferma don Andrea Carrozzo, successore del coadiutore citato – i nostri oratori accolgono 18 bambini con disabilità (autismo, disabilità fisiche, cecità…), 15 bressesi e 3 provenienti da comuni vicini. Per ciascuno è pensato un percorso pedagogico e spirituale in modo da formare la persona sotto tutti i punti di vista».
L’attività è stata apprezzata pure oltre i confini locali. Divenendo, ad esempio, uno dei modelli virtuosi presentato al Convegno nazionale della catechesi persone disabili tenuto a Sacrofano, nell’aprile scorso.
«Oltre ai sacerdoti, alla responsabile e a diversi adulti volontari – continua don Carrozzo – sono coinvolti circa 20 adolescenti (15-16 anni) che affiancano i bambini nelle diverse attività. Il nostro obiettivo è sostenere questo progetto, per poter ancora accogliere chi ne avesse bisogno. E soprattutto essere sempre più in grado di offrire a ciascuno un cammino di fede adeguato alle proprie possibilità. Siamo consapevoli che un catechismo inclusivo sia una risorsa utile non solo per i disabili, ma per tutti i bimbi dell’oratorio».
Inattesa, ancorché ponderata, è poi la risposta alla domanda: qual è la strategia comunicativa per farvi conoscere?
«Questo progetto, afferma il sacerdote, è già abbastanza conosciuto sul territorio e anche nei paesi limitrofi. Sono le famiglie stesse, che frequentano i nostri ambienti, a raccontarlo e a testimoniarlo». Segno di un mach, tra domanda e ascolto, che fonda su un obiettivo condiviso. Condiviso pure nella maturazione: dall’originale svago alla trasmissione della fede in modo originale.
Anche se, d’improvviso, la giovinezza inghiotte il presbitero. E, allora, ci informa che si usa pure Facebook di su e Instagram di giù; cene di qui e feste di là, per sensibilizzare il territorio.
La generosità non è però lasciata allo stato brado. La delicatezza dei rapporti, con persone così singolari, non lo permette. Ed, infatti, i volontari sono affiancati da specialisti: educatrice professionale per programmazione, catechismo e attività domenicale; pedagogista per supporto genitori, ragazzi e catechisti.
Alle uscite economiche fanno fronte la parrocchia, il Comune e la partecipazione a bandi o concorsi.
Come quello indetto dalla Cei – TuttixTutti – che quest’anno ha visto Bresso raggiungere l’ottavo posto, aggiudicandosi tremila euro provenienti dall’8×1000.
Fact checking positivo. L’amore e l’handicap si sorreggono.

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