Per il terzo anno consecutivo, l'Arcivescovo Mario Delpini consegna alle società sportive e a tutta la Diocesi una lettera dedicata al mondo dello sport, con dei forti richiami educativi che impegnano allenatori, dirigenti, volontari, genitori a svolgere il loro servizio riferendosi al Vangelo. In quest'anno particolare, l'Arcivescovo si rivolge ai dirigenti sportivi, elogiando il loro compito. Non appena sarà possibile i contenuti di questa lettera saranno approfonditi dallo stesso mons. Delpini in un incontro dedicato a cui saranno invitati in particolare proprio tutti i dirigenti. Intanto la lettera può essere letta, diffusa e commentata nell'ambito delle diverse società. Copie cartacee della lettera (scaricabile qui in allegato) sono disponibili gratuitamente presso la nostra sede di via S. Antonio 5 a Milano (0258391362 - sport@diocesi.milano.it).

+ Mario Delpini
Arcivescovo di Milano

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Carissimi,

più che una lettera per condividere linee di ispirazione e proposte, vorrei scrivere un messaggio di apprezzamento e di gratitudine. Vorrei scrivere, per esprimermi con un po’ di solennità, l’elogio del dirigente sportivo.

 

Elogio del dirigente sportivo

 

Voglio fare l’elogio del dirigente sportivo come atto di riconoscenza.

Sento infatti doveroso riconoscere e ringraziare per il tanto tempo messo a disposizione, per la disponibilità al sacrificio personale, per la passione per condividere fatiche e per festeggiare risultati.

Lo sport ha una sua speciale attrattiva per coloro che l’hanno praticato e lo praticano: c’è tutta la bellezza della giovinezza, il benessere che unifica anima e corpo, la gratificazione di essere parte di una squadra. Assumere il ruolo della dirigenza significa proporsi per custodire i valori e arginare le tentazioni inevitabili del protagonismo, dell’agonismo scriteriato, della suscettibilità delle persone.

 

Voglio fare l’elogio del dirigente sportivo come atto di ammirazione.

Quello che ammiro dei bravi dirigenti è la visione di insieme, l’attenzione a tenere presente tutto, per quello che si può: la tenuta delle squadre e, se possibile, i risultati, la valorizzazione dei singoli atleti per quello che possono dare, l’inserimento della attività sportiva in una proposta educativa che comprenda tutti gli aspetti della persona. La visione di insieme consente anche di avere particolare attenzione a chi ne ha bisogno, i più fragili, i più deboli, i più poveri: non per fare l’elemosina e neppure per illudere, ma per offrire le possibilità proporzionate alle risorse e capacità di ciascuno.

La visione di insieme consente anche di distinguere e di rispettare le differenze e di circondare di rispetto i momenti più delicati della crescita delle persone. In particolare la differenza tra ragazzi e ragazze, tra uomini e donne, chiede nell’ambiente sportivo in cui il corpo ha una importanza così rilevante specifiche attenzioni e una proporzionata valorizzazione. Solo una visione di insieme dei valori in gioco consente di tener presente la differenza originaria e di favorire il rispetto, il clima attento a evitare ogni forma di abuso e di promiscuità ambigua.

 

Nei dirigenti ammiro lo spirito di servizio, quel ritenere che i talenti si debbano trafficare per il bene di tutti e che le fatiche o i contrasti prevedibili non siano buone ragioni per lasciar perdere, per sottrarsi ai fastidi, per rifugiarsi nel privato.

 

Il bravo dirigente si distingue per la lucida determinazione delle priorità. Intorno allo sport si accumulano sentimenti, aspettative, punti di vista parziali, anche rivendicazioni, anche ingenui sogni di gloria. Ammiro il bravo dirigente perché contrasta le aspettative sbagliate nella consapevolezza che la priorità delle società sportive di ispirazione cristiana sono la crescita della persona in tutte le sue dimensioni, dello spirito di squadra, della competitività pacifica, che non disdegna i risultati e i trionfi, ma non ne fa idoli a cui sacrificare la salute, l’amicizia, il rispetto dell’avversario.

 

Il bravo dirigente è un punto di riferimento per la comunità cristiana e per la società civile. Per reagire alla tendenza alla frammentazione che costruisce mondi separati, talora anche contrastanti o concorrenziali, è necessario che anche la pratica sportiva e quindi le società sportive si concepiscano dentro una comunità, dentro una società. Ciascun aspetto della vita tende a essere totalizzante: chi è appassionato di sport rischia di mettere lo sport sopra tutto, sopra la scuola, sopra la vita della comunità cristiana e la maturazione nella fede, sopra la vita di famiglia, sopra la salute. Lo stesso rischio corrono tutte le altre componenti. Ammiro il bravo dirigente perché curandosi della società che dirige entra in rapporto con le altre istituzioni, ne condivide le ragioni, ne rispetta i legittimi interessi, cerca e promuove e favorisce con tutte l’alleanza propizia al miglior benessere possibile per tutti.

 

Voglio dunque fare l’elogio del dirigente sportivo e, in questo elogio, raccomandare ai dirigenti di fare quello che possono per meritarselo sempre.

Per parte mia, assicuro la disponibilità della comunità cristiana a favorire, rispettare, promuovere ogni forma di pratica sportiva che sia a servizio delle singole persone e del senso di appartenenza a una comunità.

 

Per tutti i dirigenti, per tutte le società che dirigete invoco ogni benedizione di Dio.

 


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