Si discute dell’inserimento nel calendario mondiale di 11 corse:
oltre a Giro, Tour e Vuelta, “classiche” come Sanremo, Lombardia
e Roubaix. Angelo Zomegnan, capo dell’organizzazione del Giro:
«Partecipare alle nostre corse resta un diritto, e non un dovere,
per le squadre. Vogliamo aiutarle a reggere i costi economici.
Se si arriverà a una rottura con l’Uci non sarà per scelta nostra»
di Mauro Colombo
L’era del Pro Tour, rivoluzione introdotta quest’anno nel mondo del ciclismo, rischia di chiudersi in fretta. Sarebbe questa la conseguenza estrema del dissidio in corso tra l’Unione Ciclista Internazionale (“madre” del Pro Tour) e gli organizzatori dei tre grandi Giri a tappe (Rcs Sport per il Giro d’Italia, Aso per il Tour de France e Unipublic per la Vuelta a España).
Al centro della vertenza le 11 corse facenti capo ai tre organizzatori (oltre ai Giri nazionali, “classiche” come la Sanremo, il Lombardia e la Roubaix), che l’Uci aveva compreso nel calendario Pro Tour 2005 – con conseguente obbligo di prendervi parte per le 20 squadre inserite nell’apposito ranking – solo in via provvisoria, in attesa di accordi definitivi.
L’Uci vuole prolungare anche al 2006 la soluzione transitoria, prevedendo per il 2007 un calendario separato e la conseguente partecipazione “negoziata” tra squadre e organizzatori. «Ci hanno comunicato che il regime attuale rimarrà immutato anche per l’anno prossimo – spiega Angelo Zomegnan, responsabile di Rcs Sport per l’organizzazione di manifestazioni ciclistiche – e che nel 2007 entreremo nel calendario mondiale, con una configurazione simile a quella dei campionati del mondo e delle Olimpiadi, in parallelo al Pro Tour. Di fronte a questa decisione, presa d’autorità, non vediamo il motivo di lasciar passare anche il 2006: tanto vale cominciare subito… L’altro aspetto è relativo alla libera trattativa, che equivale al diritto, ma non al dovere, da parte delle squadre di partecipare alle nostre corse: è esattamente quanto avviene; chi vuole venire viene, chi non vuole va a fare le corse del Pro Tour».
Da voi è partita una controproposta…
Abbiamo sottoposto all’Uci un progetto che, oltre a rendere definitivi gli accordi sin dal 2006, prevede la partecipazione garantita alle prime 14 squadre del ranking e l’invito ad altre 8 squadre. E alcune squadre ci hanno già manifestato il loro apprezzamento.
Secondo il vostro piano, ogni squadra presente a tutte e tre i Giri riceverà 100 mila euro, mentre sarà rilanciato il Trofeo dei Tre Giri, con un montepremi complessivo di due milioni di euro. Il presidente dell’Uci Mc Quaid ha parlato di «proposta oscena»…
Credo che bisognerebbe misurare le parole, oltre a conoscerne bene il significato. “Osceno” allude a qualcosa di volgare e non credo ci sia qualcosa di volgare nel cercare di venire incontro alle esigenze delle squadre: per partecipare ai tre Giri devono affrontare costi onerosi e noi vogliamo aiutarle. Starà a loro, eventualmente, di parlare di “oscenità”.
Se ci fosse una rottura con l’Uci, che cosa rimarrebbe del Pro Tour?
Francamente non lo so. Ma se si arriverà alla rottura, non sarà certamente per scelta nostra.