Che viaggino su due o su quattro ruote, entrambi hanno fatto della velocità il loro credo. Il primo la esprime negli ultimi duecento metri, come una cannonata (non per nulla è soprannominato Cannonball). Il secondo la articola lungo centinaia di chilometri, mantenendo un ritmo che alla lunga stronca gli avversari. Parliamo di Mark Cavendish, l’inglese laureatosi campione del mondo di ciclismo a Copenaghen, e di Sebastian Vettel, il tedesco che dopo la vittoria nel Gp di Singapore è a un punto dal bis iridato nel Mondiale di Formula 1.
Il 26enne Cavendish era il favorito della corsa. Troppo facile il circuito danese per lasciare presagire un esito diverso dal volatone di gruppo, del quale l’inglese – dalla vittoria nella Milano-Sanremo alle numerose tappe conquistate al Giro, al Tour e alla Vuelta – è da tempo considerato il miglior interprete assoluto. Non è riuscito a farsi scivolare addosso la pressione, tant’è che alla vigilia è stato preso da un tremolio incontrollato. Ma quando la gara si è incanalata sui binari da lui auspicati e si è giunti al rettilineo finale, Cavendish si è ritrovato nel suo elemento: ha preso a mulinare sulla bicicletta con una frequenza di pedalate degna di un pistard e ha sbaragliato il campo. Prima di lui solo un altro britannico aveva indossato la maglia iridata: Tommy Simpson, che la regina Elisabetta elevò al rango di baronetto e che poi morì sul Ventoux, nel Tour del 1967, vittima del caldo, della fatica e di qualche pastiglia proibita. Cavendish non aspira a titoli nobiliari, ma guarda a Londra 2012: il suo obiettivo dichiarato fin d’ora è l’oro olimpico.
Anche Vettel, all’inizio del Mondiale di Formula 1, era il maggior indiziato al successo finale. Ha tenuto fede al pronostico con disarmante facilità e ora può vincere il titolo con quattro gare d’anticipo. Sarebbe il suo secondo, il che vuol dire far meglio di Hamilton e Button (che ne hanno vinto uno) ed eguagliare Alonso. Considerato che ha solo 24 anni, raggiungere il record di Schumacher (sette volte mondiale) non appare poi un miraggio. Ma forse a Vettel, ora, stuzzica maggiormente un altro traguardo: dopo avere sfruttato in pieno la superiorità totale della Red Bull, provare a vincere con una scuderia di più alto lignaggio e dalla storia più gloriosa. Sul podio di Monza ha rivelato che sarebbe bello, un giorno o l’altro, vivere quel trionfo da pilota della Ferrari. Chissà…