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Calcio

Brasile, i Mondiali senza un vero padrone

Fanno notizia le cadute rovinose delle grandi, tra cui Spagna e Italia. I padroni di casa non convincono, l’Argentina è più credibile, tra le europee si fanno largo Germania e Francia

di Leo GABBI

23 Giugno 2014

In attesa che le grandi corazzate prendano il largo, tecnicamente questo sembra il Mondiale delle liete sorprese. Vedere Costarica che batte Uruguay e Italia, l’Olanda che fa a pezzi la Spagna (già eliminata dopo due gare) e una giovanissima Colombia giocare con la sicurezza dei veterani, rimescola sicuramente le carte dei pronostici della vigilia. I valori assoluti alla fine dovrebbero prevalere, ma questo torneo sembra molto diverso da quello che ci avevano raccontato, con il Brasile strafavorito e le altre ad annaspare molto staccate.

Intanto i carioca hanno vinto la prima con la Croazia e pareggiato la seconda con un ottimo Messico senza convincere: a parte la stella Neymar, sembrano mancare in personalità e si fatica a intravedere un vero leader, che nei momenti difficili possa prendere per mano la squadra. Più esperta e tosta appare allora l’Olanda, che ha in Van Persie e Robben campioni navigati e una cintura difensiva capace di tamponare e subito reimpostare il gioco per i suoi fenomeni in avanti. Terrificante l’uno-due della Francia, la Germania in un tempo ha schiantato il Portogallo e poi ha faticato col Ghana, mentre il giovane e talentuoso Belgio ha stentato per piegare l’Algeria e ha battuto la Russia al di là dei propri meriti. Lascia sbigottiti la Spagna, buttata fuori da un ottimo Cile: squadra sfilacciata, giocatori logori per una stagione massacrante nei loro club, nessun ricambio generazionale che fa la differenza rispetto agli “eroi” del Sudafrica, hanno causato la disfatta.

Di fronte a questo rimescolamento di carte l’Italia aveva esordito bene regolando gli inglesi, con Pirlo, Candreva e Balotelli sugli scudi. Poi però, come l’Uruguay nel primo match, ha dovuto piegarsi al ritmo della Costarica, vera rivelazione del torneo, rimettendo in discussione la qualificazione. Messi invece, non sta tradendo le attese: ha subito messo il suo sigillo nelle vittorie con Bosnia e Iran, trascinando quell’Argentina che oggi è l’alternativa più credibile ai padroni di casa per la vittoria finale.

A proposito di credibilità, i Mondiali restano sospesi in un limbo, sul fronte arbitrale, dopo il primo regalo confezionato sotto forma di rigore al Brasile nella partita inaugurale, quell’onnipresente spray che in Sudamerica usano da decenni e quell’occhio elettronico che dovrebbe battezzare i “non gol” e che continua invece a far discutere. Sul fronte climatico, il caldo amazzonico non è stato neppure alleggerito dai time-out che poi si sono rivelati fantasma (nella partita dell’Italia, con un’umidità feroce, i sanitari hanno detto alla Fifa che non erano necessari…), al punto che qualche giocatore ha confessato di aver avuto delle allucinazioni in campo. Ma è soprattutto fuori dal campo che ci auguriamo non arrivino più brutte sorprese: come la giornata d’esordio ha insegnato, il malcontento popolare e il disagio popolare covano tensioni e rabbia sotto la cenere, per una situazione di vita, la loro, che il Mondiale non sposta neppure di un centimetro.