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Scuole, il recupero costa

Da metà giugno a metà luglio tornano gli esami di riparazione per gli studenti "indebitati". Ma gli istituti milanesi sono a corto di tempo e di soldi

5 Giugno 2008

16/05/2008

di Cristina CONTI

Tornano gli esami di riparazione. E le polemiche non mancano. La nuova legge, infatti, prevede che da metà giugno a metà luglio i ragazzi ritornino sui banchi per i corsi di recupero. Ma per questo sono necessarie nuove risorse.

Secondo le previsioni il 40% degli studenti avrà almeno un debito. Un po’ meglio rispetto al primo quadrimestre, quando nei licei si arrivava al 70% e negli istituti professionali all’80%. I problemi però rimangono.

Molti docenti, infatti, in quel periodo saranno impegnati con la maturità e perciò i presidi dovranno ricorrere a supplenti esterni. Le lezioni costano 50 euro lordi l’una, ma alcuni istituti hanno già speso tutto il denaro a disposizione. A settembre, poi, le verifiche saranno a ridosso dell’inizio dell’anno scolastico e mancherà il tempo per fare le classi.

«Forse sarebbe stato meglio avere tutta l’estate per studiare», lamenta Innocente Pessina, preside del Berchet. «Il sistema è troppo pasticciato, avrebbe avuto più senso ripristinare i vecchi esami – gli fa eco Clara Magistrelli, del Caterina da Siena -. In più saremo travolti dai ricorsi. È una soluzione di facciata, in questo modo non si recuperano le lacune». «In una scuola che al primo anno boccia il 38% degli studenti non c’era bisogno di più severità, ma di un nuovo metodo», commenta Roberto Proietto, preside del Bottoni.

La precedente legge prevedeva che i debiti dovessero essere colmati dai ragazzi attraverso recuperi durante l’anno e nel corso dell’estate; ma di fatto i ragazzi erano sempre e comunque promossi: una certezza che demotivava tutti dallo studio. Ma adesso non è più così. I ragazzi si sono rimessi a studiare.

«Pare che gli studenti abbiano ormai capito l’antifona – spiega Paola Tieri, dirigente del provveditorato -. Non si può passare alla classe successiva se prima non si hanno solide basi. Altrimenti è inutile: le lacune rimangono anche negli anni successivi».

Intanto, anche se molti temono un’impennata delle bocciature, il provveditore Antonio Lupacchino si mostra ottimista: «I capi d’istituto hanno fatto un grosso lavoro. Se ci sono ancora problemi, li affronteremo a fine maggio, quando è in programma una nuova verifica con i dirigenti degli istituti superiori per chiarire la situazione».