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Quali controlli sulle imprese?

A partire dall'attualità, ne hanno parlato i commercialisti ed esperti contabili milanesi nel quinto Forum della scuola di alta formazione del loro Ordine

27 Ottobre 2008

28/10/2008

«La diffusione della cosiddetta finanza strutturata e un corrispondente sistema di governance di derivazione anglosassone da noi individuato come sistema monistico, ci hanno fatto accumulare carta straccia affievolendo nel contempo i necessari controlli». L’ha detto il presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Milano, Luigi Martino, intervenendo ai lavori del quinto Forum della scuola di alta formazione dell’Ordine milanese, svoltosi ieri sul tema “Chi controlla l’impresa? Il ruolo degli organi di vigilanza nello sviluppo aziendale”.

Nel sistema monistico esiste un solo consiglio di amministrazione senza collegio sindacale, ma con un comitato di controllo interno eletto in seno allo stesso cda. Questo deve annoverare almeno un terzo di amministratori indipendenti. Martino ha poi aggiunto: «Oggi abbiamo la prova provata che i controlli in America non esistono e laddove previsti non funzionano».

Al convegno ha partecipato tra gli altri il professor Marco Reboa, dell’Univesità Luic, che ha messo in luce come, a cinque anni dalla legge sul risparmio, non vi sia ancora una disciplina univoca su ruoli e funzioni degli amministratori indipendenti che abbia armonizzato i contenuti delle diverse fonti normative e regolamentari.

«La riforma del diritto societario – ha affermato Reboa – ha avuto il merito di definire poteri e doveri di amministratori esecutivi e non esecutivi, passando da un managing board a un monitoring board dove si rafforza il ruolo di questi ultimi; persiste tuttavia la vicinanza tra controllori e controllati».

Tra gli altri interventi, anche quello di Franco Dalla Sega, professore associato di Economia aziendale all’Università Cattolica di Milano, che ha auspicato un rinnovamento nel sistema dei controlli nell’ottica di una maggiore efficacia e di un più forte coinvolgimento del mondo accademico.

Da segnalare infine l’intervento di Giovanni Martinelli, della Consob, che parlando di vigilanza ha evidenziato la necessità che la professione si doti di precise norme di comportamento per il collegio sindacale.