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Quale futuro per Sesto San Giovanni?

Conclusa la vista pastorale decanale dell'Arcivescovo. Il decano, don Brigatti: «La situazione che ci preoccupa di più è sull'area Falck: in passato ha influenzato la vita sociale ed economica dell'intera città. Lo farà anche in futuro, ma come?»

18 Novembre 2008

18/11/2008

di Cristina CONTI

Sesto San Giovanni, città alle porte di Milano. Dieci parrocchie di cui due in unità pastorale, le salesiane di Maria Ausiliatrice e di San Giovanni Bosco, le altre autonome. Domenica scorsa il cardinale Tettamanzi ha concluso la vista pastorale decanale con la celebrazione eucaristica nella chiesa di Santo Stefano. Ma chi sono le persone che abitano qui? E quali sono i problemi del decanato? L’abbiamo chiesto a don Giovanni Brigatti, decano e parroco della parrocchia di Santo Stefano.

Difficoltà ad arrivare alla fine del mese, mutui troppo alti, rischio povertà. Problemi gravi di cui soffre Milano. Da voi com’è la situazione?
La situazione povertà da noi non è affatto drammatica. La nostra zona ha avuto la sua massima espansione, ovviamente, nel periodo della grande industrializzazione, grazie alle fabbriche importanti presenti sul territorio. Dopo la loro chiusura, molte persone hanno perso il lavoro, ma sono riuscite con facilità a trovarne un altro. È una città in cui se si vuole lavorare si riesce. Non ci sono gravi problemi di disoccupazione. Certo, anche qui ci sono famiglie che fanno fatica. A noi risulta per esempio, che negli ultimi anni sia aumentato notevolmente il numero delle famiglie italiane che si sono rivolte alla San Vincenzo. Ma si tratta di alcuni casi, non della maggioranza.

Gli immigrati sono sempre più numerosi in tutti i decanati di Milano. Anche da voi la loro presenza è aumentata?
Sì. Da noi oggi gli immigrati rappresentano l’11% della popolazione. Ci sono un po’ tutte le nazionalità: africani (egiziani, tunisini, marocchini), asiatici (filippini, cinesi, indiani, cingalesi) e sudamericani (boliviani, peruviani, ecuadoriani). Il nostro obiettivo è sempre stato quello di riuscire a integrarli. Però finora non ci siamo riusciti. Lo scorso anno abbiamo provato a fare una Messa per cercare di creare aggregazione tra le diverse comunità e non è servito a nulla: le persone hanno partecipato, ma poi non si è costituito un gruppo. Quest’anno abbiamo pensato di mantenere due Messe, una per l’Epifania e l’altra per la Pentecoste. Staremo a vedere.

Anziani soli e con gravi difficoltà economiche. Una situazione tipica di tutte le periferie milanesi. Anche a Sesto San Giovanni è così?
Gli anziani da noi sono una fetta molto ampia della popolazione. Un gran numero di giovani, infatti, si sono trasferiti per il prezzo alto delle case e anche per necessità legate al lavoro. La concentrazione di anziani è nel centro e in alcune parrocchie più che in altre. A Santo Stefano, per esempio, lo scorso anno abbiamo celebrato ben 150 funerali: un dato che indica bene la densità numerica.

Quali sono i servizi di cui può avvalersi la terza età?
Il Comune su questo fronte è molto attivo. Ci sono infermieri che vanno nelle case per accudire i malati e garantiscono l’assistenza domiciliare, persone che portano il pranzo, viene offerta anche la possibilità di essere accuditi da badanti. Ci si prende cura degli anziani, insomma, ma non si possono certo fare miracoli: stare dietro a tutti come si deve è comunque difficile.

I giovani però ci sono. Quale sono le fasce d’età prevalenti?
Come dicevo le giovani coppie vanno spesso via. Ci sono famiglie con bambini o figli adolescenti. Su questo fronte siamo molto attivi con le attività parrocchiali. Tra i servizi più graditi c’è l’oratorio estivo. L’anno scorso hanno partecipato ben 2.500 ragazzi e ci sono stati ben 40 animatori. Si tratta di cifre molto alte, che sicuramente devono tener conto della funzione sociale e di supplenza che il più delle volte viene richiesta a questo tipo di oratorio, ma sicuramente le cifre sono molto alte.

Quali sono allora i problemi maggiori?
La situazione che al momento ci preoccupa di più è il futuro di Sesto. Soprattutto dell’area Falck. Si tratta di una zona molto estesa. In passato è stata in grado di influenzare la vita sociale ed economica dell’intera città. Sicuramente lo farà anche in futuro. La domanda è come.