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A Milano si insegna religione nelle scuole dell’infanzia

L'assessore Mariolina Moioli ha accolto la richiesta delle famiglie e la diocesi ha incaricato 46 docenti per gli oltre 20 mila bambini dai 3 ai 5 anni che frequentano 175 materne comunali

2 Dicembre 2008

05/12/2008

di Luisa BOVE

Dal 17 settembre scorso in tutte le scuole dell’infanzia comunali c’è un’incaricata per l’insegnamento della religione cattolica ai bambini dai 3 ai 5 anni. «La famiglia, che da sempre è responsabile dell’educazione dei figli e fa la scelta dell’insegnamento, ancora una volta è la protagonista», dice don Michele Di Tolve, responsabile del Servizio Irc della diocesi.

Sono state infatti le famiglie a chiedere al Comune di Milano che ai loro figli venisse insegnata religione. L’assessore alla Famiglia, Scuola e Politiche sociali, Mariolina Moioli, ha accolto la domanda dei genitori e si è rivolta alla Curia perché destinasse insegnanti per svolgere questo servizio. «Siamo molto contenti che l’amministrazione abbia ascoltato la richiesta delle famiglie – dice il responsabile diocesano -, rispettando fino in fondo la legge e assicurando un diritto, senza alcun privilegio».

Il Servizio Irc ha dunque incaricato 46 insegnanti di religione per gli oltre 20 mila bambini che frequentano le 175 scuole materne comunali di Milano. Da parte sua il Comune ha rivisto il piano delle unità didattiche territoriali (39 in tutto) per renderle più omogenee. Questo evita agli insegnanti di attraversare la città per raggiungere i diversi plessi ai quali sono assegnati. In pratica ogni idr ha 400 bambini ai quali insegna religione per un totale di 60 ore all’anno.

«Ma non è la prima volta che questo accade a Milano», spiega don Di Tolve, citando il libro “La religione in Italia dal 1861 al 1961”. Già nel dicembre 1889, in occasione del primo congresso catechistico nazionale a Piacenza, ci fu l’intervento di quasi tutto l’episcopato italiano il quale chiedeva al ministro della Pubblica istruzione «che l’insegnamento della religione fosse ristabilita nelle scuole primarie e secondarie del Regno».

Si fece appello alla legge Casati «con piena fiducia che il Governo per primo rispetterà questa legge», si legge nel volume, «e vorrà da tutti ed ovunque farla rigorosamente osservare». Quindi rifacendosi «alla volontà del popolo e all’interesse sociale», i Vescovi concludevano: «Chiediamo al Governo l’esercizio d’un dovere e d’un diritto per il bene della gioventù cattolica italiana, anzi per il bene di tutti, per soccorrere alla pericolante civiltà».

In particolare «fu citata l’amministrazione della città di Milano», sottolinea Di Tolve, «che nel dicembre 1888 aveva invitato 27.516 famiglie a dichiarare se volessero o meno che ai loro figlioli, alunni delle scuole elementari di primo e secondo grado, venisse impartito l’insegnamento religioso: 25.380 risposero affermativamente», legge testualmente. «E quanto s’era verificato a Milano, s’era ripetuto in pressoché ogni altra città d’Italia». Dopo il “caso Milano”, continua Di Tolve, «si decise che tutta Italia dovesse avere due ore di religione nelle scuole primarie, fino a quel momento infatti esisteva solo la mezz’ora dei parroci».

Le 46 insegnanti destinate alle scuole dell’infanzia sono già in possesso del titolo, in quanto hanno sostenuto l’esame di abilitazione. «Ma per aiutarle a svolgere al meglio questo servizio – dice il responsabile diocesano -, la Curia ha organizzato un corso specifico solo per loro perché siano adeguatamente preparate, mettendole nelle condizioni di collegarsi a un progetto educativo unitario».