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Anniversario

Via Palestro, le parole di Martini sulla strage che sconvolse Milano

Trent'anni fa l’attentato compiuto da Cosa Nostra: pubblichiamo (anche in audio) l'omelia del Cardinale ai funerali in Duomo di quattro delle cinque vittime e le immagini delle esequie. Giovedì 27 luglio Messa con l'arcivescovo Delpini

cardinale Carlo Maria MARTINI

27 Luglio 2023
Il cardinale Martini benedice le salme delle cinque vittime

Pubblichiamo l’omelia che il cardinale Carlo Maria Martini, allora Arcivescovo di Milano, pronunciò in Duomo il 30 luglio 1993 durante le esequie dei vigili del fuoco e del vigile urbano vittime della strage di via Palestro, avvenuta tre giorni prima.

Vorrei dare anzitutto lettura del telegramma inviatoci dal Santo Padre: «Santo Padre desidera manifestare a Lei e intera città di Milano sua profonda solidarietà e più vivo cordoglio per vile e grave attentato che ha causato morte cinque persone e ferimento numerose altre. Mentre esprime ancora una volta energica riprovazione per tali ingiustificati atti di violenza contro vita umana, Sua Santità eleva a Dio ferventi suppliche per riposo eterno vittime inermi, per pronta guarigione feriti e per conforto famiglie tanto duramente provate, certo che popolazione milanese reagirà dinanzi a tale efferato delitto con atteggiamenti di responsabile fraternità e fermo impegno civile, consapevole che solo sincera ricerca giustizia, pieno rispetto legge divina e difesa dignità uomo possono dare vita ad auspicato progresso sociale. Sommo Pontefice invia di cuore a Lei, signor Cardinale e ai familiari vittime, ai feriti, a codesta amata cittadinanza, confortatrice benedizione apostolica».

Vergogna e infamia eterna

In comunione di dolore con il Santo Padre, anche per le distruzioni operate a Roma su monumenti cari al cuore di ogni cristiano e di ogni cittadino, rileggiamo le letture bibliche di questa Messa funebre; esse infatti ci mettono in bocca parole che la commozione ci impedirebbe di articolare. Parole di dolore, di sgomento, di lutto, di sdegno anche: «Vi sarà un tempo di angoscia, come non c’era mai stato dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo» (Dn 12,1).

Siamo ora, fratelli e sorelle carissime, in questo tempo di angoscia, che purtroppo ha accompagnato l’umanità dall’epoca del profeta Daniele fino a oggi, ma che ogni volta ci lascia sgomenti perché non riusciamo mai ad accettare che nel mondo ci sia tanto dolore e che tale dolore sia tanto spesso frutto di gratuita crudeltà e di follia omicida.

Il profeta Daniele parla poi di «vergogna e infamia eterna». Sì, bollati da infamia eterna sono coloro che perpetrano delitti così orrendi, che ci pongono di fronte a bare di innocenti, che gettano nel lutto madri, padri, spose ancora festanti dalle nozze, bambini che hanno appena imparato a riconoscere il padre. Vergogna e infamia eterna meritano coloro che a freddo hanno pensato, macchinato, calcolato, attuato gesti tanto crudeli.

Siamo vicini alle famiglie duramente provate, ai tanti feriti e alle loro sofferenze. Condividiamo la tristezza e il cordoglio dei colleghi di lavoro e di servizio di Alessandro, Stefano, Carlo, Sergio, nel corpo dei Vigili del fuoco e in quello dei Vigili urbani. Ed eleviamo un pensiero anche per Driss Moussafir, anch’egli vittima innocente di una crudele macchinazione.

Sono morti per noi

Il ricordo di queste vittime ci riporta al brano del Vangelo secondo Luca che ci ha parlato dei servitori saggi; essi nel mezzo della notte e prima dell’alba sono pronti ad accogliere il loro signore, pronti perché vigili e fedeli nel loro servizio (cfr Lc 12,35-40).

Cosi la morte ha sorpreso i nostri fratelli: intenti al loro servizio, preoccupati del bene della città, del bene di tutti noi, pronti a vegliare nel cuore della notte, senza tirarsi indietro di fronte a una missione di pattuglia e di vigilanza che può sempre nascondere insidie e pericoli. È per noi che sono morti, per difendere le nostre vite, per vegliare sulla nostra incolumità, per non venir meno al loro compito.

Diceva ancora il profeta Daniele: «Coloro che avranno indotto molti alla giustizia, risplenderanno come le stelle per sempre» (12,3). La notte buia della nostra società ha bisogno di stelle, di punti di riferimento, di segni di coraggio civile e sociale.

Con il nostro pianto si mescola dunque la fierezza per questi Vigili del fuoco e Vigili urbani, per giovani tanto entusiasti del loro lavoro, sereni e pronti a ogni chiamata. È di tali persone oneste e dedite che è fatta la stragrande maggioranza della società. Ed è guardando a loro che le nostre somme autorità – come il Capo dello Stato, che ha voluto unirsi al nostro dolore e che salutiamo con rispetto e affetto insieme alle altre autorità – possono, malgrado tutto, nutrire fiducia nell’avvenire del popolo italiano.

Dagli amici delle giovani vittime e dalle parrocchie da loro frequentate, ho ricevuto splendide testimonianze sulla fede e sull’umanità di cui erano ricchi. È quindi guardando a loro che comprendiamo l’esclamazione del profeta Daniele subito dopo l’annuncio del tempo di angoscia: «In quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro» (12,1). Il sacrificio della vita di questi Vigili è scritto nel libro del nostro popolo, anzi nel libro di Dio, nel libro della vita di cui parla il veggente dell’Apocalisse.

Chi sarà vittorioso erediterà i beni eterni

Proprio dal libro dell’Apocalisse – libro del dolore e della speranza – vogliamo raccogliere l’ultima parola di conforto per il momento durissimo che siamo vivendo: «Dio sarà il Dio-con-loro. E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate» (21,3).

Ora siamo nel lutto, nelle lacrime, nell’affanno, ma se siamo in questo Duomo che, in anni passati, ha già visto tanti lutti, lamenti e affanni, è perché sappiamo di essere tra le braccia di Colui che è il Dio-con-noi, di quel Gesù che è morto per le mani di empi e di assassini, di quel Gesù su cui ha pianto Maria Madre dei dolori, di quel Gesù che è risuscitato per darci la speranza della vita eterna, di quel Signore della vita che costituisce già da ora – ne siamo certi – il conforto e la speranza di questi nostri fratelli che, come lui, sono morti per aiutare e salvare altri.

«Chi sarà vittorioso erediterà questi beni», dice il veggente dell’Apocalisse (21,7).
«Tu, Signore, che vedi in quale tempo di angoscia siamo entrati, tu che raccogli le lacrime dei genitori, delle vedove, dei fratelli, dei figli, delle sorelle,
tu che hai dato conforto a tante famiglie in pianto,
tu che sei la speranza del nostro popolo,
sii in mezzo a noi, o Signore,
in questo momento di smarrimento, di lutto familiare e civile, cittadino e nazionale.
E tu, Maria, che vegli sulla nostra Milano dall’alto di questo Duomo, dona speranza e conforto a quanti piangono e sono smarriti,
a quanti disperano di un futuro migliore.
Donaci forza, resistenza, fede; donaci la certezza della vittoria
della giustizia, del diritto, della pace.
Fa’ che sentiamo dette per noi le parole del profeta: “Chi sarà vittorioso erediterà questi beni. Io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio”.
Amen»
.

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