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Fom

Un oratorio «senza muri», capace di ascoltare e ospitare

Questo il tema dell’Assemblea diocesana a Seregno sabato 21 gennaio, all’inizio della Settimana dell’educazione che si concluderà il 31 con una Messa in tutte le comunità. Il direttore don Stefano Guidi illustra contenuti e contesto

di Luisa Bove

16 Gennaio 2023

«Oratorio ospitale. Oratorio “senza muri”» è il titolo dell’Assemblea degli oratori che si terrà sabato 21 gennaio, dalle 9.30 alle 16, presso il Teatro San Rocco di Seregno (via Cavour 83) con iscrizione online entro giovedì 19 gennaio. Ad aprire i lavori dell’Assemblea sarà don Stefano Guidi, direttore della Fom, mentre Marco Moschini, docente di Filosofia teoretica – già referente del Corso di perfezionamento in progettazione, gestione e coordinamento dell’oratorio dell’Università di Perugia – interverrà sull’essenza dell’educare in oratorio. La giornata prevede anche workshop e altri momenti insieme.

«L’Assemblea è il momento in cui tutti gli oratori della Diocesi esprimono al massimo livello l’appartenenza alla Chiesa diocesana – dice don Guidi -, condividendo insieme il passo da compiere, perché siamo dentro a un cammino comune».

Come affronterete il tema dell’ospitalità?
Prima del Covid, nelle due Assemblee di Bollate e di Brugherio gli oratori sono stati invitati a tornare sul tema del progetto educativo, quindi di una comunità cristiana consapevole del proprio oratorio, che lo tiene vivo, aperto, aggiornato. Adesso ci dedichiamo alla qualità e alla bellezza dell’esperienza oratoriana, che non vuol dire semplicemente fare qualcosa, ma farlo bene, e soprattutto comunicando un messaggio, che è appunto il tema dell’ospitalità. Ospitalità non significa buona educazione, né cortesia verso gli ospiti, ma è anzitutto un principio teologico.

In che senso?
È Dio che ci ospita, è la paternità di Dio che è ospitale nei confronti di tutti, cioè inclusiva. L’oratorio accoglie tutti, perché crede in un Dio che è padre di tutti e accoglie tutti. Questo principio teologico diventa il principio operativo. Per questo non è una cortesia verso gli ospiti, ma è qualcosa di più radicato. Dio ci ospita e chiede ospitalità. L’oratorio “senza muri” è l’oratorio che, mentre accoglie tutti, cammina verso tutti e si rivolge a tutti. Non basta invitare, organizzare, fare: bisogna incontrare gli adolescenti e i giovani di oggi. Quindi l’oratorio chiede di ascoltarli, di avere interesse alla vita dell’altro senza muri: senza pregiudizi, senza precomprensioni, con la disponibilità ai tempi dell’altro e rispettando le sue condizioni di vita.

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Don Stefano Guidi

Quali sono i requisiti perché l’oratorio sia davvero così? Quando non è ospitale?
Un oratorio deve lavorare sulla sua capacità di entrare in relazione. Oratorio vuol dire Comunità educante capace di parlare con i ragazzi, di ascoltarli, di conoscerli. Questo è un requisito “interno”. Poi ci sono anche le condizioni personali, quando già gli adolescenti vivono una situazione personale che li fa sentire estranei, ai margini, hanno la percezione di sé di non essere capaci, di non essere all’altezza. L’oratorio non è ospitale se non cura con attenzione certe condizioni interne: la capacità di ascolto e di accoglienza.

L’Assemblea si svolge all’inizio della Settimana dell’educazione. Su cosa punta quest’anno?
L’Assemblea di fatto apre la Settimana, che si svolge dal 21 al 31 gennaio. Noi invitiamo tutti a viverla all’insegna del tema dell’ospitalità dell’oratorio. È il momento in cui l’oratorio lavora su di sé come Comunità educante, ma anche riflette sulla situazione educativa della scuola, della famiglia, dell’esperienza sportiva… È lo sguardo all’esterno della comunità ecclesiale. Quindi guardiamo con attenzione al contesto educativo in cui l’oratorio opera.

Al termine della Settimana è prevista la celebrazione della Messa…
Sì. Martedì 31 gennaio invitiamo tutti a celebrare la Messa in oratorio. Quindi ogni parrocchia o Comunità pastorale saprà organizzarsi per celebrarla la sera. L’idea è che – nel giorno in cui la Chiesa festeggia don Bosco -, diventi per tutti l’occasione di pregare insieme, celebrare l’Eucaristia, perché questo grande santo sia il riferimento spirituale ed educativo delle nostre comunità.

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