È un futuro del lavoro in positivo quello che delinea Martino Troncatti, presidente lombardo delle Acli, pur nella consapevolezza dei grandi cambiamenti in atto. Saranno proprio le Acli, nella loro sede regionale di via Luini 5 a Milano, a ospitare lunedì 28 aprile alle 20.45 l’annuale Veglia diocesana del mondo del Lavoro. Dimensione, quella lavorativa, che nell’anno del Giubileo la Chiesa ambrosiana invita a considerare come «un’alleanza sociale generatrice di speranza». Uno sguardo che nella Veglia l’Ufficio per la Pastorale Sociale e del Lavoro proporrà insieme alle stesse Acli, all’Azione cattolica ambrosiana e alla Compagnia delle Opere.
Spetta anche a queste realtà – che fanno riferimento al mondo ecclesiale, e che da sempre si richiamano al mondo del lavoro – gestire le trasformazioni di questo periodo «in una logica personalistica e comunitaria», esorta Troncatti, indicando tre grandi sfide trasversali a tutti gli ambiti lavorativi: la digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale, che toccherà ogni posizione lavorativa; la transizione green e dunque l’attenzione rivolta all’ambiente; e, infine, infine, i cambiamenti possibili sul piano della qualità del lavoro, a partire dal tempo che si riserva a quest’ambito della vita.

Se queste sono le evoluzioni in atto che in misura diversa coinvolgono tutti, secondo quella che da sempre è la sensibilità delle Acli Troncatti guarda poi al compito di supportare l’inserimento nel mondo del lavoro delle categorie più fragili. Pur se l’occupazione femminile è in crescita, Troncatti ricorda infatti il numero ancora molto alto di donne inattive, quasi 8 milioni secondo l’Istat a fine 2024; tra chi è madre, il 62% non cerca lavoro per motivi famigliari. C’è poi il tema dei Neet, i giovani che non studiano e non lavorano, il 16% nel 2023 guardando alla media nazionale (in Lombardia la quota è intorno al 10%), un dato in forte calo rispetto agli anni precedenti, ma che vede comunque l’Italia agli ultimi posti delle statistiche europee. Dati che, sottolinea il presidente Acli, assumono ancora più rilevanza se si considera il momento di forte denatalità.
In un periodo storico in cui la disintermediazione tocca anche il mondo del lavoro, con la difficoltà a fare riferimento a forme di aggregazione e a soggetti collettivi, Troncatti indica per le Acli, così come per tutte le organizzazioni che si occupano di lavoro, il compito di provare a offrire risposte che arrivino alla vita delle persone, a partire dai giovani: «Bisogna andare a cercarli, farli uscire di casa, provare a rimotivarli», esorta. E se per chi si deve reinserire nel mondo del lavoro le stesse Acli hanno avviato già da alcuni anni una Rete Lavoro, con sportelli che offrono la possibilità di un accompagnamento attivo nella riqualificazione professionale e nella ricerca di un’occupazione, Troncatti invita tutto il mondo ecclesiale a riprendere un forte ruolo educativo nei confronti dei più giovani: «Molti dei circa 45 mila ragazzi che frequentano i centri di formazione professionale in Lombardia lo fanno in strutture a orientamento cattolico; soltanto nei nostri centri Enaip ne abbiamo circa 6000», ricorda il presidente Acli, spiegando come all’impegno formativo si possa affiancare, appunto, un più ampio compito educativo, nei termini di attenzione ai diritti, educazione alle relazioni, accompagnamento all’ingresso nel mondo del lavoro. Un percorso che, propone Troncatti guardando anche al ruolo degli oratori, «potrebbe iniziare già dai 14 anni», ossia proprio quando, in molte realtà, i ragazzi iniziano ad avere meno punti di riferimento.







