Nell’anno del Giubileo è un invito alla speranza quello che arriva dall’Azione Cattolica ambrosiana nel guardare al mondo del lavoro, considerando la ricchezza di contributi che dal mondo ecclesiale potrebbe giungere anche in quest’ambito. Un invito in sintonia con il tema della Veglia diocesana, in programma lunedì 28 aprile, in cui si tornerà a sottolineare il valore del lavoro come «alleanza sociale» capace, appunto, di generare speranza.
Nella vita attiva la dimensione sociale e collettiva è evidentemente imprescindibile. Eppure nelle comunità cristiane è di solito difficile avviare un confronto sul lavoro. Un paradosso, dato che questa dimensione tocca tutti, anche se è vero che proprio per la grande varietà di situazioni il tema rischia di essere sfuggente, se non motivo di un dibattito divisivo.

Capacità di discernimento
La dimensione professionale è però «parte integrante della vocazione di ciascuno, l’ambito in cui si mettono a frutto i talenti ricevuti per il bene comune», riflette Alessandra Mazzei, coordinatrice della Commissione Lavoro dell’AC ambrosiana, che animerà la veglia insieme alle Acli e alla Compagnia delle Opere. «La riflessione sul senso del lavoro rientra pienamente nel percorso formativo di un’associazione laicale come l’Azione Cattolica», sottolinea Mazzei, che insegna Comunicazione d’impresa all’università Iulm. Da qui, dunque, l’invito a non evitare il dialogo su questi temi all’interno delle nostre comunità: non solo per l’importanza che il lavoro ha, di fatto, nella vita di ciascuno, ma anche perché, sottolinea, nel dibattito pubblico, fino ad arrivare al momento del voto politico, è importante avere una capacità di discernimento anche su questi temi.
In questo senso Mazzei fa appello al contributo che dai credenti può arrivare tanto sul piano dei valori quanto su quello del dibattito sulle soluzioni concrete. Dal suo punto di osservazione professionale, Mazzei nota infatti con preoccupazione la tendenza dei più giovani a «cercare la propria realizzazione al di fuori dell’ambito lavorativo». Ma se questo avviene, se cioè «si fatica a trovare un senso nel proprio lavoro e se si rischia di ridurre questo tempo solo alla sua dimensione strumentale», le cause vanno ricercate, osserva, «in un lavoro sottopagato, organizzato male o senza condizioni dignitose. Se i contratti sono a termine, o part-time, ciò non favorisce il fatto che le persone trovino un senso nel proprio lavoro», sottolinea la responsabile di Ac, rilevando dunque come il “lavoro povero” vada ben oltre le condizioni retributive.
Uno stile di speranza
Se sono dunque molte le criticità a livello di sistema e se non mancano le difficoltà nella vita di ciascuno, i cristiani possono però proporre uno stile di speranza. Mazzei ricorda innanzitutto l’importanza della formazione spirituale, anche guardando all’ambito del lavoro. Sia perché, secondo l’insegnamento del cardinale Martini, anche la vita attiva «può essere fonte di contemplazione e di spiritualità», sia perché nutrire la propria vita spirituale può, evidentemente, aiutare anche ad affrontare le asperità di ogni giorno.
«Come Azione Cattolica – prosegue la responsabile – siamo poi convinti di quanto ciascuno di noi possa nel proprio contesto essere portatore di cambiamento, stimolando ai valori e ai principi cristiani». Ma «è chiaro che modificare gli elementi di sistema richieda un’azione coordinata e strutturata», riconosce Mazzei, rimarcando proprio per questo l’importanza di partecipare in modo propositivo al livello civile e politico. «È una dimensione difficile da curare – ammette -, ma va fatto. Credo che i cattolici possano portare nel dibattito un contributo di qualità, con proposte conformi a principi solidi e soluzioni di lungo periodo».
Richiamando un solo esempio di attualità, Mazzei ricorda il confronto sul salario minimo: «C’è un dibattito accesissimo, in cui anche i cattolici forse non sono concordi sulle posizioni da prendere», evidenzia. Ma, rilancia la responsabile di Ac, «quale contesto migliore delle nostre comunità per dipanare anche le diversità di opinione? È importante non partire da posizioni inamovibili. Ma, anche, sforzarci di superare i classici incontri in cui si va solamente ad ascoltare quanto dicono gli esperti, e proporre invece questi argomenti in una prospettiva di attualità, di miglioramento della vita di ciascuno».




