Sirio 26-29 marzo 2024
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Milano

Traditio Symboli, chiamati alla santità

Le figure e l’esempio di Barelli, don Ciceri e de Foucauld al centro della Veglia presieduta dall’Arcivescovo con giovani e catecumeni in Duomo sabato 9 aprile alle 20.45. Al termine il dono del corrispettivo della cena a favore delle vittime della guerra e la preghiera con gli ortodossi russi e ucraini

di Marco FUSI Responsabile Servizio per i giovani e l’università

3 Aprile 2022

Siamo tutti chiamati a restare uniti a Cristo nella Chiesa per portare frutto, così che la nostra vita sia feconda. Con il cuore scavato dallo sgomento invochiamo il dono della pace quale frutto dello Spirito e di un animo aperto al perdono e alla riconciliazione: il mondo geme nelle sofferenze di tanti uomini e donne provati dalla violenza e dalle ingiustizie, da guerre che distruggono bellezza e umanità.

I prossimi beati Armida Barelli e don Mario Ciceri ci destano a desiderare i carismi più alti, a generare frutti di fede, speranza e carità. L’arcivescovo, monsignor Mario Delpini, nella proposta pastorale 2021-2022 ci ha sollecitato ad ammirare «personalità così diverse, a cui rivolgiamo la stessa preghiera perché tutti i discepoli vivano la loro vita come risposta alla vocazione che Dio rivolge a partecipare della sua stessa vita, in ogni forma storica e in ogni stato di vita che lo Spirito fa fiorire nella santa Chiesa di Dio».

Il prossimo santo Charles de Foucauld ci incoraggia a essere fratelli di tutti a imitazione di Gesù, uniti profondamente a Lui, Crocefisso Risorto: ci apprestiamo infatti a celebrare i misteri della Pasqua attraverso i quali siamo salvati e riscattati dal male.

Un appello affascinante

Nella Veglia in Traditione Symboli (vedi qui il manifesto) che convoca nel Duomo di Milano sabato 9 aprile alle 20.45 (ingresso a partire dalle 20) i 18/30enni, i catecumeni e i loro educatori, risuona dunque attraverso santi e beati questo appello affascinante ed esigente: «Il Signore chiede tutto, e quello che offre è la vera vita, la felicità per la quale siamo stati creati. Egli ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente» (esortazione Gaudete et exsultate, 1).

Tale appello risulta attraente per i catecumeni che ricevono dal vescovo il Simbolo apostolico e per tutti i giovani ambrosiani che, a partire dal dono della fede ricevuto nel Battesimo, sono chiamati alla meta alta della santità, a una esistenza feconda e luminosa perché legati indissolubilmente a Cristo nella Chiesa. Siamo parte di Cristo, parte viva della Chiesa e in comunione con i santi che già spartiscono la gioia definitiva del cielo.

I frutti si vedono, spuntano per grazia dai rami, soltanto se siamo uniti e se “frequentiamo” la bellezza di esistenze fiorite come quelle di tanti testimoni di oggi e di ieri.

I gesti di carità

La Traditio Symboli e il mistero della Pasqua 2022 inevitabilmente si intrecciano con le notizie di violenza che giungono da tante parti del mondo: siamo perciò chiamati alla carità e alla preghiera che annunciano la speranza. Infatti al termine della Veglia (attorno alle 22.30) si svolgeranno due gesti molto significativi. Innanzitutto il gesto di carità in accordo con la Caritas ambrosiana: l’invito a tutti i partecipanti alla Traditio Symboli a donare il corrispettivo della cena a favore delle popolazioni che stanno soffrendo a causa della violenza e delle vittime della guerra in Ucraina. I soldi raccolti durante la Veglia verranno utilizzati per sostenere il progetto «Centro aggregativo per minori rifugiati» che verrà realizzato a Bălti in Moldova da Missione sociale Diaconia.

Il secondo gesto sarà la preghiera con la comunità ortodossa, in accordo con il Servizio per l’ecumenismo e il dialogo della Diocesi. Dopo la Veglia insieme all’Arcivescovo i giovani si recheranno a piedi presso la chiesa di San Vito al Pasquirolo (largo Corsia dei Servi 4, Milano) per esprimere vicinanza alla comunità ortodossa dei cristiani ucraini e russi fedeli al Patriarcato di Mosca: uniti nella fede in Cristo ci affideremo insieme a Dio Padre e ci saluteremo fraternamente.