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Preti 2024, «amici di Gesù»

Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Ministero

Preti 2024, alla sequela dell’«amico» Gesù

Un versetto del Vangelo di Giovanni accompagna i 17 diaconi che l’8 giugno alle 9 saranno ordinati presbiteri dall’Arcivescovo in Duomo (diretta tv e web). Il loro padre spirituale don Luca Andreini: «L’augurio è che siano cristiani felici, quindi sacerdoti felici»

di Ylenia SPINELLI

3 Giugno 2024
I preti 2024

C’è chi ha lavorato con lo chef milanese Davide Oldani, chi ha fatto l’arbitro federale nelle partite di calcio, chi ha trovato nella passione per la musica o il cinema la strada per avvicinarsi a Dio, chi ha riscoperto la fede anche grazie a Dante, arrivando a tatuarsi un’immagine del Purgatorio sul braccio. C’è poi chi ha fatto significative esperienze missionarie o di servizio. Sono tante e diverse le storie di vita e di vocazione dei 17 candidati al presbiterato che verranno ordinati dall’arcivescovo Mario Delpini sabato 8 giugno nel Duomo di Milano (vedi qui il libretto liturgico – leggi qui l’omelia dell’Arcivescovo), nella solenne celebrazione che avrà inizio alle 9 (diretta su Telenova, www.chiesadimilano.it e youtube.com/chiesadimilano).

A partire dall’amore

Giovani uomini, tra i 25 e i 37 anni, che hanno deciso di mettersi alla sequela di Gesù, scommettendo tutto su quel versetto del Vangelo di Giovanni, «Siete miei amici», scelto come motto per essere accompagnati verso l’ordinazione e il ministero. «Il Signore Gesù ci comanda di amare come lui ci ha amato – spiegano i candidati -.  In questi anni di formazione ci siamo incamminati nella via dell’apprendimento dell’amore e tante volte ci siamo scontrati con la fatica della concretezza nel vivere l’amore di Gesù tra di noi. Abbiamo appreso che l’unico fondamento solido delle relazioni umane è che Gesù stesso abbia detto a ognuno di noi: “Sei mio amico”. A partire da questo amore di Dio per noi e da questa amicizia tra di noi, vogliamo annunciare l’amore e l’amicizia di Cristo per la sua Chiesa e per il mondo intero».

L’immagine che accompagnerà il loro ministero è tratta dall’Evangeliario ambrosiano. Si tratta di un particolare della Dedicazione della chiesa e dell’altare dell’artista contemporaneo Nicola Villa. L’autore intende rappresentare la Chiesa di Gesù. «Essa è anzitutto ri-unione di uomini e donne convocati da Lui attorno alla sua mensa – proseguono i candidati – ed è questo, in primo luogo, oltre ogni buona intenzione umana, che li rende Chiesa».

Proprio davanti a Dio e alla sua Chiesa i 17 diaconi diranno il loro «sì» definitivo, al termine di un lungo percorso di discernimento nel quale sono stati accompagnati dagli educatori del Seminario e in particolare da don Luca Andreini, padre spirituale dal 2019, che qui ci presenta la classe.

Quanto è importante la vicinanza del padre spirituale, soprattutto nell’ultimo tratto di cammino verso l’ordinazione?
In questi mesi di diaconato il rapporto con il padre spirituale non è più centrato sul discernimento verso una decisione vocazionale definitiva, ma può essere utile per vivere la propria vocazione e i primi passi nel ministero come diaconi. Si tratta di ascoltare cosa il Signore suggerisce e verso dove ci conduce, raggiungendoci in molti modi che il cuore può ascoltare e decifrare.

Ci presenta sinteticamente questa classe?
Sono 17 giovani uomini con provenienze ed esperienze diverse: 7 sono laureati, alcuni hanno avuto esperienze lavorative, di impegno sociale, di missione, oltre che di servizio educativo. Tra loro c’è anche don Erick, che viene dal Nicaragua, dove ha percorso quasi tutto il cammino seminaristico.

Rileggendo le loro storie di vita, cosa ha acceso la scintilla della vocazione?
Nella grande maggioranza dei casi la scintilla è scaturita da un incontro con una persona precisa: la vita di un prete, una domanda provocatoria o la condivisione di una esperienza profonda. L’intuizione della propria vocazione appare sempre come una domanda che si apre, come un dubbio che si insinua nel proprio presente, come una vita che suscita fascino e desiderio.

Il motto sottolinea l’amicizia fra loro e con Gesù. Come potranno rimanere sempre fedeli a questa amicizia, senza essere assorbiti dalle tante incombenze della vita e del ministero?
Mi pare sarà sempre prezioso ricordare che questa amicizia la riceviamo continuamente come un dono dal Signore Gesù e quindi credere a questa continua offerta di amicizia e accoglierla. Noi preti in questo siamo molto fortunati, perché celebriamo ogni giorno l’Eucaristia (questo dono che si rinnova) e perché incontriamo tantissime persone che sono sempre per noi via di conversione all’amicizia che Gesù offre a ogni uomo e a ogni donna e che ogni cuore attende profondamente.

Il «per sempre» oggi fa paura alle persone. Un po’ di timore lo mette anche a chi decide di incamminarsi alla sequela di Gesù?
«Per sempre» è un “tutto” che sfugge al nostro controllo e per questo fa paura a tutti noi, ma al tempo stesso il “per sempre” è un desiderio dell’amore e, quando si ama, non si può fare a meno di desiderarlo e prometterlo. Tutta la vita, in realtà, è fatta sempre e solo dall’“oggi”, dove l’amore si può offrire e ricevere in piccole cose quotidiane.

Quale l’augurio o la raccomandazione che fa ogni volta ai suoi seminaristi?
Questa è la seconda classe che accompagno all’ordinazione. L’augurio è che siano cristiani felici, quindi preti felici. Il consiglio che vorrei lasciare loro è ciò che San Vincenzo de’ Paoli diceva ai preti del suo tempo: «La prima, la seconda, la terza, la quarta… l’ultima cosa necessaria è l’umiltà». Se saremo umili, il Signore ci potrà far sentire la sua voce. Se saremo umili, ameremo e serviremo.

Li accompagnerà in ritiro spirituale?
Sì, passeremo insieme questi giorni che precedono l’ordinazione presbiterale vivendo gli esercizi spirituali, momenti di silenzio, di ascolto e di preghiera. Saremo accolti, come di consueto, dai padri Oblati di Rho e soprattutto saremo accolti e sostenuti dalla Madonna che ci attende nel vicino Santuario dell’Addolorata.

Altri ordinati

Insieme ai nuovi sacerdoti diocesani riceveranno il sacramento dell’Ordine presbiterale due Frati minori Cappuccini, un religioso appartenente alla Congregazione delle scuole di carità – Istituto Cavanis e un giovane italiano della Diocesi di Huari (Perù) appartenente all’Operazione Mato Grosso.

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