Prosegue la visita dell’Arcivescovo alle tre parrocchie cubane dove sono presenti i sacerdoti fidei donum ambrosiani. Don Ezio Borsani racconta con emozione l’attesa visita di monsignor Delpini alla parrocchia a lui affidata, la Sagrada Famiglia di Contramaestre, che ha accolto l’Arcivescovo di Milano con allegria e riconoscenza.
«L’incontro che abbiamo avuto con monsignor Delpini – spiega il fidei donum – si è svolto in tre momenti, che possiamo qualificare con tre parole: il racconto, la comunione e il piccolo seme».

«Il “racconto” si è svolto nel pomeriggio di mercoledì 23, quando la comunità, con alcuni rappresentanti e i membri del consiglio pastorale, ha raccontato la nostra vita di Chiesa con le sue attività e pastorali, anche con le nostre difficoltà, presentando anche le difficoltà della situazione della gente che vive in questo periodo di profonda crisi di Cuba.
Per noi è stata non solo l’occasione per farci conoscere, ma soprattutto per verificare il nostro cammino, un po’ come si dice in una pagina del Vangelo, che i discepoli, dopo essere stati inviati, ritornano a riferire a Gesù entusiasti.
Quindi è stato per noi come un tornare, ritornare a Gesù, ma non perché abbiamo avuto chissà quali esiti da raccontare, ma per riscoprire le motivazioni, lo spirito che deve sempre guidarci e l’Arcivescovo ci ha lasciato tre parole per riassumere questo incontro, che continueranno a orientarci: rallegrarsi, ricevere e cercare. “Rallegrarsi” è la gioia di chi vive con il Signore; “ricevere” è aprirsi all’accoglienza in molti modi e con persone che magari non abbiamo neanche pensato, immaginato, però il Signore ci viene incontro. E “cercare” di essere sempre in cammino, cercare il Signore dove si fa trovare, in particolare nei poveri».

«Domenica 27 luglio, l’Arcivescovo ha presieduto la celebrazione della Messa domenicale a Contramaestre, poi ha partecipato al pranzo con una parte della comunità, quindi abbiamo vissuto un momento forte di comunione con il Signore tra noi e possiamo dire tra le nostre due Chiese. Un gesto particolare, voglio sottolineare, che diverse persone della comunità hanno risposto all’invito che ci è stato rivolto dal Vescovo Mario, che ha chiesto: “Voi avete raccontato la vostra vita, ma cosa dite voi alla Chiesa di Milano? Che messaggio volete dare alla Chiesa di Milano?”. Quindi su un foglietto hanno scritto il loro messaggio e è stato consegnato il momento dell’offertorio all’Arcivescovo».
«Quindi dopo il racconto e la comunione, ecco il piccolo seme, il terzo momento, che si è tenuto nella mattinata di lunedì 28 luglio: la visita bella, semplice, partecipata a una piccola comunità che si è formata in questi anni nella zona rurale Romana7 (Romana è il nome della pesa con cui si pesava la canna da zucchero, 7 perché era uno dei luoghi dove vi era una pesa). Noi crediamo nei piccoli semi, piccole cose, persone semplici, poche, luoghi senza grande importanza, ma pieni di Vangelo, predicato e accolto. E quindi sono semi vivi del Regno di Dio».
«E si è conclusa poi la giornata al pomeriggio con un incontro molto bello pieno di gioia e soprattutto profondo, vissuto dai giovani e dagli adolescenti delle tre parrocchie Baire, Contramaestre e Palma. Al centro di questo incontro la figura di Carlo Acutis è stata presentata con un video, che suscitato tra i ragazzi presenti molte domande, rivolte a monsignor Delpini. Il quale ha invitato i giovani a “portarsi a casa” da questo incontro una parola, una luce, cercando di dare una risposta a questa domanda: “Io a cosa sono chiamato? Cosa posso fare per stare nel cammino della santità, cioè dell’accoglienza del Signore nella mia vita?”».

L’incontro con monsignor Delpini si è poi concluso con canti e balli, «ai quali anche l’arcivescovo si è lasciato coinvolgere tra l’entusiasmo generale».






