«Qua ci si gioca» è il titolo emblematico dell’Assemblea degli oratori, appuntamento annuale che riunisce i 1000 oratori della Diocesi, in programma a Seveso sabato 18 novembre.
In questa occasione l’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, porterà la sua voce autorevole, che segna il cammino della Chiesa ambrosiana, sul tema della vocazione, indicata come una delle priorità pastorali affidate alla Diocesi nella sua lettera per l’anno pastorale 2017-2018. L’invito agli oratori sarà quello di corrispondere al desiderio dell’Arcivescovo: «La Pastorale giovanile deve essere scuola di preghiera e percorso vocazionale».
«Non si potrà prescindere dagli oratori se si vuole affrontare la questione della qualità vocazionale della vita – commenta don Stefano Guidi, direttore della Fom (Fondazione diocesana per gli oratori milanesi) -. Insieme in Assemblea ci diremo quali siano le buone pratiche e i progetti da alimentare per accompagnare i ragazzi, i preadolescenti e gli adolescenti in un cammino di crescita “in cui ciascuno riconosce che la sua vita è una grazia, una vocazione, una missione”, come ha ricordato l’Arcivescovo». I responsabili degli oratori si chiederanno dunque quali siano gli «ingredienti» indispensabili per realizzare efficacemente una dimensione vocazionale trasversale a tutto il vissuto oratoriano. «Non penseremo tanto a iniziative con un “marchio” vocazionale – continua don Guidi -, ma valuteremo la vocazione come processo educativo integrale e l’oratorio come intrinsecamente vocazionale, sognando che diventi il contesto vitale dove ogni processo per la vita possa avere inizio e luogo».
A questo proposito, significativa è la scelta di affidare la seconda relazione dell’Assemblea a suor Simona Bisin, responsabile della Pastorale giovanile delle Figlie di Maria Ausiliatrice (Fma) della Lombardia. «Le Fma, Salesiane, sono presenti in moltissime realtà oratoriane della nostra Diocesi e delle Diocesi lombarde – spiega don Guidi -. Il loro carisma interpreta come fondante una pastorale giovanile che sia intrinsecamente vocazionale. Non ci sarebbe altro modo di fare pastorale se non si intende il significato ampio di accompagnamento alla crescita integrale della persona, nella ricerca graduale del disegno di Dio, nella realizzazione di sé attraverso scelte di “protagonismo” nella comunità e nella vita sociale. Sappiamo che cosa c’è in gioco quando si tratta della crescita integrale dei ragazzi e il rischio che si corre quando gli obiettivi educativi perdono di vista il compimento della vita delle persone, in riferimento alla fede e alla vita buona del Vangelo».
L’oratorio sceglie così di mettersi in gioco per qualcosa che conta: la felicità stessa dai ragazzi che, crescendo, saranno chiamati a fare delle scelte e a giocarsi la vita. «Il “dna oratoriano” – conclude il direttore della Fom – è elemento chiave che si inserisce nel cuore di chi l’oratorio riesce ad abitarlo pienamente e attraversa le diverse fasi della vita, dalla fanciullezza alla giovinezza, dentro una rete di relazioni solide, in cui si è potuto respirare che cosa significa la vita cristiana, inserita nella grazia e nell’appartenenza alla comunità». Nel dibattito in aula si cercherà di esaltare l’esperienza sul campo di chi vive la corresponsabilità educativa dell’oratorio in prima persona. È così che l’Assemblea degli oratori si rinnova anche quest’anno come un incontro di «esperti», in quanto i partecipanti vivono intensamente l’esperienza del proprio territorio, della condizione dei ragazzi, della pastorale oratoriana, così come effettivamente si manifesta nella realtà, con le difficoltà, ma anche con quegli elementi virtuosi che vanno certamente condivisi.