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Esperienza

Delpini, i ragazzi degli oratori e i minori stranieri: nasce un «Seme» di relazioni

Lunedì 4 dicembre alcuni adolescenti ambrosiani, accompagnati dall'Arcivescovo, incontreranno i loro coetanei immigrati ospiti della comunità gestita dal consorzio Farsi Prossimo presso la parrocchia milanese di San Pio X

di Claudio URBANO

4 Dicembre 2023

Saranno allo stesso tavolo, nella serata di lunedì 4 dicembre, a condividere l’energia che muove tutti gli adolescenti. Ma le storie che avranno da raccontare saranno molto diverse. Da una parte i ragazzi di alcuni oratori diocesani, dall’altra i loro coetanei stranieri, arrivati in Italia come minori non accompagnati e ora ospitati dalla comunità Il Seme (presso la parrocchia di San Pio X, in zona Politecnico) e in altre comunità gestite da Farsi Prossimo, il consorzio di cooperative di Caritas ambrosiana (vedi qui la pagina dedicata all’affido in questo contesto).

Primo appuntamento

A propiziare l’incontro monsignor Matio Delpini, nel primo appuntamento dell’iniziativa «L’Arcivescovo ti invita»: dopo aver visitato parrocchie e oratori, il vescovo Mario, come si fa chiamare dai ragazzi accorciando le distanze, invita ora i giovani a “uscire”, per visitare in sua compagnia alcuni luoghi significativi della città. In programma nel 2024 ci sono le visite al Memoriale della Shoah di Milano al Binario 21 della Stazione centrale e al Giardino dei Giusti.

Si inizia quindi con l’incontro con gli ospiti della casa Il Seme, dieci in totale, sei dei quali egiziani: un dato che rispecchia quello degli arrivi oggi in Italia, per la maggior parte dal Nord Africa e solo in percentuale minore dall’Africa nera o dall’Asia, spiega Giovanni Romano, responsabile dell’Area minori stranieri non accompagnati di Caritas, che ricorda: «Sono minori arrivati in Italia senza una figura adulta di riferimento che li rappresenti anche legalmente, quindi hanno diritto alla tutela e a essere accompagnati ad un percorso di autonomia». Un percorso da completare teoricamente in tempi molto brevi, entro la maggiore età, investendo quindi nella loro formazione, nella ricerca di un lavoro, possibilmente di un alloggio.

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Superare gli stereotipi

Tante prove, dunque, che si aggiungono a quelle già affrontate per lasciare il Paese d’origine: una storia che molti di loro sono pronti a condividere con l’Arcivescovo e con i loro coetanei italiani. «In virtù delle tante prove già affrontate, i minori stranieri potrebbero considerarsi più adulti rispetto ai loro coetanei nati e cresciuti qui», osserva Romano. Ma al di là dei dettagli, «vorranno sicuramente farsi conoscere come persone, come individui», evidenzia Romano. Per loro come per gli adolescenti italiani sarà quindi una preziosa occasione accorciare le distanze, e per superare gli stereotipi. Mentre «l’invito per i nostri adolescenti è conoscere realtà diverse, uscendo anche dalle zone di comfort a cui possono essere abituati», anticipa don Andrea Gariboldi, che accompagnerà i suoi ragazzi dell’oratorio San Luigi, di Sesto San Giovanni.

Certamente per loro sarà un’occasione per rendersi conto, in positivo, di essere cresciuti in un contesto più fortunato rispetto a quello di molti altri, riflette Eleonora Viganò, educatrice degli adolescenti a San Luigi. Ma è anche vero – aggiunge – che per quanto stiano crescendo, gli adolescenti hanno ancora una certa ingenuità; conoscono ancora poco di come “funziona” il mondo e, per fortuna, sono all’oscuro di molti aspetti che farebbero fatica ad affrontare. E, dunque, hanno probabilmente meno pregiudizi di noi adulti. Punta proprio a questo don Andrea, che sottolinea: «La nostra intenzione è arrivare senza una precomprensione, senza un giudizio già formato, in modo da essere aperti all’incontro».

Confutare la narrazione negativa

È questo, del resto, anche l’impegno di tutte le comunità per minori gestite da Caritas attraverso Farsi Prossimo, evidenzia Romano, «soprattutto in un momento in cui i migranti non accompagnati sono per l’opinione pubblica una categoria», a cui spesso viene riservata una narrazione negativa, legata anche all’aumento di comportamenti antisociali, come piccoli furti o rapine. Ma aumentano, rileva Romano, anche gli arrivi di giovanissimi o di ragazzi con particolari fragilità.

Proprio per questo, sottolinea, «anche se quando parliamo di integrazione pensiamo subito alla scuola o al lavoro, ciò che è davvero importante è favorire la nascita di relazioni». Ormai da alcuni anni Farsi Prossimo, che a Milano accoglie in totale 70 ragazzi (ma sono 1200 i minori non accompagnati in carico al Comune) ha scelto, dove possibile, di inserire le proprie comunità in contesti favorevoli, dove si potessero creare legami. Come avviene per esempio per Il Seme, per cui a San Pio X è nata anche un’associazione di volontari.  La presenza dell’Arcivescovo sarà per tutti un segno di questa attenzione.