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Sant'Ambrogio

«Cerchiamo di capire dove va la città e cosa ci chiede Dio»

In Basilica l’Arcivescovo ha incontrato Decani, parroci e Consigli parrocchiali di Milano a conclusione della Visita pastorale

di Annamaria BRACCINI

21 Gennaio 2024
L'Arcivescovo saluta i presenti alla serata

«Trovare una luce per leggere cosa accade in città e per guardare alla direzione verso cui siamo incamminati e alla responsabilità di orientare il cammino della Chiesa e della comunità civile». È questa la prima consegna che l’Arcivescovo lascia ai Decani, ai parroci, ai responsabili di Comunità pastorali e ai membri dei Consigli pastorali della città di Milano, nella celebrazione conclusiva della Visita pastorale alla Zona I. Celebrazione semplice e significativa nella Basilica di Sant’Ambrogio – dove si era svolto anche il momento di apertura della Visita, il 9 gennaio 2022 (leggi qui) -, alla presenza del Moderator Curiae monsignor Carlo Azzimonti (che, come vicario di Zona I, ha seguito la preparazione e l’intero andamento della Visita), e il suo successore vicario a Milano, il vescovo monsignor Giuseppe Vegezzi.

È lui a porgere il saluto di benvenuto: «Questa sera vogliamo ringraziare il Signore per il dono della Visita pastorale, per i frutti che ha portato e che porterà, e per costruire da oggi in avanti, aiutati dal nostro Arcivescovo, quegli atteggiamenti che lui dice di non aver trovato all’interno della comunità. Abbiamo il compito di realizzare il Regno, portando avanti il progetto di Dio».

Lo scambio della pace iniziale, i canti evocativi, eseguiti dai cori di Comunione e Liberazione e di Sant’Ambrogio diretti da don Riccardo Miolo, del Servizio di Pastorale liturgica, e le letture dal Libro dell’Apocalisse, rendono a pieno il clima e il significato di un ritrovarsi che è, insieme, un bilancio, ma soprattutto la conferma del desiderio di continuare sul cammino tracciato dalla Visita «ringraziando, supplicando e chiedendo al Signore la forza di essere suoi discepoli», dice ancora Vegezzi.

L’introduzione di monsignor Vegezzi

E così come i primi capitoli dell’Apocalisse, con le sette lettere scritte da Giovanni ad altrettante Chiese, avevano ispirato l’Arcivescovo nelle sue Sette lettere per Milano pubblicate nel novembre scorso al termine della Visita, intorno agli stessi brani si annoda la sua riflessione proposta nella serata.

Leggere la realtà con lo sguardo di Dio

«Noi cristiani – osserva – siamo convinti che sia necessario guardare la realtà con lo sguardo di Dio, per leggere quello che sta succedendo e la direzione che merita di essere presa. Abbiamo bisogno di una rivelazione. Non possiamo sottrarci alle statistiche, le analisi, le parole di tante persone sapienti che si interrogano sulla città e sui diversi aspetti della vita, però noi crediamo che la lettura più vera è quella che cerca di capire cosa sta facendo Dio nel cuore delle persone di Milano, nel cuore dei credenti e dei non credenti, dei cittadini e degli stranieri, dei ricchi e di poveri».

Una rivelazione che viene dall’ascolto, dal silenzio, da una preghiera che invoca un dialogo nello spirito: «Abbiamo bisogno che Dio ci parli, per capire chi siamo, dove siamo, dove stiamo andando».

Poi quello che l’Arcivescovo definisce un suo «secondo pensiero» che vuole rispondere alla domanda se tale rivelazione sia «uno spavento»: «La rivelazione non è uno spavento che ci tramortisce, ma una mano che ci accarezza, ci incoraggia e ci rivela che Gesù è vivo qui, in mezzo a noi. La rivelazione non è uno spavento, ma una consolazione e una missione». «Non temete la rivelazione di Dio, piuttosto ascoltatela, invocatela», scandisce, chiedendosi e chiedendo cosa vi sia «da dire a questa città».

«Forse – prosegue – anche io posso riconoscere di avere incontrato sette Chiese, non in città diverse come nell’Apocalisse, ma come aspetti della nostra comunità cittadina e, in un certo senso, di tutta la nostra Diocesi. Perciò sono qui a restituire questa mia lettura, con l’umiltà di offrire qualche spunto per pensare, per confrontarci e per camminare verso il futuro».

La riflessione dell’Arcivescovo

La ricchezza e la povertà della città

E se la Visita aveva avuto come icona biblica la donna alla ricerca della dracma perduta, simbolo di ogni mendicante, l’Arcivescovo spiega di aver trovato, durante l’anno e mezzo del suo peregrinare pastorale a Milano conclusosi nel giugno scorso, «i segni del Regno di Dio».

Da qui il ringraziamento a tutti coloro che hanno reso possibile la Visita a livello centrale e sul territorio della grande città che «abita nei flussi, perché Milano è un movimento più che una residenza», come viene evidenziato nelle Sette lettere. Lettere scritte alla Chiesa che abita nei flussi, alla città della ricchezza, «con i suoi tanti i soldi, tanta cultura, tante risorse umane; alla Chiesa che abita nella solidarietà, perché c’è tanto bene e non si finisce mai di scoprire quanto bene si faccia. Il Gruppo Barnaba, che ha assunto l’incarico di vedere cosa ci sia nel territorio, mi ha riportato coralmente lo stupore per le tante iniziative, le associazioni, le forme di generosità che ha trovato».

E, ancora, scritte alla Chiesa che abita nelle ferite, che abita nell’audacia del pensiero e nella solitudine, «perché la metà forse dei nuclei familiari è oggi costituita da una persona sola e questa enorme percentuale di solitudine è un segno che ci provoca». Scritte alla Chiesa che abita nella disperazione «perché la gente di Milano è protagonista di tante cose e programmazioni, ma forse non sa più che cosa sperare e non guarda oltre». Insomma, la moneta preziosa ritrovata «nell’intelligenza, la disponibilità al sacrificio, la preghiera, la capacità di tendere la mano».

Ma in tutto questo, qualcosa non è stato, invece, trovato: la gioia e l’ardore missionario, ammette l’Arcivescovo: «La gioia di essere cristiani, di essere dentro questa comunità, di incontrare Gesù risorto e il desiderio di annunciare la buona notizia. Forse, siamo come complessati o non riusciamo a trovare la lingua per esprimerci o ci sembra quasi di essere invadenti se diciamo che abbiamo una speranza».

I fedeli riuniti in Basilica

Il rinnovo dei Consigli pastorali

L’invito è a tornare alle Sette lettere per Milano e a farne materia di confronto con altri dicendo: «Tu non hai visto la gioia, ma noi l’abbiamo, non hai visto la missione, ma noi la facciamo». 

Un’indicazione chiara e preziosa per chi vuole ripresentarsi come candidato o a eventuali nuovi membri, in vista del rinnovo dei Consigli pastorali del 26 maggio (il cammino inizia l’11 febbraio) perché «è tempo di mettere mano a una nuova evangelizzazione con responsabilità».

Infine, due annunci per la Zona I: gli Esercizi spirituali, in programma dal 20 al 22 marzo nella Basilica di Sant’Alessandro, e una celebrazione di riconciliazione comunitaria, il 25 marzo (alle 18.30), con il Duomo aperto fino a tarda sera.   

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