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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Fom

A Milano un oratorio alla porta accanto

All'Ambrosianeum presentata la ricerca realizzata con l’apporto di docenti e ricercatori di Cattolica, Bicocca e Politecnico, che documenta la presenza radicata e diffusa in città, anche nelle zone più svantaggiate dal punto di vista socio-economico, e il ruolo cruciale in termini di inclusione e accoglienza. Le quattro “C”: comunità, convivialità, condivisione, co-protagonismo

31 Gennaio 2024

Questa mattina, presso la sede della Fondazione Ambrosianeum (via delle Ore 3, Milano), è stata presentata la ricerca «Il posto degli oratori», promossa dalla Fom (Fondazione Oratori Milanesi) e dalla Fondazione stessa, realizzata con l’apporto multidisciplinare di docenti e ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca e del Politecnico (il testo integrale scaricabile da qui).

Dopo i saluti di Lara Magoni, sottosegretario con delega Sport e Giovani di Regione Lombardia, di Anna Scavuzzo, vicesindaco e assessore all’Istruzione del Comune di Milano, e gli interventi di don Giuseppe Como, Vicario episcopale per l’Educazione e la Celebrazione della fede e per la Pastorale scolastica nonché presidente della stessa Fom, e don Stefano Guidi, direttore della Fom, i dati della ricerca (vedi qui una sintesi dei risultati) sono stati presentati da Rosangela Lodigiani, docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro all’Università Cattolica del Sacro Cuore, e da Veronica Riniolo, ricercatrice di Sociologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore. 

Un momento della presentazione

L’eterogeneità della popolazione

L’analisi socio-demografica ha messo in luce la grande eterogeneità della popolazione residente nei 12 decanati della città (per esempio con riferimento alla distribuzione per età e alla composizione dei nuclei familiari). Una varietà a cui – ha sottolineato Veronica Riniolo – corrisponde una certa disomogeneità nell’offerta educativa e ricreativa proveniente dal settore pubblico e da quello privato: «Alcuni territori, perlopiù quelli maggiormente svantaggiati dal punto di vista socio-economico, risultano più scoperti rispetto ad altri, con poche proposte rivolte ai più giovani. In particolare, alcuni quartieri di recente sviluppo (anche molto popolosi come Cascina Merlata) e i nuovi complessi residenziali (come quelli del Figino nel decanato Baggio) rischiano di rimanere esclusi dall’offerta educativa e ricreativa».

Dallo studio emerge invece la distribuzione fitta e capillare degli oratori all’interno del Comune di Milano, capace di offrire un servizio di prossimità, accessibile a piedi in 5-10 minuti in ogni quartiere. Gli oratori sono quindi in grado di garantire potenzialmente una copertura estesa e diffusa del territorio milanese, rappresentando, soprattutto in alcune aree della città, uno dei pochi centri di aggregazione giovanile e un punto di riferimento e inclusione sociale.

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L’identikit dei frequentanti

Una parte importante dello studio ha cercato di delineare l’identikit di chi frequenta l’oratorio e di individuare le motivazioni di tale scelta. Accanto ai bambini e ai preadolescenti coinvolti nell’iniziazione cristiana – destinatari della pastorale giovanile “classica” – si osserva che, con l’aumentare dell’età, la presenza in oratorio diventa una presenza “ingaggiata”, ovvero impegnata a frequentare in modo attivo le proposte. Meno presenti dei bambini in termini numerici, i più grandi hanno però una presenza più attiva.

Si tratta inoltre di una presenza sempre più “mista” in termini multiculturali e multietnici. L’indagine – ha sottolineato Rosangela Lodigiani – «fa emergere una apertura all’accoglienza e all’integrazione che nei fatti si realizza negli spazi aperti e nelle attività informali dell’oratorio, nelle attività educative e ricreative più strutturate e persino, anche se più raramente, nei percorsi di educazione alla fede, con soluzioni di inclusione anche molto diversificate tra loro. Soluzioni che riflettono la capacità ma anche la creatività di alcuni responsabili di oratorio, coadiutori, laici impegnati come catechisti o educatori, nel rendere inclusive le proposte».

La capacità degli oratori di accogliere e valorizzare le diversità è interpellata anche su altri fronti, per esempio quello riferito a ragazzi e ragazze con bisogni educativi speciali o portatori di disabilità.

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I segni della pandemia

Una parte della ricerca è dedicata a esplorare i segni lasciati dalla pandemia anche nei preadolescenti e adolescenti che frequentano l’oratorio e le conseguenze sulla proposta educativa: si osserva che l’emergenza sanitaria ha spinto a sviluppare nuovi linguaggi, consentendo di innovare non tanto i contenuti ma il metodo delle proposte educative e ricreative instaurando rapporti più diretti con gli educatori, gli animatori e i volontari. È risultato così più facile entrare in contatto con le fragilità nascoste o meno visibili.

Le quattro C

In conclusione del suo intervento Rosangela Lodigiani ha proposto la formula dell’“oratorio delle 4 C”: comunità, convivialità, condivisione, co-protagonismo, «un oratorio che annuncia il Vangelo entrando nella storia concreta dei ragazzi, offrendo la possibilità di incontrarlo nei volti delle persone, attraverso relazioni e spazi di incontro informale, non necessariamente strutturato, che valorizzi i giovani come primi annunciatori del Vangelo ad altri giovani».

Il pubblico presente all’Ambrosianeum

Le dichiarazioni

Lara Magoni: «La rete degli oratori risulta un presidio indispensabile per l’accoglienza e l’inclusività delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi: un luogo sicuro e aperto, che favorisce l’incontro tra adolescenti, offrendo proposte educative, progetti di aggregazione e confronto, con grande attenzione alle situazioni di maggiore fragilità».

Anna Scavuzzo: «È importante condividere la responsabilità educativa con gli attori della città e gli oratori si confermano luogo di confronto e relazioni, di incontro e di crescita che assumono un valore ancora maggiore in questo tempo dopo la pandemia. L’indagine ci restituisce la necessità di promuovere sempre più collaborazione per affrontare insieme le sfide educative che richiedono un passo avanti da parte di noi tutti, per guardare a una nuova gioventù che porta con sé novità e profezia, e insieme chiede impegno, attenzione e fiducia».

Fabio Pizzul: «La collaborazione tra Fondazione Ambrosianeum e Fondazione Oratori  Milanesi credo sia un importante segnale di come ci si possa mettere in  ascolto e a servizio della città e delle sue esigenze. Il fatto, poi, che al centro dell’attenzione ci siano gli oratori, rende ancora più prezioso il lavoro fatto: si tratta di realtà educative, aggregative e spirituali estremamente importanti per far sì che i giovani trovino punti di riferimento e relazioni positive in una città sempre più frammentata».

Don Stefano Guidi: «La Chiesa ambrosiana si interroga sui suoi oratori. Si chiede cosa stanno diventando, nell’ambito dei cambiamenti affascinanti e frenetici che interessano oggi Milano. Si domanda come offrirli rinnovati alla convivenza cittadina, come spazi di incontro libero, sottratto alla richiesta di prestazione. La ricerca – mentre offre la sua analisi documentata – esplicita una domanda di fondo, che non esprime preoccupazione ma soprattutto desiderio di porsi come fattore costruttivo per l’intera città».