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Tettamanzi cardinale da dieci anni

Il ricordo della celebrazione in San Pietro, il 21 febbraio 1998, al termine del Concistoro: «Il Papa mi guardava e io lo guardavo; lui mi sorrideva e io gli sorridevo...»

5 Giugno 2008

20/02/2008

di Claudio MAZZA

Domenica 21 febbraio 1998, festa della Cattedra di Pietro, un timido sole indorava il colonnato del Bernini accogliendo i venti prelati ai quali Giovanni Paolo II avrebbe imposto di lì a poco la berretta cardinalizia. Tra questi l’arcivescovo di Genova Dionigi Tettamanzi, che quattro anni più tardi sarebbe stato chiamato dallo stesso Papa a presiedere la diocesi di Milano. Il titolo della chiesa romana che viene per l’occasione assegnato a ciascun cardinale fu per monsignor Tettamanzi “profetico”: gli fu assegnato, infatti, il titolo dei Santi Ambrogio e Carlo.

All’omelia, a motivo della missione universale che andavano ricoprendo i nuovi cardinali, «per un servizio all’unità, alla santità, alla cattolicità e all’apostolicità della Chiesa», Giovanni Paolo II iniziò citando dalla prima Lettera di San Pietro il versetto che, nella versione latina, definisce seniores coloro che sono chiamati a essere responsabili nella Chiesa. E in questa prospettiva chiedeva loro un «illuminato ed esperto consiglio per guidare la Chiesa oltre la soglia del Duemila, affinché la “primavera” del Concilio Vaticano II possa trovare nel nuovo millennio la sua “estate”, vale a dire il suo maturo sviluppo».

Il 1998 era l’anno dedicato allo Spirito Santo, in preparazione al grande Giubileo del Duemila. E questo contesto offrì a Giovanni Paolo II lo spunto per invocare sui nuovi Cardinali i doni dello Spirito: «Chi più di loro ha bisogno dell’abbondante conforto di questi doni, per compiere la missione ricevuta dal Signore? Chi più di loro è consapevole del fatto che lo Spirito è l’agente principale della nuova evangelizzazione e che l’unità del Corpo di Cristo è fondata sull’azione dello Spirito, è garantita dal ministero apostolico ed è sostenuta dall’amore vicendevole?».

E invocando su di loro il dono della divina consolazione, invitò i neo cardinali a rendersi «consolatori di quanti si trovano nell’afflizione, in modo particolare delle membra più provate della Chiesa, delle comunità che maggiormente soffrono tribolazioni a causa del Vangelo… Vi esorto a essere sempre più uomini di Dio, ascoltatori penetranti della sua Parola, capaci di rifletterne la luce in mezzo al Popolo cristiano e tra gli uomini di buona volontà».

Al termine della celebrazione in Piazza San Pietro, il neo cardinale Tettamanzi, ricevendo il saluto dei fedeli della diocesi di Genova nell’aula della Scuola Pontificia in piazza Cavalieri di Malta, a chi gli domandava familiarmente cosa avesse provato al momento dell’imposizione della berretta cardinalizia, confidò che ricordava soltanto due sorrisi, il suo e quello del Papa: «Il Papa mi guardava e io lo guardavo; lui mi sorrideva e io gli sorridevo, ma nessuno dei due parlava. In quegli sguardi c’erano molte cose, riandavo a tanti incontri precedenti. Ora questo era il vertice di un lungo dialogo e tutto si compendiava in quei sorrisi».