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Commento

«Fine del Ramadan, le parole dell’Arcivescovo ci toccano il cuore»

Mahmoud Asfa, presidente del Consiglio direttivo della Casa della Cultura musulmana di Milano, sottolinea l’apprezzamento della comunità islamica per il messaggio di monsignor Delpini

di Annamaria BRACCINI

10 Aprile 2024
L'Arcivescovo con Mahmoud Asfa (sesto da destra), in un incontro durante la visita pastorale al Decanato San Siro

«Quello dell’Arcivescovo è un messaggio che è stato molto apprezzato da parte mia personalmente e da parte della nostra intera comunità, perché tocca la realtà che noi stiamo vivendo sia in Italia, sia nel mondo. È un messaggio che ci ha toccato il cuore». Parola di Mahmoud Asfa, presidente del Consiglio direttivo della Casa della Cultura musulmana di Milano che, riflettendo sulle parole di augurio per la chiusura del Ramadan di monsignor Delpini, ne ripete alcune. «In questi tempi di guerra, abbiamo una responsabilità come uomini delle religioni e dobbiamo lavorare ancora molto per diffondere una parola pace che non rimanga solo una speranza. È veramente compito delle religioni aiutare a discernere il bene e a metterlo in pratica con opere anche semplici e quotidiane. Credo che sia un impegno che tocca tutte le religioni: si tratta di mettersi con coraggio “spalla a spalla”, come diciamo noi, per ricercare la pace che manca».

L’Arcivescovo parla di «fratelli universali»…
È bello essere definiti e definirsi gli uni gli altri, fratelli universali, ma apprezzo particolarmente che la lettera sia rivolta ai «cari fratelli e sorelle musulmani», perché è il primo Arcivescovo che usa la parola «fratelli». Anche negli anni scorsi ci sono pervenuti messaggi che abbiamo molto gradito, ma si parlava di «amici musulmani». La parola fratelli è diversa e testimonia che il dialogo, il rispetto, la conoscenza, l’amicizia, è arrivata finalmente a dire una fratellanza.

 

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