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Arte, Storia & Cultura

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Anniversario

Floriano Bodini, una vita per la scultura

Un ricordo del grande artista italiano, a 20 anni dalla morte. Nato a Gemonio nel 1933 (dove oggi c’è il museo a lui dedicato), si formò a Milano, raggiungendo presto la fama. Particolarmente importante il suo rapporto con papa Paolo VI, che ritrasse in diverse occasioni, anche nei monumenti al Sacro Monte di Varese e nel Duomo di Milano

di Luca FRIGERIO

30 Giugno 2025
Floriano Bodini al lavoro sul ritratto di Paolo VI (1968)

Vent’anni fa, il 2 luglio 2005, moriva a Milano Floriano Bodini, uno degli artisti italiani più significativi del secolo scorso. Scultore acclamato in tutto il mondo, ha dedicato tanta parte della sua produzione all’arte sacra, mosso da una ricerca spirituale, non certo accomodante né di superficie, che l’ha sempre accompagnato nelle sue scelte, facendosi interprete del rinnovamento artistico e spirituale nato con il Concilio vaticano II. Come testimoniano anche le molte opere ancora oggi presenti nelle chiese e nei musei della Diocesi di Milano.

Nato nel 1933 a Gemonio (dove oggi c’è il museo a lui dedicato), ma cresciuto a Milano, Floriano frequenta il Liceo artistico e poi l’Accademia di Brera, avendo come maestri Vitaliano Marchini e Francesco Messina, che lo indirizzano alla tecnica scultorea. Il legno e il bronzo sono i suoi primi amori, anche se sarà il marmo a diventare la sua materia d’elezione, insegnandone l’arte nella stessa Brera e poi a Carrara, fino al Politecnico di Darmstadt, in Germania, Paese con il quale ha sempre mantenuto uno stretto legame.

La sua sensibilità, la sua qualità, ne fanno un autore ben riconoscibile nel panorama della scultura italiana degli anni Sessanta e Settanta, peraltro piuttosto affollato di nomi di spicco, da Manzù a Minguzzi, fino allo stesso Messina. Le numerose commissioni pubbliche sono il segno del successo di Bodini, chiamato nel 1994 a realizzare il presbiterio del santuario della Santa Casa di Loreto e, l’anno successivo, quello del santuario dell’Addolorato a Rho. Presente a più riprese con importanti opere in San Pietro in Vaticano, per il Giubileo del 2000 crea la Porta Santa della basilica di San Giovanni in Laterano e poi l’altare nella nuova aula liturgica in San Giovanni Rotondo.

Un rapporto di particolare intensità è stato quello con papa Paolo VI, che Bodini ha ritratto per la prima volta nel 1968. L’opera, una scultura in legno, si trova nelle collezioni del Vaticano, ma una versione in bronzo la si può ammirare nella Galleria d’arte sacra dei contemporanei a Milano, che tanto ispirò lo stesso pontefice, e un’altra è esposta presso il Museo diocesano.

Bodini tornò a interpretare la figura di Paolo VI 14 anni più tardi, nel 1982. Monsignor Pasquale Macchi, colui che per primo lo aveva messo in contatto con Montini, gli chiese di realizzare un monumento per il Sacro Monte di Varese.

Dopo pochi anni, Bodini fu nuovamente interpellato per un’immagine di Paolo VI, questa volta per il Duomo di Milano. Montini qui appare inginocchiato verso l’altare, e sorride. Anche il cardinal Martini amava soffermarsi a guardare questo volto del suo santo predecessore: «È il vero ritratto di un’anima», come disse un giorno ai fedeli ambrosiani.

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